Politica
Assegno unico universale: «perché un figlio è diverso da un condizionatore?»
In Commissione Affari Sociali entrano nel vivo i lavori sull'assegno unico, provvedimento che è previsto debba arrivare in Aula già tra il 28 e il 31 ottobre. Gigi De Palo: «Perché un assegno indipendente dal reddito? Le detrazioni per ristrutturare casa sono concesse senza ISEE: perché un figlio no?»
Cgil, Cisl e Uil. Poi l’Inps, il Forum nazionale delle associazioni familiari, l’Associazione nazionale famiglie numerose, Movimento italiano genitori (MOIGE), Associazione nazionale famiglie di persone con disabilità intellettiva e/o relazionale (ANFFAS Onlus) e Ai.Bi-Amici dei bambini. Infine Assindatcolf e il professor Gianpiero Dalla Zuanna, ordinario di demografia all'Università di Padova. Con questi interventi si è aperto oggi, in Commissione Affari Sociali della Camera, il ciclo di audizioni collegato all’esame della proposta di legge recante “Delega al Governo per riordinare e potenziare le misure a sostegno dei figli a carico attraverso l’assegno unico e la dote unica per i servizi”. Il provvedimento è stato inserito nel calendario dei lavori dell'Assemblea dell’Aula nella settimana 28-31 ottobre e la presidente Marialucia LOREFICE, nei giorni scorsi, ha dichiarato «l'impegno della presidenza sul rispetto dei tempi previsti per la calendarizzazione del provvedimento in Assemblea», riservandosi tuttavia «di proporre un eventuale slittamento qualora tale esigenza dovesse emergere nel corso della prosecuzione dei lavori della Commissione».
Entrano quindi nel vivo i lavori per mettere in piedi una nuova e più efficace misura strutturale di sostegno alle famiglie con figli, l’assegno unico. Questo è il momento giusto e l’anno giusto, per la gravità della situazione demografica italiana e per la finestra di opportunità che si è creata rispetto a risparmi e rimodulazioni di alcune misure.
Pasquale Tridico, presidente dell’Inps, ha salutato la misura come un bene, al di là delle stime a cui l’istituto sta ancora lavorando, per la semplificazione che porta. Fra le sue annotazioni tecniche, la necessità che il legislatore abbia chiara consapevolezza della sovrapposizione, per una ampia fascia di platea, fra questa misura e RdC, la richiesta che la clausola di salvaguardia valga solo per il primo anno e la sottolineatura che l’assegno unico implica anche il vantaggio della riduzione del cuneo fiscale, dal momento che gli assegni al nucleo familiare oggi sono sostenuti soprattutto dalla contribuzione delle aziende (in totale, nel 2018, ANF hanno pesato per 5,27 miliardi di euro, di cui 1,7 a carico dello Stato e 3,56 a carico delle aziende). Sia Tridico sia Della Zuanna hanno evidenziato positivamente il fatto che il beneficio faccia riferimento al genitore con il redito più elevato, una innovazione importante che ci avvicina ai Paesi del Nord Europa, superando il meccanismo del reddito familiare attualmente vigente. In questo modo – dirà Della Zuanna – si evita di mettere in concorrenza il beneficio con il reddito più basso, tipicamente quello della moglie, sostenendo al contrario il lavoro di entrambi i componenti della coppia.
Perché per tutti? Gigi De Palo ha affrontato di petto la critica che più sovente viene sollevata rispetto alla richiesta del Forum che questo assegno unico non sia collegato all’ISEE ma preveda il medesimo importo per qualsiasi figlio: «perché le politiche per la famiglia non sono da confondersi con le politiche per la povertà, perché culturalmente è un investimento sul futuro, guardando ogni bambino come bene pubblico. D’altronde le detrazioni per ristrutturare casa, il bonus per i 18enni e per gli insegnanti sono concessi senza ISEE: perché si considera un valore l’incentivo a determinati settori economici e invece un figlio no? Perché un figlio è diverso da un condizionatore?».
Nell’intervento di Tridico è stata messa a tema, in sede istituzionale, la differenza tra il valore delle entrate versate dalle aziende per gli assegni al nucleo familiare e il valore degli assegni effettivamente erogati: Tridico ha ammesso che «c’è effettivamente negli ultimi anni una differenza di circa 1 miliardo all’anno rispetto a quanto l’istituto eroga», differenza che «viene riversata non su altre partite dell’istituto, come è stato erroneamente detto, quali RdC o pensioni, ma per la gestione delle prestazioni temporanee (GPT) sotto cui lo stesso ANF rientra». Poi però Tridico ha citato, a titolo esemplificativo, maternità, malattia, prestazioni temporanee a sostegno del reddito che certo andranno sempre alle famiglie, ma francamente non tutte c’entrano con i figli.
AiBi ha rilanciato la sua proposta di un bonus da 10mila euro per le coppie che scelgono di adottare, semplificando e sostituendo l’attuale sistema di rimborsi. Anffas ha ribadito come «occorre considerare che l’eventuale condizione di disabilità di uno dei figli, specie se sindromica, certo non viene meno col passare dell’età e quindi in tal caso permane tendenzialmente, a differenza di qualsiasi altro figlio divenuto maggiorenne o ultraventiseienne, la necessità di essere a carico dei genitori», proponendo specifici miglioramenti al testo.
Infine Gianpiero Dalla Zuanna, professore ordinario di demografia presso il Dipartimento di Scienze statistiche dell’Università di Padova, ha chiuso con la domanda più banale ma più urgente: «perché è bene che lo Stato intervenga a sostegno delle famiglie con figli? Perché le coppie italiane fanno meno figli di quelli che desiderano, mentre i figli sono un bene di tutti, segno di una comunità aperta al futuro ma anche, più prosaicamente, quelli che danno continuità alla società: le cure dei malati sono pagate dai sani, le pensioni dai lavoratori. Un sistema che si regge solo se nascono un numero sufficiente di bambini. Meno nati si traduce in desertificazione di alcuni territori: già oggi abbiamo 5.500 Comuni con meno di 5mila abitanti, che significa con il tasso di fertilità attuale, meno di 30 nati all’anno, con le ovvie difficoltà a mantenere i servizi per l’infanzia e ciò che ne deriva. La crescita economica è favorita da una vivace natalità e da ben regolati flussi migratori. È possibile grazie interventi fiscali far alzare la fecondità? Gli studi dicono di sì, per questo il mio giudizio sul disegno di legge delega è fortemente positivo».
Foto Unsplash
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