L’Azienda Trasporti Milanesi è un gigante che affonda i piedi nella storia della città, una storia fatta di emigrati dal Sud, di duro lavoro, di turni in un traffico pesante, in quartieri difficili. L’azienda, con oltre 9mila dipendenti organizzati in 120 differenti mansioni e dislocati in 28 diverse sedi, «non può che avere nel suo dna la centralità delle persone, anzi, delle famiglie», spiega Simona Zandonà, responsabile dei servizi sociali. «In media ogni adulto che lavora presso di noi ha un figlio minorenne: Atm si fa carico di questo, attraverso una cultura d’impresa attenta al welfare». Così, il “caso Atm” adesso viene studiato dalle università straniere perché, unica azienda in Italia, ha tassi di congedi di paternità alti come i più avanzati Paesi del Nord Europa. L’Atm ha tre asili nido attivi in tre zone diverse della città, per un totale di 68 posti. Un quarto nido è in fase di creazione e metterà a disposizione altri 40 posti. La conciliazione è stata declinata in un “Piano di azioni positive” che preve, a partire dai prossimi mesi, oltre a un’integrazione di maternità e paternità attuata già da tempo dall’azienda, anche facilitazioni per tornare al lavoro: la possibilità di frazionare le ferie in ore e un “home working” misto, che consenta di effettuare alcune giornate di lavoro da casa (possibilità riservata al personale impiegatizio). Per tutte le posizioni, invece, è attiva la banca delle ore e una “credit card” di 20 ore, da poter chiedere come anticipo all’azienda, per le emergenze.
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