Non profit
Atleti come gli altri E vinca il migliore
"Basta con i ghetti,i nostri ragazzi devono gareggiare alla pari".Lo dicono i vertici della Federazione disabili.Che sfidano il Coni e si dicono pronti a tutto. Anche a sciogliersi
E adesso non ci resta che scioglierci. Sì, a dichiarare l?auto affondamento è la Federazione sport disabili (Fisd), pronta a mettersi in liquidazione e a esaurire il ruolo organizzativo e di supporto per tutti i disabili psichici e fisici dediti all?attività sportiva agonistica. Un annuncio clamoroso, proprio quando la vicenda di Mauro Muscas, il pattinatore down balzato alle cronache nazionali a seguito della discriminazione subita per il suo handicap psichico, si è chiusa a lieto fine. Perché allora i dirigenti della Fisd manifestano l?intenzione di lasciare tutto? È solo una provocazione o c?è qualcosa di più?
Luca Pancalli, atleta impegnato nell?equitazione agonistica di alto livello fino al 1980, oggi siede su una sedia a rotelle a causa di una caduta da cavallo proprio durante una gara internazionale. È il vicepresidente della Federazione disabili: «La prospettiva di sciogliere la Fisd», dice, «e consentire ai disabili di praticare la disciplina agonistica presso le singole Federazioni sportive è la via più giusta, perché salvaguarderebbe i diritti degli atleti, senza discriminazione di sorta. È una battaglia culturale nella quale siamo impegnati per sensibilizzare il movimento sportivo italiano, affinché riconosca pari diritti e dignità agli atleti disabili. Fino a oggi», ricorda Panacalli, «abbiamo registrato una chiusura ad affrontare il problema da parte delle varie Federazioni sportive che costituiscono il Coni, perché i disabili sono considerati l?ultima ruota del carro. Se vi sono atleti che non presentano controindicazioni, anzi rispondono ai criteri di idoneità sanitaria per determinate attività sportive, perché non farli gareggiare con gli atleti normali?».
Luca Pancalli è stato anche atleta disabile alle Paraolimpiadi, dunque ha vissuto la doppia esperienza e ricorda che il passaggio non può avvenire in maniera brusca: «Per gli atleti disabili è importante far riferimento a una Federazione normale, questo però non significa che scompare l?handicap e si diventa normodotati. Perciò è necessario che sul piano organizzativo e assistenziale anche il personale specializzato passi a operare nelle singole Federazioni. Quando parliamo di queste problematiche ai dirigenti dello sport agonistico nazionale, spesso ci troviamo di fronte a una disponibilità di facciata, ma poi….L?idea di sciogliere la Fisd vuole accelerare questo processo, pur riconoscendo che in questi anni essa ha avuto un ruolo di interlocutore privilegiato con i disabili».
A condividere la proposta dei dirigenti della Federazione sport disabile è Paola Santato, atleta impegnata nello sport agonistico di alto livello i cui risultati le hanno consentito di partecipare alle ultime olimpiadi disputatesi ad Atlanta nel ?96, nelle gare di tiro con l?arco.
Lei è paraplegica, ma gareggia con la Federazione italiana tiro con l?arco (Fitac) insieme ad altre atlete. «Mi alleno ogni giorno dopo il lavoro», racconta, «e questo mi ha consentito di ottenere risultati lusinghieri. Quando devo viaggiare per le gare nazionali e internazionali ho più difficoltà a muovermi e necessito di particolare assistenza, ma chi è idoneo all?attività sportiva agonistica non deve essere ghettizzato, perciò vedo di buon occhio la proposta di sciogliere la Fisd e consentire agli atleti disabili di praticare lo sport presso le singole Federazioni. Handicap e risultati agonistici», conclude Santato, «possono coesistere: anche questo è un modo per vincere i pregiudizi e le paure degli altri». Resta il problema dei disabili dediti alla pratica sportiva amatoriale, per i quali la Fisd rappresenta comunque un punto di riferimento fondamentale. Problema che potrebbe trovare soluzione nella riforma del Coni, (sarà approvata dal Parlamento nelle prossime settimane), che prevede l?istituzione di un organismo che sovrintenda alla promozione dello sport per tutti, all?interno del quale gli sportivi disabili troverebbero una giusta collocazione.
L?Europa dello sport torna a Olimpia
Che ne sarà dello sport nel nuovo millennio? Crollerà sotto il peso di mega impresari, contratti miliardari e infiltrazioni di doping, oppure sopravviverà rinnovando il suo valore educativo e sociale? A chiederselo è l?Unione Europea, che per rispondere a questi interrogativi, dal 20 al 23 maggio, ha convocato in Grecia la prima ?Conferenza europea sullo sport?. O, meglio, 250 rappresentanti di governi, sportivi, Federazioni e organizzazioni non profit chiamati a decidere sul futuro dello sport proprio nella terra in cui è nato: Olimpia. A rendere quanto mai ?urgente? l?appuntamento sono i moltissimi scandali degli ultimi tempi e la necessità di un maggiore dialogo tra organizzazioni sportive e istituzioni europee che l?entrata in vigore del Trattato di Amsterdam non consente più di rimandare. Quattro i principali punti all?ordine del giorno: un nuovo modello di sport europeo, la sua funzione sociale, il rapporto tra sport e media e la lotta al doping. Ne discuteranno rappresentanti degli Stati membri, il Comitato olimpico internazionale, organizzazioni studentesche, federazioni sportive di disabili e televisioni del Vecchio Continente che sintetizzeranno i loro propositi in un documento. A metterli in pratica, speriamo, sarà il meeting informale del Consiglio dei ministri dello sport europei previsto per il 31 maggio a Paderborn. Informazioni: http://europa.eu.int/comm/dg10/sport.
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.