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Attacco alle donazioni, la partita non è finita

Con l'accordo sul fiscal cliff è stata sventata la minaccia di un pesante taglio alle deduzioni fiscali per chi dona al non profit. Ma il Congresso sta mettendo a punto una grande riforma fiscale. E le donazioni sono nel mirino

di Gabriella Meroni

Negli Stati Uniti sulle agevolazioni fiscali alle donazioni la partita non è finita. Dopo lo scampato pericolo del fiscal cliff, evitato con l'accordo in extremis trovato in Parlamento per evitare un aumento generalizzato delle tasse, le deduzioni fiscali riconosciute a chi dona al non profit sono state solo leggermente ritoccate, e non pesantemente ridotte come si paventava. Tuttavia il non profit non ha deposto del tutto le proprie preoccupazioni, temendo che lo sgretolamento della convenienza a donare sia solo all'inizio.

Il Congresso, in effetti, si è recentemente impegnato a rivedere tutte le norme fiscali entro la fine del 2013, e le deduzioni riconosciute sulle somme erogate a fini benefici sono sicuramente nel mirino dei riformatori.

Dopo il 1° gennaio, comunque, è già cambiato qualcosa per i donatori single che hanno un reddito superiore ai 250mila dollari annui e per le coppie che dichiarano oltre 300mila dollari annui: per questi contribuenti la deduzione fiscale riconosciuta sulle donazioni è infatti calata del 3 per cento. Una modifica percentualmente e sostanzialmente poco significativa, che tuttavia non è stata ben accolta dal terzo settore a stelle e strisce, soprattutto perché se è vero che negli ultimi due anni gli americani sono tornati a essere più generosi rispetto al periodo più cupo della crisi in Usa, secondo i dati di Giving USA Foundation e della School of Philanthropy della  Indiana University i livelli pre-crisi sono ancora lontani. Se infatti nel 2007 il non profit americano aveva ricevuto 337 miliardi di dollari, nel 2011 ne ha incassati 298.
 


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