Economia

Attenti a non lasciarsi scappare i migliori

Lavorare nel non profit: un’indagine fa il punto.

di Francesco Maggio

ome si lavora nelle organizzazioni non profit? Quanto si guadagna? Che futuro attende chi decide di prestare la propria opera nel terzo settore? A rispondere a queste e a molte altre domande riguardanti l?universo lavoro nel non profit ci ha pensato l?osservatorio Sodalitas-HayGroup sulle risorse umane con un?indagine ad hoc effettuata mettendo sotto la lente un campione di 64 organizzazioni composto per il 43% da cooperative sociali, il 34% da associazioni e fondazioni, il 17% da ong e il 6% da enti di assistenza.
Rispetto a un?indagine analoga del 2002, è emerso come si vada consolidando un mercato del lavoro interno al non profit: il 60% dei neo assunti proviene da altre organizzazioni non profit (la percentuale scende al 40% per i dirigenti). Altrettanto rilevante il fatto che il 40% dei neo assunti provenga da settori diversi dal non profit, a conferma dell?attrazione esercitata dal terzo settore, e non solo sui giovani.
L?occupazione continua a crescere in modo significativo (i dipendenti aumentano in media del 9% all?anno), anche se il fenomeno dà primi segnali di attenuazione. Tuttavia, è stato rilevato un turn over elevato: in media, ogni anno il 25% dei dipendenti lascia la non profit di appartenenza.
Le retribuzioni possono essere definite complessivamente ?frugali?, soprattutto se paragonate a quelle di altri settori. La forbice, non così evidente al momento dell?inserimento, ma si allarga negli anni e diventa più ampia soprattutto con riferimento ai quadri e, in misura ancora maggiore, ai dirigenti. Fatto 100 il livello retributivo di un dirigente nel non profit, un suo pari grado nella pubblica amministrazione guadagna 138, nell?industria 213, nella finanza 236.
La differenza retributiva rispetto ad altri settori si accompagna d?altra parte anche col fatto che un numero ancora molto limitato di enti adotta piani formalizzati di incentivazione economica, e i benefici addizionali, benché concessi in misura crescente, si limitano a quelli di base ( ticket mensa, corsi di lingua, ecc.).
L?indagine si è inoltre focalizzata anche sull?identificazione dei profili di competenze, con riferimento a quattro figure professionali di particolare rilevanza nel terzo settore: l?educatore, il fund raiser, il manager di rete, il responsabile area/progetti.
La figura più in crisi risulta quella dell?educatore mentre la criticità maggiore sembra essere rappresentata dalla difficoltà a trattenere le persone, il che rappresenta un evidente ostacolo allo sviluppo delle organizzazioni non profit.

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