Grandi opere
Associazioni e comitati smontano il Ponte di Messina
Analisi parziali, omissive e metodologicamente criticabili, nel documento integrativo consegnato da Stretto di Messina spa, sulla fattibilità del Ponte. Lo dicono associazioni e comitati, dal Wwf alla Lipu, ai comitati locali: contestano le metodologie di analisi e le assenze di risposta ai quesiti posti nelle osservazioni presentate
Il 12 settembre scorso, la società Stretto di Messina spa, aveva consegnato la documentazione integrativa, richiesta dalla Commissione per l’impatto ambientale e valutazione impatto strategico (Via e Vas) del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (Mase) e dal ministero della Cultura (Mic).
Il coro unanime delle associazioni, Italia Nostra, Kyoto Club, Legambiente, Lipu, Man e Wwf Italia, “Società dei Territorialisti”, “Medici per l’Ambiente – Isde” insieme comitati “Invece del Ponte” e “No Ponte – Capo Peloro”, s’è trasformato in oltre 600 pagine di “Osservazioni”, dalle quali si rafforza l’idea che il ponte sullo stretto è un progetto ideologico, dall’impatto ambientale gravissimo e irreversibile, A tema c’è infatti lo studio sulla reale fattibilità e sull’impatto ambientale del progetto del Ponte di Messina.
Le Osservazioni: il frutto di un lavoro di valutazione piuttosto complicato.
La forza di 39 esperti
«Ben 39 tecnici ed esperti – molti dei quali accreditati docenti universitari – che hanno elaborato il documento di osservazioni delle associazioni, hanno dovuto districarsi in un vero e proprio labirinto costituito da centinaia di nuovi elaborati, a volte anche in contraddizione tra di loro», spiega una nota di Wwf che prosegue: «e integrazioni prodotte non rispondono alle segnalazioni critiche formulate dalla Commissione Valutazione di impatto ambientale – Via (i tempi a disposizione non lo avrebbero comunque consentito), ma si limitano a tentare di giustificare scelte progettistiche già effettuate dalla Stretto di Messina spa».
Ma l’aspetto più allarmante è che «il lavoro di analisi prodotto dalla società contiene un errore eccezionalmente grave, ovvero, la totale assenza di una valutazione della somma che i vari impatti connessi alla realizzazione dell’opera producono. L’assenza del cosiddetto “effetto cumulo” rappresenta una palese violazione della normativa vigente, sia comunitaria che nazionale».
Il pasticcio maggiore è quello dove si analizzano le aree sottoposte ai vincoli comunitari, la Valutazione d’incidenza ambientale – Vinca, in parte bocciata dalla Commissione Via nel 2013. Analisi superficiali e parziali, omissive e metodologicamente dubbie dove addirittura alcune compensazioni proposte (la famosa toppa per il buco) non sono compatibile con le linee guida dello stesso ministero dell’Ambiente. Vengono date per scontate autorizzazioni di molti interventi singoli come, per esempio, le necessarie captazioni idriche, le nuove cave e discariche non sono autorizzabili, se non al termine di specifiche procedure il cui risultato non è affatto acquisito come invece il progetto sembra lasciare intendere.
E adesso?
Avranno già la soluzione in mano? Si chiedono le associazioni. Probabilmente sì, perché è opaca anche la valutazione sui costi e benefici, cioè tra il fare o non fare il ponte: come a dire che questo ponte è una volontà politica che non deve per forza avvalersi dell’utilità e realizzabilità dell’opera, ma – come detto – è un problema ideologico. Infatti, essendo già un buco nero nei bilanci pubblici e pare già evidente che non il ponte non è un’opera che sarà mitigabile o compensabile.
Su questo tema, le osservazioni delle associazioni contestano le stesse modalità di analisi sui costi e benefici, dato che «le integrazioni relative ai flussi di traffico merci e passeggeri, si è dimostrato come l’aggiornamento dei flussi di traffico al 2022 non giustifichi la realizzazione dell’opera che, se realizzata, avrebbe come risultato il trasferimento del trasporto via mare sul ferro, lasciando inalterato il trasporto su gomma e quello aereo». Si consideri anche che l’intermodalità del trasporto marittimo sarà comunque migliorata con il collegamento dinamico, che è stato finanziato con fondi del Pnrr.
Rischio sisma, carenza idrica, flora e fauna
Ma vediamo ancora i punti deboli della documentazione consegnata, riassunti dalle associazioni.
La presenza di faglie sismiche attive per le quali le integrazioni richieste non sono state fornite. La carenza idrica conclamata (associazioni e comitati hanno documentato il reale impatto del fabbisogno idrico dell’opera) in un territorio fragile e vincolato per i suoi valori: nonostante tali condizioni oggettive, si prevede di cantierizzare per anni ulteriori aree delicate e vincolate, oltre quelle direttamente interessate dal Ponte.
E ancora: gli aspetti su cui non si dà alcuna risposta certa, in merito al cantiere in atto dell’opera: rumori e vibrazioni e polveri. Ma se le attività sismiche poco contano, perché preoccuparsi anche della tenuta dei cavi! Le associazioni denunciano il fatto che ancora non ci sono e certamente non si faranno, i test che lo stesso progettista prevedeva, così come non ci saranno risposte in merito all’oscillazione del ponte (e del traffico ferroviario che lo solleciterà ogni giorno). E certamente in fondo e in sintesi, manca una approfondita e completa valutazione di impatto sulla salute pubblica.
La documentazione integrativa, presentata da Stretto di Messina spa, è insomma una rappresentazione bucolica di un’opera impossibile.
Ovvio poi che, se marginale è il problema cantiere, costi e salute, figuriamoci cosa possa servire approfondire su flora, fauna e ambiente e, poiché siamo in terre baciate dalla bellezza e dalla storia, tralasciamo anche l’archeologia. Le associazioni contestano il fatto che stessi rendering del progetto sono talmente idealizzati che sono «rda agenzia immobiliare con giardini verdi, campi giochi e servizi a cornice di un’opera mastodontica», che non raccontano l’impatto di un’opera simile, in terre dove le opere ci sono da 6000 anni.
Biodiversità a rischio
La fauna avicola che in queste zone è ricca di biodiversità, subirà un impatto pesantissimo, ma gli studi riportati nelle integrazioni di Stretto di Messina spa, addirittura ignorano la presenza di alcune specie, «di altre si sottostima la consistenza o si descrivono rotte e traiettorie sulla base di rilievi condotti con un radar limitato nella sua portata e mal posizionato».
E ancora: «Tutti gli effetti ambientali sono stati considerati anche rispetto gli impatti sul mare, sulla costa, sulla risorsa idrica, in relazione sia all’opera che ai cantieri necessari per realizzarla. L’inevitabile distruzione delle rarissime (e vincolate) cosiddette beach rock sul litorale prossimo a Ganzirri costituisce solo un esempio della sproporzione dell’intervento rispetto alla delicatezza dei luoghi».
Metodologia carente
Una documentazione integrativa bocciata in pieno nella metodologia di analisi e nei risultai proposti! «Le associazioni ambientaliste e i comitati ritengono pertanto che la Commissione non potrà che chiudere il procedimento (Via) in corso con parere negativo. Le conclusioni delle osservazioni prodotte, che per altro contengono un lungo elenco (sebbene parziale) delle “incongruenze” riscontrabili nelle integrazioni presentate dalla Stretto di Messina spa, escludono persino la possibilità di un’approvazione con prescrizioni: qualsiasi prescrizione si volesse ipotizzare, infatti, non potrebbe mai superare l’enorme mole di problemi rilevati che andrebbero comunque risolti in via propedeutica e preventiva rispetto a qualsivoglia autorizzazione».
Così riporta la nota di Wwf e così si perpetua una favola ingegneristica priva di fondamento, che a pochi serve ma a molti piace.
Nella foto di apertura di Mauro Scrobogna de LaPresse, il ministro delle Infrastrutture, Salvini, presenta il plastico del Ponte sullo Stretto.
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