Cultura

Associazione ong italiane, lascia anche l’aifo

Guerra aperta su due punti: l’allargamento ai 1.400 enti che si occupano genericamente di solidarietà internazionale e il via libera al...

di Emanuela Citterio

Cosa sta succedendo nel mondo delle organizzazioni non governative italiane? Aifo ha appena lasciato l?Associazione delle ong italiane. Nei mesi scorsi l?avevano già fatto Amref, Terre des hommes, Vis e Cins. All?origine dei sussulti c?è una riforma dell?organismo di rappresentanza a livello nazionale di cui si parla e si sa poco, ma che implica svolte profonde e radicali.

Ma partiamo dall?inizio. L?Aoi – Associazione delle ong italiane, nata nel 2000, rappresenta 160 organizzazioni riconosciute dal ministero degli Affari esteri. C?è un?assemblea generale, a cui partecipano tutti i presidenti delle ong associate, un consiglio nazionale che finora era composto da 15 membri, un comitato esecutivo di 6 membri, e un presidente (da due mandati, ovvero dal 2001, è Sergio Marelli, che ricopre anche la carica di direttore generale di Focsiv, uno dei tre principali coordinamenti di ong in Italia).

A sintetizzare i contenuti della riforma, un processo in corso almeno da due anni, è lo stesso Marelli: «Si tratta di un cambiamento che ha tre assi portanti: formare nodi di rappresentanza a livello territoriale e regionale, allargare la base associativa e andare verso un?organizzazione di terzo livello». Punto primo: l?Aoi ha già cominciato a creare coordinamenti territoriali. «In una fase in cui cresce la cooperazione decentrata, l?obiettivo è quello di aumentare la partecipazione delle ong a partire dal territorio». Sabato 12 maggio l?assemblea generale deve ratificare un rinnovato consiglio nazionale formato da 26 membri, di cui faranno parte presidenti di federazioni di ong ma anche i rappresentanti dei coordinamenti regionali o macro-regionali, più alcuni presidenti di organizzazioni di rilevanza nazionale.

Il punto di svolta più controverso è un altro. Lo scorso dicembre, l?assemblea generale ha votato in maggioranza l?allargamento a enti non profit che in Italia si occupano di solidarietà internazionale, anche senza essere ong. «Si tratta di 1.400 associazioni, secondo l?ultima indagine del Censis», fa notare Marelli. Un passaggio che, secondo l?attuale presidente, ha due vantaggi: «Consente di valorizzare queste realtà, offrendo loro la possibilità di entrare in una rete e trovare un momento di sinergia. E poi permette di creare una rete unitaria e di aumentare l?impatto dell?associazione». Secondo Aifo si tratta invece di «una scelta che spinge a privilegiare la quantità al posto della qualità». «Per molte di queste associazioni la cooperazione internazionale non è nemmeno l?attività prevalente», afferma Francesco Colizzi, presidente di Aifo. Che aggiunge: «L?associazione rischia di diventare un mega-contenitore di realtà che viaggiano su livelli troppo differenti, che poi sarà complesso gestire. Il senso che ci spinge a stare insieme è lo scambio di esperienze per aumentare la qualità e l?advocacy che uniti possiamo esercitare nei confronti del nostro mondo e dell?opinione pubblica».

La trasformazione in un?associazione di terzo livello, porterà nell?arco di due anni a cambiamenti nelle strutture di rappresentanza e di governo dell?Aio. Dell?assemblea potrebbero far parte solo presidenti di federazioni. «Ma il processo è ancora aperto», precisa Marelli, «è stato creato un gruppo di lavoro apposito con il compito di raccogliere suggerimenti e modifiche».

I malumori delle ong uscite però non finiscono qui. Aifo ha criticato anche il prolungamento del mandato negli organi direttivi da tre a quattro anni, e l?introduzione di un terzo mandato consecutivo del presidente. Scelte che, secondo la ong, «riducono la possibilità del necessario ricambio democratico, cristallizzando la struttura di vertice».


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