Sostenibilità

Attenti, il catastrofismo è poco educativo

No allo stile didascalico. No all’allarmismo che crea paure e non forma. Sì a un approccio che valorizzi le relazioni e la partecipazione (di Erminia Spotti).

di Redazione

Nel 2006 si festeggerà il quarantennio del WWF Italia; durante questo periodo l?associazione si è sempre curata di realizzare proposte di educazione ambientale nella scuola. Attraverso i materiali pensati appositamente per le classi, il WWF ha potuto sperimentare come l?educazione ambientale possa diventare un formidabile mezzo d?innovazione, in quanto flessibile, trasversale, portatrice di innumerevoli suggestioni. Educazione in tre tappe Lo scorso anno scolastico, l?Ufficio Educazione del WWF Italia ha promosso il programma triennale Sostieni il sostenibile, tradotto in una campagna educativa in tre tappe, per tre anni: il ciclo di vita degli oggetti, la diversità biologica e culturale, i cambiamenti nell?ambiente. Nell?anno scolastico in corso, invece, le classi, che si iscriveranno collettivamente al WWF diventando classi Panda Club, attueranno percorsi per scoprire le ?diversità? di qualsiasi natura esse siano. Nel realizzare i materiali educativi, via via sempre più coscientemente si sono utilizzati strumenti, strategie e modalità ?pedagogiche?. Attualmente, chi fa parte dell?Ufficio Educazione del WWF Italia si sta interrogando sistematicamente su come si può fare educazione ambientale oggi, che significato ha, quali sono gli ambiti, quali sono i metodi, quali sono i contenuti e quali i soggetti. Non è possibile dare risposte realisticamente efficaci se non presupponendo una ?contaminazione? pedagogica dell?educazione ambientale, soprattutto se si vuole agire sui comportamenti e gli stili di vita. Avendo come modelli culturali di riferimento Gregory Bateson e Edgar Morin, le proposte educative dell?associazione non si fermano solo all?acquisizione di conoscenze, ma immaginano un contesto ?sistemico?, una rete che racchiuda in sé vari nodi, rappresentati non solo dagli obiettivi formativi o disciplinari, dai contenuti, dalle metodologie, ma anche dalle relazioni tra vari soggetti (discipline, insegnanti, agenzie educative, enti locali, strutture operanti sul territorio). Il capitale culturale territoriale Tenendo a mente ciò che dice Morin, le nostre proposte educative danno non solo informazioni, ma favoriscono soprattutto la capacità di orientarsi tra esse, evidenziando l?importanza delle connessioni, dei legami, del contesto, facendo risaltare i diversi punti di vista, in un continuo gioco di rimandi e ritorni. L?educazione ambientale, in un sistema complesso come quello del mondo attuale, può diventare il contenitore ideale per un percorso di conoscenza del capitale culturale proprio del territorio di appartenenza dei ragazzi. La conoscenza del proprio territorio, oltre ad essere un importante punto di riferimento, dà profondità storica al bagaglio culturale posseduto e un senso ai valori. Gli apprendimenti, poi, veicolati da fattori non solo razionali, diventano più profondi. Si parte dai vissuti personali, utilizzando giochi e attività basati sulla percezione, si dà valore alle sensazioni, si ascoltano le proprie emozioni, si usa la narrativa e la letteratura. Ma se è così fondamentale calare la pratica educativa in un contesto complesso ed emotivamente significativo, affinché si possa dire di offrire strumenti conoscitivi efficaci, è altrettanto importante porre l?attenzione sulle ?premesse implicite? dell?azione educativa, se si vuole che essa diventi veramente formativa e sia effettivamente coerente con le finalità di uno sviluppo sostenibile. Così l?attenzione a tutti gli aspetti che stanno attorno al ?fatto educativo? diventa necessaria tanto quanto e forse più dei messaggi espliciti. Lo ?stile? educativo che il WWF ha messo a punto, ormai da anni, si caratterizza per l?attenzione alle relazioni, per il rifiuto di uno stile didascalico, per la scelta di un approccio che superi la logica ?catastrofistica?, per l?attenzione a dare messaggi non contradditori, per la cura nel predisporre uno spazio adatto a una comunicazione e a un?azione partecipata e condivisa, per l?attenzione nei confronti della stessa struttura in cui avviene l?azione educativa per renderla il più possibile ?sostenibile?).

Erminia Spotti Ufficio Educazione WWF Italia


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