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Ass. Papa Giovanni XXIII: “non approvate le linee guida della 194”

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato dell'associazione

di Redazione

Non condividiamo la proposta di Linee guida presentata dal Ministero alla Conferenza Stato ? Regioni riguardo all?applicazione della Legge 194. Per questo motivo facciamo appello ai rappresentanti delle Regioni e del Ministero di non approvare quel documento.
Innanzitutto ci chiediamo quale è stato il percorso per arrivare alla stesura di questo documento? Chi è stato consultato? Don Oreste Benzi, in una conferenza stampa il 4 settembre scorso a Bologna, aveva presentato una proposta di linee guida elaborata dalla nostra associazione Papa Giovanni XXIII, successivamente avevamo chiesto di presentarle al Ministro Turco, ma non siamo mai stati ricevuti. Non ci risulta che siano state consultate altre associazioni che tutelano i diritti delle donne incinte e dei loro bambini.
Ci chiediamo: quale percorso ha portato a questo testo senza il coinvolgimento delle parti sociali? Quale ragione urgente giustifichi questa proposta a governo sfiduciato e a pochi giorni dalle elezioni?
Per essere un documento che parla di problemi riguardanti le mamme e i bambini, è già sconsolante che la parola mamma non sia usata nemmeno una volta, e del bambino non si faccia alcun cenno.
A leggere il documento sembra che gli unici problemi che può avere una donna che chiede l?aborto siano solo quelli di avere più contraccettivi e di imparare ad usarli meglio. Non si accenna nemmeno al fatto che la mamma potrebbe avere problemi di lavoro, di soldi, di una casa; che potrebbe essere costretta ad abortire dal compagno, dal padrone che la ricatta per il posto di lavoro, dal magnaccia che la vuole tenere sulla strada. Nemmeno una parola sul colloquio iniziale, sull?accoglienza della donna, sulle competenze che deve avere l?operatore che la incontra.
Per fare una vera prevenzione di qualunque fenomeno occorrono 3 cose: tempi, risorse e procedure. Riguardo all?aborto però questi elementi mancano tutti. Non esistono né sono mai esistiti da quando c?è la Legge 194 fondi specifici a sostegno delle maternità difficili: dunque se una mamma ha problemi economici, non ci sono risorse per aiutarla
I tempi per il colloquio che la donna ha al consultorio normalmente sono molto ristretti, attorno ai 20 minuti, mentre per la nostra esperienza un vero colloquio di accoglienza della donna richiede tra 1 e 2 ore secondo le attuali procedure in quasi tutti i consultori l?unico colloquio è fatto da un ginecologo: ma questo operatore non ha le competenze psicologiche, giuslavoriste, legali, ecc. per poter dare orientamenti alla donna in questi aspetti.
Perché di questi aspetti non c?è traccia nel documento? Tutto si riduce ad un?analisi di aspetti sanitari!

La prevenzione all?aborto è quella prevista dall?art. 5 della Legge 194/78: esaminare le possibili soluzioni dei problemi proposti, aiutare la donna a rimuovere le cause che la porterebbero alla interruzione della gravidanza,
metterla in grado di far valere i suoi diritti di lavoratrice e di madre, promuovere ogni opportuno intervento atto a sostenere la donna, offrendole tutti gli aiuti necessari sia durante la gravidanza sia dopo il parto?.
Perché il documento non parte da un?analisi critica sul se sul come è stata svolta la prevenzione fin qui, per trarre utili lezioni? Lo sa il ministro che questo percorso oggi è sistematicamente disatteso? Che in base a un recente studio fatto a Modena intervistando centinaia di donne che avevano abortito, il 57% delle donne ha detto che questo percorso non le è stato proposto?

Perché poi nessuna parola sui bambini, quasi che nell?aborto non ci sia anche la loro vita in gioco? Eppure la Corte costituzionale (ad es. la sentenza 35/1997) dice che la parte preventiva della 194 ha anche il compito di garantire che sia tutelato il diritto alla vita del bambino.

A margine, notiamo che: Il documento ammette molto candidamente che l?aborto oggi in Italia è un mezzo di regolazione delle nascite: ?nel 70-80% dei casi il ricorso all’aborto segue al fallimento/uso scorretto dei metodi per la procreazione cosciente e responsabile?, dunque è un mezzo che si usa se il contraccettivo fallisce e si vuole evitare in tutti i modi che il bambino arrivi a nascere. Anche questo dimostra il totale fallimento della Legge 194, secondo cui (art. 1) ?l?aborto non è un mezzo di regolazione delle nascite?.
Il documento chiede che sia presente un medico non obiettore in ogni distretto sanitario. Come si può raggiungere questo obiettivo? Ci troveremo con concorsi riservati a medici non obiettori? Verrà fatto mobbing sui medici obiettori in servizio? Ricordiamo che il diritto all?obiezione di coscienza è già tutelato da varie sentenze della Corte costituzionale, e che è incostituzionale qualunque canale preferenziale / previlegio ai soli non obiettori.


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