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Assalto (fallito) al tesoro sportivo

Vita vi racconta i retroscena di una manovra miliardaria

di Pasquale Coccia

Il tesoro è salvo e il vascello dei pirati è colato a picco. Il tentativo di alcune grandi banche di mettere le mani sull?Istituto del Credito sportivo, la banca del Coni che finanzia a suon di prestiti agevolati la costruzione di impianti sportivi aperti da privati ed enti pubblici, è fallito.
Le casse del Credito sportivo, costituito nel 1957, si alimentano grazie ai proventi di totocalcio e totogol nella misura del 3% sugli introiti. Una percentuale che nel corso degli anni ha costituito un fondo patrimoniale di 886 miliardi e un fondo di riserva prodotto dalla gestione di altri 800 miliardi. Un forziere sul quale avevano messo gli occhi alcuni importanti istituti di credito nazionali che si erano costituiti in pool. Si tratta del Monte dei Paschi, della Banca Nazionale del Lavoro, del Banco di Napoli e del Banco di Sicilia i quali, in virtù di un fondo di dotazione costituito all?atto di fondazione di 18 miliardi e 500 milioni, pari a un quarantesimo del capitale sottoscritto, hanno tentato di mettere le mani sul vasto patrimonio, rivalutando fortemente i bilanci e percependo così per anni una cospicua remunerazione del capitale sottoscritto fino al 9% degli interessi. Una percentuale che la Cgil denunciò a Vita l?anno scorso, definendola ai limiti dell?usura.
Oggi il tentativo di assalto alla diligenza è fallito grazie agli interventi decisivi del ministro per gli Affari regionali Katia Belillo e al coordinatore della conferenza Stato-Regioni, Vannino Chiti (diessino e presidente uscente della Giunta regionale toscana) che hanno voluto un progetto di riforma dell?Istituto del Credito Sportivo prossimo all?approvazione del Parlamento. Vita è in grado di anticiparne i punti salienti: l?Istituto del Credito Sportivo diventa a tutti gli effetti un ente pubblico sul piano economico e finanziario, una vera e propria Cassa depositi e prestiti al servizio delle Regioni e dei Comuni per finanziare le politiche sportive promosse dagli enti locali. La conseguenza di questa scelta è che nel consiglio di amministrazione saranno presenti i rappresentanti delle Regioni e degli Enti locali, mentre le banche avranno un unico rappresentante. Un passo importante, che consolida il rapporto tra risorse economiche ed enti pubblici preposti alla programmazione della politica sportiva sul territorio.
L?istituto del Credito Sportivo, dopo numerose diatribe tra i vari ministri, primo tra tutti quello del Tesoro Giuliano Amato, passa sotto il controllo del ministero dei Beni Culturali, dicastero che ha delega per lo sport e non sarà più controllato dal Comitato olimpico nazionale. Nel 1999, i mutui erogati dal Credito Sportivo a tassi agevolati a favore degli Enti locali sono stati 623, per una somma complessiva di 447 miliardi utilizzati per la costruzione di nuovi impianti o per il loro completamento, mentre ai soggetti di natura privata, che hanno costruito impianti aperti al pubblico, sono stati erogati 76 mutui, per una somma complessiva di 103 miliardi.
Anche il Coni ha usufruito di mutui per circa 36 miliardi. Le erogazioni dell’Istituto del Credito Sportivo hanno fatto registrare un incremento del 24% rispetto al ?98. L’incremento principale ha riguardato in particolare i mutui stipulati dagli enti pubblici, mentre quelli erogati a favore delle Federazioni sportive del Comitato olimpico italiano e dei soggetti privati sono rimasti sostanzialmente invariati: tutto questo dimostra in maniera inequivocabile che l’Istituto per il Credito Sportivo svolge un ruolo fondamentale per il finanziamento degli impianti sportivi pubblici, i cui principali fruitori sono i cittadini. Perciò la banca dello sport non poteva continuare a soddisfare gli appetiti delle banche: il suo scopo è il sostegno finanziario allo sport per tutti promosso dagli enti pubblici.

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