Economia
Assicurazioni, La carica dei nuovi bisogni
Immigrati, volontari, famiglie, anziani, disabili: lattenzione alle domande del sociale è la strada per recuperare un rapporto compromesso, quello con il consumatore.
La responsabilità sociale d?impresa nel settore delle assicurazioni è ancora in fase pionieristica. Le aziende impegnate sul fronte della solidarietà sono una minoranza, mentre sul tema della trasparenza sono stati necessari gli interventi dell?Antitrust sulle polizze Rc auto per costringere le compagnie a muoversi nella direzione di un rapporto più leale con i consumatori. Il dialogo con gli stakeholder è ancora tutto da costruire.
L?Antitrust ha indicato come principale motivazione degli aumenti tariffari i comportamenti scorretti di chi gonfia artificialmente le somme da risarcire: un segnale emblematico del pessimo rapporto tra aziende e clienti, che sembra non aspettino altro che un sinistro per ?vendicarsi? delle presunte vessazioni economiche. Un?immagine negativa forse esagerata rispetto alla realtà, ma che certo ha radici anche nel relativo isolamento sociale delle aziende assicurative rispetto, ad esempio, alle manifatturiere o alle stesse banche, pur criticatissime.
In cooperativa
Da dove inizia il circolo vizioso? Prova a rispondere Antonio Melella, dirigente dell?area fondi pensione di Unipol. L?azienda della galassia cooperativa, oltre a pubblicare il bilancio sociale, è caratterizzata da sempre, in controtendenza, da un alto livello di esposizione sociale: è impegnata in numerose iniziative charity, dal sostegno a don Ciotti fino ai progetti di educazione stradale nelle scuole. Inoltre, attraverso la controllata Unisalute ha una posizione di avanguardia nelle polizze per la non autosufficienza.
«Il nostro settore è iperprotetto e dunque poco concorrenziale», dice Melella, «storicamente è mancato l?interesse a conquistare i consumatori, anche con strumenti avanzati come il cause related marketing. La nostra storia è diversa perché siamo cooperativa, perché abbiamo forti legami con il sindacato, un interlocutore forte che non lascerebbe passare comportamenti a rischio».
Le strade per recuperare terreno sull?immagine però non mancano, e passano attraverso l?individuazione di nuovi bisogni assicurativi ad alto contenuto sociale: dal non profit agli immigrati, dai nuclei familiari agli anziani, ai disabili. Questa impostazione è condivisa da Marco Fusciani, direttore di Ania, l?associazione confindustriale di settore. «Siamo consapevoli del ruolo sociale assegnato alle compagnie di assicurazione», dice Fusciani, «e non l?abbiamo disatteso nei fatti: l?impegno delle aziende in settori strategici come la non autosufficienza o la previdenza integrativa lo dimostra. L?attenzione a questo genere di bisogni è però un problema culturale: le persone vanno sensibilizzate rispetto ai rischi di disagio in età avanzata quando sono giovani, per poterli gestire a costi accettabili».
Pensioni integrative
Il mercato delle pensioni integrative è certamente quello che offre le maggiori opportunità di sviluppo per il business delle assicurazioni, visto che gli italiani iscritti a questa forma previdenziale (tra fondi pensione e polizze) non arrivano ai due milioni. La previdenza pubblica tradizionale è destinata a ridimensionare sempre più il suo ruolo con il passare del tempo, mentre la pensione integrativa diventerà una parte fondamentale del sostegno economico alla vecchiaia, soprattutto per i soggetti meno abbienti. «In un simile scenario le assicurazioni dovranno rivedere l?approccio al risparmiatore», afferma Federico Lembo del servizio marketing Ina Assitalia. «La tipologia di utenti cambierà e avremo di fronte persone più deboli, che hanno bisogno di prodotti assolutamente sicuri. Per questo stiamo formando la figura del promotore etico, con un piano di formazione partito da poco, che coinvolge 5mila venditori».
Spiraglio etico
Le prospettive del ramo previdenziale sono ovviamente legate ai destini della riforma pensionistica in primo piano nell?agenda della politica italiana ed europea. Se le scelte normative favoriranno il tanto sospirato decollo dei fondi pensione negoziali, cioè promossi nell?ambito dei contratti di lavoro, si aprirebbe un capitolo veramente nuovo per uno sviluppo responsabile del mercato, sotto due profili: il dialogo tra domanda e offerta e l?impulso alla finanza etica come forma di impiego delle risorse dei fondi pensione, che nell?esperienza internazionale hanno sempre dimostrato una forte sensibilità verso gli investimenti responsabili.
Dal lato dell?impiego dei patrimoni, la frontiera più avanzata della csr è l?aggancio delle polizze a prodotti finanziari etici.
È il caso di Claris Vita, piccola compagnia del gruppo Veneto Banca, che ha sviluppato l?approccio etico a partire dall?esperienza personale del gruppo dirigente, come spiega il direttore marketing Riccardo Raucci: «Qui i dirigenti sono quasi tutti quarantenni con famiglia. è una fase della vita in cui ci si fanno delle domande sul senso del proprio lavoro, sui valori che si vogliono trasmettere ai propri figli. Abbiamo condiviso queste riflessioni in azienda, e ne sono nate alcune scelte di prodotto orientate eticamente».
1. Assicurare i volontari Le grandi compagnie assicurative sono in ritardo nella proposta verso associazioni o realtà non profit. Che invece sentono il problema sempre più urgente. Come ben sa un consorzio sociale, sceso in campo con prodotti ad hoc: il Caes. |
2. Assicurare la non autosufficienza Un progetto di legge per la prima volta affronta il problema dei malati cronici. Ma intanto si diffonde la cultura delle polizze pensate per prevenire i rischi della vecchiaia: le Long term care. E ce ne sono anche di solidali… |
3. Dopo il caso RCA. Consumatore dove sei La condanna dell?Antitrust, il decreto salvacompagnie del governo. Sulle Rc auto si è consumato un disastro di credibilità. Come sarà possibile recuperare in immagine? Intanto tra i consumatori c?è chi punta al referendum. |
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