Cultura

Assia Djebar: la nostra patria comune è la scrittura

Dopo lo scrittore sudafricano André Brink, bianco che si è a lungo battuto contro l'apartheid, scomparso nelle scorse ore, un altro lutto ha colpito il mondo della cultura: la scomparsa dell'algerina Assia Djabar, accademica di Francia, storica, si è a lungo battuta contro la lingua che uccide ogni linguaggio. "La nostra patria è l'arabesco", disse, "non la linea retta che al massimo ci porta a sbattere contro un muro"

di Marco Dotti

La scrittrice algerina Assia Djebar  (nom de plume di atima-Zohra Imalayène) è scomparsa nelle scorse ore. Nata nel 1936 a Cherchell, a ovest di Algeri, la Djebar ha aperto non poche porte e sfondato non pochi muri.

A 11 anni, unica ragazza musulmana, "figlia di un proletario socialista", entra al liceo Bilda. Questo non le impedisce di essere la prima donna algerina ammessa all'l'Ecole normale supérieure (ENS) francese, dove si dedicherà agli studi storici

Scesa in sciopero nei primi giorni della guerra di indipendenza, Assia Djebar lasciò l'Ecole normale per protesta, ma sarà il generale De Gaulle, nel 1959, a chiedere la sua reintegrazione per "meriti e talento letterari". A quell'epoca, ha già pubblicato due libri, La Soif e Les Impatients. Poi sarà la volta del Marocco, dove insegnerà a Rabat prima di approdare all'Università di Algeri. Nel 1965, però, il governo algerino prenderà una decisione che susciterà la protesta della Djebar: gli insegnamenti di storia dovranno tenersi in lingua araba. Una lingua araba – quella imposta dal governo, ovviamente -. che a lei sembra troppo standardizzata, quasi formale e burocratica. 

La professoressa, lascia allora l'Algeria e torna in Francia. Tornerà ancora in Algeria nel 1974, ma nel 1975, quando inizia il processo di arabizzazione dell'insegnamento, matura il suo distacco. Dall'Algeria si allontanerà definitivamente nei primi anni Ottanta, perché – dichiara – "nelle strade non vedevo più donne, solo uomini".In un suo libro. Oran, langue morte, Assia Djebar raccconterà proprio la sofferenza delle donne in un'Algeria islamizzata. 

L'arabo imposto ex lege, ricorderà in molti suoi libri, è una lingua per soli uomini che poco ha a che vedere con la grande lingua araba. Non è l'arabo delle donne, ricco di sfumatura e ricchezza, e nemmeno quello dei poeti. La battaglia per pluralità delle lingue e per la sfida interculturale della traduzione farà di lei – conterranea e amica di Jacques Derrrida nato, ricordiamo, a Algeri nel 1930 – una delle voci chiave del Parlamento internazionale degli scrittori, fondato nel 1994. 

Il 16 giugno del 2005 fu eletta all'Académie Française. Nel suo discorso di ingresso all'Academie, Assia Djebar ricorderà che una sola patria ci accomuna: la lingua e, con la lingua, la scrittura. 

@oilforbook


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA