Formazione

Attenti, il Kosovo muore

Così titola il Corriere della Sera un'intervista al capo della Kfor, la forza Nato di stanza in Kosovo. Un territorio che a 4 anni dalla guerra non si è ancora risollevato

di Gabriella Meroni

Fai de politiche, economia ferma, disoccupati all?80%: non è un quadro roseo dell?attuale situazione in Kosovo quella che traccia oggi sul Corriere della Sera il generale Fabio Mini, capo della missione di pace (Kfor) della Nato. A quasi quattro anni dalla conclusione della guerra, il Kosovo secondo il generale ?non si sta avviando alla normalità?, a causa di perdurante violenza e criminalità, povertà, mancanza di iniziativa economica, indecisione delle autorità, incertezza per il futuro. Insomma, un quadro non certo confortante. Sul fronte della violenza, Mini afferma che ?oltre alla tipica violenza tra gruppi etnici, è ripreso lo scontro fra albanesi? che negli ultimi mesi ha fatto 28 vittime. Quanto alla popolazione, l?80% è senza lavoro, i giovani sognano solo di emigrare e l?economia è immobile: ?Le attività più ermunerative erano le miniere?, continua il generale, ?ma ora è tutto morto. Il Kosovo, che forniva energia elettrica a tutta la Jugoslavia, ora è costretta a importarne dalla Bulgaria?. Anche l?agricoltura è in rovina, con campi abbandonati e colture un tempo fiorenti, come quella della vite, oggi completamente in disarmo. Ma l?aspetto della crisi forse più impressionante sottolineato dal generale Mini è il clima di sfiducia che si è instaurato tra i ?donatori occidentali?, nella cui generosità i kosovari avevano sperato all?indomani del conflitto. ?Gli aiuti internazionali hanno fatto affluire qui dai 6 ai 9 miliardi di dollari: a cosa sono serviti? Le organizzazioni internazionali sono stufe di concedere fondi se poi manca la capacità di gestirli?.


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