Il 5 dicembre si avvicina. Per me è una data importante, carica di significati. La sera di quel primo giovedì di dicembre, infatti, salirò sul palco dell’auditorium del Pime, a Milano, e sarò molto emozionato. Avrò il compito di presentare Alberto Bertoli, il figlio del grande Pierangelo. Lui sarà lì, con la sua band di bravi rockers emiliani, pronto a cantare le sue canzoni, belle, ma soprattutto i tanti successi di suo padre, che per una sera torneranno tutti in fila, come avveniva anni fa, quando i fans di Pierangelo non si perdevano una data, e conoscevano a memoria i testi, e li ripetevano saltando sotto il palco, mentre, lui, in sedia a rotelle o su uno scomodo sgabello, dava tutto se stesso, con quella voce irripetibile, corde vocali calde e pastose, sulle quali si era depositato il catrame di mille sigarette.
“Certi momenti”, “Eppure soffia”, “Pescatore”, “A muso duro” fanno parte della mia vita, non solo musicale. Mi riportano con precisione a situazioni importanti della mia esistenza, persino alle scelte di impegno, rese più sicure e convinte proprio dall’esempio di questo amico a rotelle, schietto e di parole nette e spesso dure, che non faceva sconti, tanto meno a se stesso. Io sono stonato, e questo è un grande cruccio, ma pazienza. Farò finta di cantare anche io, quando Alberto ripercorrerà il lungo affresco di ricordi sonori. Alberto Bertoli è bravo, e orgoglioso di essere figlio di un padre così ingombrante in un mondo, come quello della canzone, che smette ben presto di ricordare e di conservare. Sarà un bellissimo concerto. Ne abbiamo parlato in Ledha, la Lega dei diritti delle persone con disabilità, pochi giorni fa. Questo è il video che abbiamo realizzato in pochi minuti di Conversazione con Alberto Bertoli.
Il fatto è che questo concerto ci aiuta a sostenere una campagna forte, quella sui diritti delle persone con disabilità, che abbiamo avviato in questi mesi, dopo aver constatato come molto spesso le famiglie ci chiedano di difendere i diritti ricorrendo alla magistratura, denunciando le violazioni delle leggi, le inadempienze, le ingiustizie, le discriminazioni. “I diritti non si pagano… ma costano!”: uno slogan quasi ironico, ma è la verità. I diritti fanno i conti con le spese legali, e anche con la necessità di avere competenze forti, disponibilità ad ascoltare, a istruire un procedimento, a trovare l’avvocato in gamba che farà poi la sua parte in tribunale, nei tempi che conosciamo. Molto spesso si vince, ma il prezzo che si paga è elevato, e l’organizzazione di questa tutela legale, fiore all’occhiello di Ledha, richiede risorse che non bastano mai. Ecco perché ho scelto, assieme agli amici di Ledha, anche questa strada pubblica del coinvolgimento dei volontari, degli amici, dei sostenitori. Ecco perché il 5 dicembre per me sarà una serata importante, quasi uno snodo, dopo questi primi mesi di impegno quale presidente di Ledha. Ci sono 600 biglietti da vendere, a 20 euro l’uno. Non una grande cifra, specie se si pensa alla qualità artistica e sentimentale della serata. Ma non è il nostro lavoro quello di fare gli impresari. E quindi mi rivolgo anche ai lettori di FrancaMente per chiedere una mano. C’è bisogno, al di là della somma che riusciremo a mettere insieme, di non sentirsi soli, di respirare la solidarietà e la condivisione di tutti.
Pierangelo non si tirava mai indietro quando gli veniva chiesto di suonare per solidarietà o per una buona causa. Il figlio Alberto fa la stessa cosa, con semplicità e professionalità. “E non so se avrò gli amici a farmi il coro o se avrò soltanto volti sconosciuti, canterò le mie canzoni a tutti loro e alla fine della strada potrò dire che i miei giorni li ho vissuti”. Già.
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