Sostenibilità
Assedio a parchi e riserve: isole nel cemento
La frammentazione delle aree verdi impoverisce il patrimonio genetico di piante e animali. Un nemico che è pericoloso almeno quanto i proiettili (A cura di Franco Ferroni)
di Redazione
L?estinzione di una popolazione o di una specie animale può dipendere da diverse concause come la persecuzione diretta, la distruzione dell?habitat e l?introduzione di specie aliene. Ma la drastica diminuzione del numero degli individui che costituiscono la popolazione di una specie costituisce il primo fattore che può determinare la sua estinzione.
Pericolo deriva genetica
In una popolazione costituita da un numero ridotto di individui, il rischio di estinzione è determinato anche da fattori casuali come le variazioni del rapporto tra i sessi, le classi di età, la natalità e la mortalità, le variazioni climatiche e le catastrofi naturali. Tra questi fattori vanno considerati anche fenomeni come la deriva genetica che colpisce le popolazioni isolate: il graduale impoverimento della diversità del loro patrimonio genetico a causa dell?impossibilità d?incrocio con altri individui. La riduzione della variabilità genetica rende estremamente vulnerabili le popolazioni animali ai diversi stress ambientali.
Anche le piante, come gli animali, subiscono l?effetto negativo dell?isolamento con una graduale impoverimento del proprio patrimonio genetico e il conseguente aumento di vulnerabilità e rischio di estinzione. L?isolamento dovuto alla frammentazione degli habitat è quindi uno dei fattori più importanti che possono contribuire all?estinzione di una specie, in particolare in un territorio ad alta antropizzazione e con una diffusa presenza d?infrastrutture, come nel nostro Paese.
La frammentazione degli habitat, dovuta alla realizzazione di infrastrutture lineari (strade e ferrovie) o al diffuso consumo dei suoli, attraverso la progressiva urbanizzazione, la creazione di aree artigianali e industriali, la banalizzazione degli habitat a causa di pratiche agricole intensive, determina la riduzione della superficie degli ambienti naturali con la creazione di vere e proprie ?isole? di natura immerse in un territorio con scarsa o nulla naturalità e forte interferenza antropica.
Aree marginali più a rischio
Con la diminuzione della superficie degli habitat aumentano i fattori di rischio per la conservazione delle specie tipiche di quell?ambiente, mentre aumentano le specie più opportuniste e tipiche degli ambienti di margine. Inoltre aumenta la possibilità d?invasione da parte di specie aliene, la possibilità di aggressione da parte di predatori e la vulnerabilità dovuta a fattori casuali, come il rischio incendi o inquinamento.
Il rischio di estinzione aumenta in modo significativo nelle aree marginali agli habitat originari, dove si verificano cambiamenti microclimatici, ecologici e biologici (germinazione e sopravvivenza dei semi, introduzione di specie esotiche, predazione e competizione), noti complessivamente come effetto margine. La valutazione dell?impatto reale della frammentazione degli ambienti naturali sulla biodiversità è complessa perché ogni singola specie risponde in modo diverso a questo problema. Tuttavia gli esperti concordano nell?attribuire alla frammentazione effetti negativi paragonabili nel medio e lungo termine alla distruzione diretta degli ambienti naturali o alla persecuzione delle singole specie.
Servono reti ecologiche
Si tratta di un problema che interessa anche la gestione dei Parchi e delle Riserve naturali. Aree naturali protette, anche di notevoli estensioni, che se gestite come isole di natura circondate da un territorio degradato, senza un collegamento con aree naturali protette limitrofe, possono risultare insufficienti a garantire la conservazione di molte specie di fauna o il mantenimento dei processi ecologici ed evolutivi.
Per la soluzione di questo problema è fondamentale la definizione di strategie su larga scala e di lungo periodo che mettano in relazione l?istituzione delle singole aree naturali protette con la pianificazione e la gestione delle aree contigue e i programmi di sviluppo socio economico. Il Processo di conservazione ecoregionale (Global 200) proposto dal WWF Internazionale e la progettazione di Reti ecologiche sono possibili risposte operative. In Italia, il WWF ha avviato il Processo di conservazione ecoregionale (Erc) in due ecoregioni prioritarie (le Alpi e il Mediterraneo). Il nostro obiettivo sarà di attuare la massima sinergia possibile tra una strategia globale per la conservazione della biodiversità e il governo del territorio a livello locale.
coordinamento Programma Mediterraneo
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