Welfare
Assorbenti femminili, dal 22 al 10% dell’Iva. Ma è solo il primo passo
Maura Latini, amministratrice delegata di Coop Italia e promotrice della campagna “Close the Gap” spiega: «è un primo passo, chiediamo che sia compiuto un ultimo piccolo sforzo per far sì che le donne possano acquistare i propri prodotti di igiene come un bene di prima necessità portando l'Iva al 4%»
di Redazione
Il Governo ha imboccato la strada giusta con l’abbattimento dell’Iva sugli assorbenti femminili dal 22% al 10% annunciato nella presentazione della Manovra 2022 e dimostra di aver recepito la mobilitazione in atto che Coop, il collettivo Onde Rosa, l’associazione Tocca Noi, con la piattaforma Change.org, hanno sostenuto, ma si può fare di più. Manca solamente l’ultimo piccolo passo per ottenere che i prodotti di igiene femminile siano tassati come beni di prima necessità (4%). Proprio con lo scopo di continuare l’opera di vigilanza e sensibilizzazione sul tema il 5 novembre presso la Biblioteca del Senato, sono riuniti il mondo della politica, presente anche la Ministra per le Pari Opportunità Elena Bonetti, quello della cultura e quello dell’attivismo sociale. Al fianco dell’incontro istituzionale, trasmesso in streaming su Youtube sul canale istituzionale del Senato, altre forme di mobilitazione.
In piazza della Minerva, di fronte all’ingresso della sala che ospita il confronto, previste nella giornata di venerdì varie performance di danza per continuare a sensibilizzare e invitare alla sottoscrizione della petizione. Alle 650.000 firme raccolte su Change.org si sommano ora le oltre 79.000 firme raccolte in presenza da soci e volontari Coop in una rete di 260 punti vendita dislocati in 221 comuni.
«Se guardiamo agli ultimi dati in nostro possesso la fotografia che ne viene fuori è quella di un Paese in grande trasformazione. L’ultima rilevazione del nostro Ufficio Studi racconta che 8 italiani su 10 sono favorevoli a unioni tra persone dello stesso sesso, o che il 42% delle donne sono convinte di non essere state valorizzate a pieno (lo pensa solo il 18% degli uomini) e quasi 9 esperti su 10 sono convinti che il gender gap sia un problema che va affrontato. Ci sono evidentemente delle disuguaglianze che vanno sanate e Coop si sta impegnando in prima persona per farlo», spiega Maura Latini, amministratrice delegata di Coop Italia, «Questa dell’Iva sull’assorbenza femminile può sembrare una piccola cosa, ma in realtà è un problema di tutti i giorni e quindi più grande di quanto lo si possa immaginare. Se davvero come ha annunciato il Governo un primo passo si è fatto, chiediamo che sia compiuto un ultimo piccolo sforzo per far sì che le donne possano acquistare i propri prodotti di igiene come un bene di prima necessità e non come un bene di lusso”. L’impegno sulla Tampon Tax di Coop è infatti parte integrante della campagna “Close the Gap” lanciata lo scorso marzo sull’inclusione di genere puntando in modo particolare alla parità di genere femminile, avviando progetti interni, percorsi formativi e coinvolgendo i fornitori di prodotto a marchio. Nessuna pretesa di risolvere un problema che necessita di molti diversi interventi e che non può essere solo affidato alle singole imprese, ma è la volontà di fare la propria parte che anima Coop».
«In questi anni ci siamo battute dal basso affinché il tema della Tampon Tax venisse preso sul serio anche dalla politica. Quando nel 2018 abbiamo lanciato la petizione “Il ciclo non è un lusso – Stop Tampon Tax” non avremmo mai potuto immaginare che quella raccolta firme avrebbe contribuito a sviluppare una sensibilità nuova su questa ingiusta tassa, tra i cittadini, gli amministratori, la politica», sostengono Silvia De Dea e Martina Gammella di Onde Rosa, «Negli anni sono stati fatti passi avanti sul tema della Tampon Tax e l’abbassamento Iva al 10% che dovrebbe partire dall’anno prossimo rappresenta per noi un bella soddisfazione. Pensiamo sia un segnale positivo, tuttavia siamo dell’idea che si possa fare di più: un’aliquota a “bene di prima necessità” sugli assorbenti è quello su cui ancora ci battiamo. Lo abbiamo detto più volte: avere il ciclo non è un lusso, non è giusto farlo percepire (e pagare) come tale».
«La petizione di Onde Rosa per abbattere l’Iva sui prodotto igienico-sanitari femminili è tra le più firmate della storia di Change.org in Italia: una partecipazione che testimonia quanto l’Iva al 22% sui prodotti igienico-sanitari femminili sia considerata dall’opinione pubblica come una forma inaccettabile e insidiosa di discriminazione», aggiungono Martina Pieri e Fiamma Goretti di Change.org Italia, «Il movimento creato grazie a tutti coloro che hanno sottoscritto l’appello in questi ultimi 3 anni è riuscito a portare il tema al centro del dibattito pubblico. Grazie alla forte pressione dal basso, già nel 2019 il Parlamento ha abbassato l’Iva al 5% su tutti i prodotti compostabili e riciclabili; giorni fa, il Governo ha annunciato di aver inserito nella manovra finanziaria per il 2022 una misura per ridurre in maniera strutturale l’aliquota su questi prodotti portandola al 10%. Questi fatti raccontano l’impatto che il movimento è riuscito a produrre, come peraltro è avvenuto in altri paesi europei in cui Change.org è presente; tuttavia, come sappiamo, in altri paesi europei l’Iva è stata ridotta fino al 7% (Germania) o al 5,5% (Francia) se non addirittura azzerata (Regno Unito): la politica può e deve fare di più. L’Italia non si accontenti del 10%: il Parlamento dia voce a oltre mezzo milione di persone che si sono fatte sentire firmando la petizione e tassi finalmente questi prodotti al 4% come i beni di prima necessità quali, di fatto, sono».
Nel percorso che la petizione ha compiuto fino ad oggi si sono aggiunte altre esperienze come l’associazione Tocca a Noi, che ha viaggiato in tutta Italia con lo scopo analogo di sensibilizzare amministrazioni locali e enti territoriali, ottenendo risultati come l’applicazione degli sconti nelle farmacie comunali, l’installazione di distributori di prodotti igienico-sanitari femminili in spazi pubblici o altre azioni volte alla riduzione di questa disparità.
«L’obiettivo finale resta la riduzione e il riconoscimento di questi beni come essenziali e necessari. Soprattutto non dobbiamo limitarci ai prodotti femminili ma estendere la campagna a tutti i prodotti igienico sanitari: renderli accessibili e reperibili a tutti e tutte non è solo una questione economica quanto una campagna per garantire un diritto sociale, il diritto alla salute e per promuovere l’equità socio-economica tra generi e generazioni. Il Tampontaxtour, partito con zaino in spalla e trasporti pubblici, il 16 luglio da Firenze, primo capoluogo a scendere in campo in attesa di un intervento nazionale, ha mappato 9 amministrazioni regionali e oltre 170 Comuni che hanno adottato atti precisi a sostegno della cura del corpo e contro la Tampon Tax e dato voce alle piazza delle 50 tappe. Ora», concludono Lucrezia Iurlaro e Laura Sparavigna di Tocca a Noi, «presidiamo l’iter della legge di bilancio sino all’approvazione del Parlamento e poi ripartiamo nei territori a lavorare in squadra, unendo piazze & istituzioni, per i diritti sociali, per un welfare equitario, progressista e sostenibile».
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