Volontariato
Associazioni-governo, si dialoga. Buon vento a Bari
Anno europeo dei disabili. Primo bilancio. Assenti tutti i grandi mezzi dinformazione, presenti tantissimi protagonisti del sociale.
di Mara Mundi
Persone con handicap: una risorsa senza risorse. È questo il paradosso emerso a Bari, in occasione della manifestazione inaugurale dell?Anno europeo delle persone con disabilità e della seconda Conferenza nazionale sulle politiche di settore, alla Fiera del Levante.
In effetti, la cultura moderna di protezione sociale fa leva sui potenziali fattori di sviluppo dei diversamente abili, che affermano il diritto a integrarsi e a produrre ricchezza socio-economica. A patto, questo è ovvio, che ci siano mezzi, occasioni e disponibilità finanziarie.
Ma come si fa quando non ci sono fondi sufficienti? Su questo terreno si è aperto il confronto dialettico fra ministero del Welfare e associazioni.
Il dibattito è stato ignorato dai grandi organi di informazione nazionale. Vita era lì per raccontarvi le cose dette, le proposte avanzate, gli impegni assunti, con la promessa di verificare se gli annunci si tradurranno in provvedimenti concreti.
1. Il fondo sociale
Tutto il discorso gira intorno al Fondo nazionale per le politiche sociali che, se due anni fa prevedeva stanziamenti pari a 1.622 milioni di euro, quest?anno parte da 1.541 e comprende anche i contributi per le giovani coppie che acquistano la prima casa e per le aziende che si dotano di asili e micro-nidi.
La famiglia, sostengono sempre dal Welfare, gioca un ruolo decisivo soprattutto in presenza di soggetti deboli. Senza sottrarsi ai propri compiti, i genitori lanciano l?allarme: «L?enfasi della rete parentale potrebbe servire a scaricare le responsabilità, quando mancano risorse certe, adeguate, costanti e vincolate», dice Rosa Colucci dell?Associazione pugliese Volare più in alto. Tutti applaudono.
Il giorno dopo, nel corso della tavola rotonda conclusiva, anche il sottosegretario alla Sanità, Antonio Guidi, dirà: «Non si può contare sempre sulla famiglia: dobbiamo pensare pure a chi non ce l?ha. Se non costruiamo reti di aiuto e di auto-aiuto, possiamo fare belle cose ma non risolviamo il problema».
2. Le leggi non finanziate
La finanziaria non ha previsto fondi per alcune leggi, mentre altre non vengono rispettate appieno. Si va dall?abbattimento delle barriere architettoniche e dalla legge sull?edilizia pubblica, agli interventi a sostegno delle famiglie; dal ?Dopo di noi?, per creare servizi e strutture destinate a disabili gravi dopo la scomparsa dei genitori, sino al collocamento lavorativo mirato. «Non serve altra normativa, bisogna mettere in pratica quella vigente», afferma con forza Roberto Feraboli, presidente della Fish Lombardia – Federazione italiana superamento handicap.
3. Lo scontro Stato-Regioni
Ma lo scontro più acceso arriva dal Coordinamento degli assessori regionali alle Politiche sociali. «Non possiamo accettare il blocco del riparto alle Regioni solo perché alcune amministrazioni non stanno utilizzando i fondi» è la decisa risposta del coordinatore Antonio De Poli al sottosegretario Sestini e al ministro Maroni che avevano parlato della necessità di «verificare la qualità della spesa».
Il problema è in questi termini: «Otto mesi fa lo Stato ha trasferito i fondi per il ?Dopo di noi?, ma alcune Regioni non hanno pubblicato i bandi», dice la Sestini. «Siamo sicuri che siano stati investiti? Vengono indirizzati a chi ha veramente bisogno? Noi lavoriamo per il mantenimento dei servizi, ma bisogna sapere dove vanno a finire le risorse», conclude.
4. Il mercato del bisogno
Ma c?è anche chi propone idee innovative per creare un mercato di servizi ancora assenti. Ne è convinto Davide Cervellin, presidente della commissione Disabilità della Confindustria, che parla della ?nuova economia? da stimolare con iniziative attente ai bisogni dei disabili. Dello stesso tono i suggerimenti delle associazioni che prendono esempio da buone prassi in altri Paesi. Il ?manager case?, ad esempio, è una figura professionale che si sta affermando in America, per accompagnare il bambino disabile nella costruzione del suo progetto di vita.
5. Gli impegni assunti
La tre giorni si è conclusa con una serie di impegni. Per il diritto di lavoro: «Accettiamo la proposta di istituire un Osservatorio nazionale sul collocamento mirato, per verificare la piena attuazione della normativa».
Per il diritto di assistenza: «Il governo ha già messo a punto uno schema di disposizioni normative per colmare le evidenti lacune del congedo biennale straordinario retribuito, al momento riconosciuto solo ai genitori che abbiano figli con handicap grave accertato da almeno cinque anni».
Per il diritto al riposo: «Sono allo studio ulteriori forme di agevolazioni, come la possibilità di usufruire di periodi di contribuzione figurativa per il tempo dedicato all?assistenza di un figlio».
Per il diritto all?equità: «Non è più rinviabile il problema del regime fiscale delle famiglie: puntiamo a una diversa politica dei redditi che consenta, per esempio, forme di deducibilità delle spese mediche, dell?assistenza specifica e delle spese sostenute per aiuto personale in favore delle famiglie».
Per il diritto alla semplificazione: «è intenzione del ministero provvedere a una ricognizione normativa in materia di disabilità, allo scopo di creare un Testo Unico che chiarisca in modo semplice ?chi fa che cosa?».
Per il diritto alla non burocrazia: «Vogliamo unificare i momenti di accertamento delle invalidità, cambiando i criteri di valutazione ed evitando revisioni degli accertamenti nei casi di disabilità conclamate e di disabilità consolidate».
Per il diritto a una vita più serena: «Vogliamo passare dal ?Dopo di noi? al ?Con noi?, per mettere in campo una rete diffusa di servizi sul territorio in modo da costruire progetti individuali di vita». Dovrebbe sbloccarsi al più presto anche la legge sull?amministratore di sostegno.
Diritto alla ripartizione dei fondi: «Chiediamo ai partner istituzionali che venga istituito un Osservatorio per il controllo della spesa. C?è bisogno di costruire un sistema di monitoraggio e di verifica delle spese».
Basterà tutto questo per affermare il diritto alla cittadinanza? Il diritto a una vita normale?
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