Nel 2012 in almeno 17 nazioni al mondo (oltre il 9% del totale) si è registrata la presenza di un corpo di polizia religiosa, incaricata di far rispettare le norme islamiche e di punire chi non vi si conforma o anche di controllare qualunque attività religiosa non ammessa dalle autorità (come avviene nei paesi socialisti). Sono i risultati di un’indagine promossa dal Pew Research Institute, che ha rilevato addirittura che in Nord Africa e Medio Oriente più di un paese su tre (il 35%) vede la presenza di “guardie del Corano”, mentre il fenomeno è completamente assente in Europa e nelle Americhe.
Uno degli esempi più clamorosi si trova in Arabia Saudita, dove la Muttawa (un tempo chiamata Comitato per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio) impone a tutti un codice di comportamento stabilito dal governo, che prevede una rigida separazione tra i sessi, il divieto di vendita e consumo di alcol, la proibizione per le donne di guidare un’auto e altre norme derivanti da un’interpretazione particolarmente severa dell’Islam. Ai primi di marzo, per esempio, la polizia religiosa saudita ha distrutto un antico sito archeologico della città di al-Baha a causa della presenza di una necropoli non islamica. E in febbraio gli agenti sono stati impegnati nella annuale campagna contro il giorno di San Valentino, controllando che gli esercizi commerciali non mettessero in vendita cioccolatini, fiori o articoli a forma di cuore. Quanto all’Africa subsahariana, Nigeria e Somalia sono gli stati in cui è presente una polizia islamica incaricata di far rispettare la sharia.
Ma la polizia religiosa è attiva anche in 50 paesi asiatici (il 16% del totale): in Vietnam, per esempio, la polizia segreta del governo socialista è incaricata di controllare l’attività di gruppi religiosi “estremisti” come protestanti o cattolici, che vengono visti come seguaci dell’Occidente. In Malesia, stato islamico, la polizia può punire chi viola la sharia vestendo in modo “indecente”, beve alcol o legge libri proibiti. Sanzionata anche la khalwat, cioè la prossimità tra uomini e donne.
Più generale, la ricerca mostra anche come nel 29% dei paesi del mondo siano presenti leggi che obbligano i cittadini a rispettare precetti religiosi (non solo islamici): nel 2007 erano solo il 20%. Spiccano in questa special classifica Egitto, Indonesia, Russia, Pakistan e Myanmar, mentre il paese in cui i motivi religiosi scatenano più conflitti sociali è il Pakistan e l’Egitto è la nazione in cui esiste il maggior numero di leggi di tipo religioso.
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