Volontariato

Assisi. Prodi: “Avanti adagio così, nell’Ulivo…”

Il presidente della commissione europea interviene al convegno dei Cristiano sociali di Assisi che si è aperto ieri: parla di Europa ma anche di Italia

di Ettore Colombo

Assisi – nostro servizio. “Non possiamo continuamente agire auspicando, auspicando, auspicando: bisogna anche mettere in pratica, fare”. Lo ha detto ieri sera ad Assisi Romano Prodi, partecipando al secondo convegno nazionale dei Cristiano Sociali, il movimento politico, culturale e sociale fondato da Pierre Carniti ed Ermanno Gorrieri e oggi diretto dall’onorevole Mimmo Lucà, membro della Segreteria nazionale Ds. Parlando soprattutto e in generale di Europa – come ha fatto anche prima durante la cena che lo ha visto intrattenersi, assieme alla moglie Flavia, con lo staff direttivo dei Cristiano sociali e alcuni giornalisti, dopo essere arrivato ad Assisi in largo anticipo sull’orario d’ìnizio della sua relazione – Prodi ha anche spiegato il suo punto di vista sulla politica. Sempre a proposito dell’Europa, Prodi ha accennato spesso a quello che lui ritiene un principio cardine: “La cessione di sovranità” dei diversi stati a un’idea comune di Europa, analogamente alla “cessione di sovranità” dei partiti politici in vista di una struttura comune. Prodi ha poi ricordato che “in politica bisogna avere pazienza” e che “se bisogna passare attraverso momenti di difficoltà e sofferenze, lo si fa” soprattutto se questo percorso porterà alla “nascita di una federazione di centrosinistra”, a quell'”ancoraggio fermo che il paese oggi non ha”. Anche se non ha voluto entrare direttamente nelle vicende politiche italiane il presidente della commissione europea non si è però tirato indietro, quando si è trattato di rispondere alle domande della platea e intervenire sulle cose di casa nostra e in particolare di quelle interne ai tormenti che angosciano la coalizione che proprio lui dovrebbe guidare, l’Ulivo: “Un passo avanti. Sì, un passo avanti”: così Romano Prodi ha commentato con i suoi collaboratori – in testa il suo portavoce a Bruxelles Piero Vignudelli – il documento approvato ieri pomeriggio dalla direzione nazionale della Margherita, documento che ha dato finalmente il via libera alla costruzione di liste unitarie per le elezioni regionali con i partiti della Federazione dell’Ulivo (fatte salve le libere decisioni degli organismi locali) e la volontà di fare le primarie, proprio come aveva chiesto Prodi, al più presto, all’interno della coalizione. ”Non possiamo continuamente agire auspicando, auspicando, auspicando: bisogna anche mettere in pratica, agire”. Proprio questo riferimento è stato interpretato anche come un richiamo al dibattito tra i partiti del listone e ai vari documenti o interviste prodotti in questi giorni. Il presidente della Commissione europea avra’ modo, in tarda serata, di parlare della federazione e della necessita’ di unire le forze riformiste, ma all’inizio si tiene sul vago, accennando all’Europa e all’ allargamento dell’Ue. Pero’ anche nella prima parte del suo intervento al convegno dei Cristiano sociali, oltre al tema di superare i semplici ”auspici”, parla della politica europea come di una ”estrema palestra di innovazione”, dove si tenta di ”mettersi insieme rinunciando ad una parte della propria sovranita”’. Altro accenno che, secondo alcuni, pur parlando di Europa, puo’ essere riferito ai travagli della federazione, e’ quando dice: ”Il vero nemico e’ l’unanimita’. E’ il metodo, formalmente piu’ democratico, in pratica il piu’ antidemocratico, perche’ ognuno con il diritto di veto si fa gigante, distruggendo gli altri”. Ma Prodi – anche a cena – ha parlato soprattutto di Europa, criticando in modo rispettoso ma fermo le scelte antieuropeiste della Gran Bretagna di Blair e pprefigurando un “futuro difficile” per il suo successore alla guida della commissione, il portoghese Barroso, che – ha detto Prodi – rischia di fare come il protagonista di quel film sulla guerra civile americana che, non volendo parteggiare né per il Nord né per il Sud finì che gli spararono da tutte e due le trincee…”. A nostro giudizio, Prodi rimpiange un po’ di non poter continuare il lavoro svolto alla guida della Ue – ieri era molto soddisfatto, a cena, dei risultati del vertice di Kyoto – e teme che le vicende politiche italiane lo risucchino in una spirale forse più difficile – di certo più triste – di quella che lo vedeva in bilico tra Blair da un lato, Chirac e Schoreder dall’altro, Putin e Bush dall’altro ancora.


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