Lo scorso mese di agosto i giornali hanno parlato di un finanziamento statale a favore della Certosa di Pavia (un milione di euro). La notizia ha suscitato in me reazioni contrastanti (in qualità di “erogatore” di contributi per il restauro di beni culturali) e, soprattutto, ha riportato la mia attenzione sui luoghi che conosco da oltre trent’anni.
Se un giorno passi da Pavia, e ti viene in mente di goderti il tramonto sullo sfondo di un dipinto immaginario, sappi che difficilmente proveresti quella sensazione che solitamente una città d’arte riserva al turista. Sì, perché per scovare gli itinerari nascosti dalla sua imponente maestosità perduta, bisogna oltrepassare l’atmosfera di pace apparente che ti invade sin dal primo incontro.
Ad esempio, mentre giungi in macchina da sud, potresti sperimentare l’attraversamento: il ponte scoperto (detto “della Libertà” o “Impero”), con la sua nuova illuminazione artificiale, ti porterà a sfiorare il giorno mentre albeggia, come per annunciarti che qualcosa di importante sta per accadere, proprio alla tua vita. Se non ti arrenderai alla fatica del camminare, ti propongo di inaugurare il tuo tour percorrendo a piedi un lungo viale alberato (*N.Sauro) che culmina all’ingresso di un arco: attraversalo e cerca il corso d’acqua. Passo dopo passo le tue scarpe scopriranno un tappeto di foglie, steso lungo una passerella naturale (*Alzaia), e – senza meta prestabilita – ti condurranno ad una specie di città nella città: abbandona la tua frenetica bussola da terzo millennio, perché avrai il tuo segnale di stop per poter tornare indietro. Questa zona (ora ‘bonificata’) riconcilia l’anima col mondo procurandole ossigeno puro e tangibile, nonostante la brevissima distanza da una nota arteria del ‘cuore’ urbano (*Garibaldi). Come negare, poi, il fascino di altri ‘ponti metafisici’ che potranno traghettarti dagli spazi che trascendono la nostra dimensione di abitanti, fino alla teoria di negozi e ritrovi prediletti dalla ‘movida’ giovanile. Se potessi, proverei ad accompagnarti io stesso tra strade a forma di eSSe ed altri angusti capricci architettonici: partendo dall’Orto Botanico, incroci per un brevissimo tratto il quartier generale della musica classica (*Volta) per introdurti in quella stradina (*Spallanzani) che costeggia il muro di cinta un’illustre dimora per studenti dell’ateneo ticinense (“il Ghislieri”). Non appena la vista di tre altissime torri avrà occupato il tuo orizzonte, fèrmati nel grande cortile (“Teresiano”) ed immaginalo pieno di gente che – seduta per terra – diventa un orecchio solo ed un occhio solo estasiandosi davanti all’ ensemble jazz che anima la notte di mezzo maggio.
In un posto come Pavia il silenzio incanta, e questo non ha nulla a che vedere con il fiume o la nebbia, che in realtà sono semplici pretesti a servizio del grande Narratore (hai mai visto il film “Fantasma d’amore”?).
(*) Denominazione delle vie, dei viali e dei corsi.
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