Economia

«Attenti, la cooperazione sociale rischia grosso»

Prima intervista al neo portavoce dell'Alleanza della cooperative sociali: «Siamo in un momento decisivo, il Governo ci stia ad ascoltare»

di Stefano Arduini

 

La nomina ufficiale a portavoce della neonata “Alleanza delle cooperative italiane nel settore della cooperazione sociale” l’ha recepita da Bruxelles dove nella sua nuova veste ha salutato l’ingresso dell’impresa sociale nel II Single Market Act. E proprio l’Europa, per il presidente di Federsolidarietà, Giuseppe Guerini, sarà uno dei banchi di prova più significativi. 
 
L’Alleanza delle coop sociali arriva un anno e mezzo dopo la nascita dell’Alleanza delle coop. Come si spiega questo ritardo?
Nessun ritardo. Stiamo assolutamente rispettando la tempistica che ci eravamo dati. 
 
Un’Alleanza per fare cosa?
L’agenda sarà fittissima e si svilupperà su due pani. Uno europeo, l’altro nazionale. 
 
Partiamo da Bruxelles
Il primo punto è presidiare lo sviluppo dell’impresa sociale che oggi è entrata nel secondo atto del mercato unico. Poi ci sono i temi della coesione sociale, del lavoro e del nuovo welfare. 
 
Da questo punto di vista come valuta il governo Monti?
Qui veniamo alle questioni di casa nostra. Con la spending review abbiamo sperimentato come sia importante ed efficace presidiare in modo unitario la relazione con l’esecutivo. Noi diciamo sì alla revisione delle spesa, ma sì anche al principio delle crescita inclusiva. Fondamentale sarà poi anche tenere gli occhi aperti su tutta la partita della semplificazione. Questo nell’immediato, poi ci sono partite da giocarsi nel medio termine. 
 
A cosa si riferisce?
Sul futuro dei servizi pubblici locali, noi abbiamo delle proposte da avanzare. Il modello della cooperazione e in particolare della cooperazione sociale, potrebbe essere la chiave di volta per assicurare da una parte maggior efficienza e dall’altra restare nell’alveo del bene comune. Chi altro può dare garanzie del genere?
 
Poi?
Nei prossimi mesi dovremmo affrontare il nodo del lavoro e delle relazioni sindacali. In questo momento la seconda tranche del contratto nazionale delle coop sociali che è entrato in vigore a inizio mese e che prevede aumenti mensili di 20 euro, sta mettendo in ginocchio tante realtà. Presto ci troveremo di fronte a un bivio drammatico: mantenere i servizi abbassando gli stipendi, oppure chiudere bottega? Tutto questo non solo per i tagli dei comuni, ma anche perché i crediti nei confronti delle PA non stanno rientrando nemmeno attraverso il meccanismo della certificazione e dello sconto bancario. Questo perché sono per prime le banche a non fidarsi in tanti casi delle pubbliche amministrazioni. 
 
Infine un’ultima domanda: l’unificazione del portavoce è il primo passo verso una rappresentanza unitaria?
La strada è quella. Ci arriveremo nei tempi e nei modi più rispettosi della storia di ognuno, ma l’orizzonte è segnato. Del resto le esigenze e gli imput delle nostre oltre 9mila realtà in larghissima misura le stesse per tutti. 
 

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