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Attacco alla sede di Medici senza frontiere. Stamane rilasciati gli ostaggi
La sede dell'organizzazione è stata assaltata da un gruppo di miliziani armati, 12 i morti. I 6 prigionieri, 4 impiegati di Msf e 2 funzionari Onu sarebbero stati rilasciati stamani
di Redazione
La sede somala dell’organizzazione umanitaria Medici senza frontiere è stata attaccata da un gruppo di miliziani di Musa Sudi Yalahow: sembrano più di 12 il numero delle persone morte, fra le quali ci potrebbe essere anche un occidentale. Venti sono rimaste ferite. Sei funzionari dell’Onu sono stati rapiti. E tre dei medici volontari (2 francesi e uno spagnolo) sono sotto il tiro dei guerriglieri: “I nostri dottori possono uscire dalla sede di MFS – ha spiegato Paola Ferrara, portavoce della sezione italiana – non sono stati sequestrati, ma la situazione in città è tesissima, praticamente sono barricati dentro”.
Alle 8 ora locale (le 6 in Italia) i miliziani, a bordo di blindati, hanno assaltato alcuni volontari che stavano uscendo dal quartier generale dell’organizzazione. E’ seguita una lunga e violenta sparatoria, in cui sono intervenute anche le forze governative. La maggior parte dei morti faceva parte dei due schieramenti, ma sono almeno quattro i civili rimasti vittima dello scontro: tutte persone che si sono trovate a passare al posto sbagliato nel momento sbagliato. I due funzionari delle Nazioni Unite facevano parte di un gruppo di quattro dipendenti dell’Unicef e dell’Organizzazione mondiale della Sanità in visita agli uffici di “Medici senza frontiere”.
“Strano che abbiano preso di mira proprio noi – spiega ancora Paola Ferrara – in fondo siamo l’unica Organizzazione non governativa a continuare a lavorare in Somalia insieme all’Onu. Se ce ne andassimo anche noi, come hanno fatto tutti gli altri, sarebbe il disastro per questa povera popolazione. Ma forse al nuovo “signore della guerra” questo non interessa”. La situazione in Somalia è difficilissima da anni, ma MSF, presente nel Paese dal 1991, non lo ha abbandonato. “Siamo testardi, ma non inconscienti: laggiù operiamo con altissime precauzioni, pronti alla fuga, con misure si sicurezza ad hoc. Già all’inizio del 2000 abbiamo dovuto lasciare un’altra località nel sud della Somalia per un attacco contro la nostra sede”.
Gli operatori delle Nazioni Unite rapiti dai miliziani stamane, ostaggi a Mogadiscio dopo l’attacco alla sede di Medici senza frontiere, erano giunti lunedì a Mogadiscio per una missione di tre giorni per valutare un programma di Medici senza frontiere per la lotta contro la polio e il colera.
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