Diseguaglianze
Asili nido, si rischia di perdere 17.400 posti sulle previsioni del Pnrr
L'Ufficio parlamentare di bilancio ha studiato i dati della piattaforma ReGiS sulla realizzazione dell'intervento previsto su nidi e scuole per l'infanzia. Solo il 3% dei progetti risulta concluso. Spesi solo 816,7 milioni dei 3,24 miliardi delle risorse del Piano. Ma nonostante tutto l'81,4 per cento dei territori senza asili, continuerebbe a non averlo
L’Ufficio parlamentare di bilancio lancia l’allarme sullo stato di attuazione dei progetti per il potenziamento dell’offerta degli asili nido e delle scuole dell’infanzia. C’è il rischio di perdere 17.400 posti rispetto all’obiettivo di 150.480 nuovi posti complessivi previsti dal Pnrr (già rimodulati al ribasso rispetto al target iniziale di 264.480 unità in seguito alla revisione di fine 2023) e finanziati nel complesso con 4,57 miliardi, dei quali 3,24 del Pnrr e la parte restante nazionali.
Le criticità
Secondo lo studio, basato sui dati della piattaforma ReGiS aggiornati al 9 dicembre 2024, si registrano delle criticità nella realizzazione dell’intervento nonostante l’indiscussa centralità che i servizi per i più piccoli hanno nel contenere il calo demografico, diminuire i divari fra territori e favorire la parità di genere e l’occupazione femminile. È noto, del resto, che sin dalle battute iniziali del Piano nazionale di ripresa e resilienza sono emerse difficoltà nell’adesione da parte dei Comuni, specie del Meridione.
Concluso solo il 3% dei progetti
A causa delle gravi carenze strutturali è stato necessario ripetere più volte le procedure di assegnazione dei fondi. Difficoltà che hanno finito col riflettersi sullo stato di avanzamento dei 3.199 progetti censiti.
Al momento sono fermi al 25,2% di spesa delle risorse messe in campo. Secondo il cronoprogramma finanziario, infatti, risultano effettivamente utilizzati solo 816,7 milioni dei 3,24 miliardi delle risorse del Pnrr (di queste 1,7 miliardi avrebbero dovuto essere spese entro il 2024). I rimanenti 2,4 miliardi dovranno ricadere dunque nel prossimo biennio. Quanto alla realizzazione vera e propria, sebbene la quasi totalità degli interventi avviati nel 2020 o nel 2021 sia nella fase esecutiva, solo circa il 3% dei progetti risulta concluso.
Entrando nel dettaglio delle singole macroaree si osserva un andamento differente nelle fasi di avanzamento dei progetti. Nel Centro Italia e nel Settentrione si segnala una leggera prevalenza di progetti in esecuzione (rispettivamente 72,7 e 70,9%) rispetto al Mezzogiorno (69%). È nel Nord tuttavia che si registra la quota maggiore di progetti (18%) nella fase conclusiva. Restano dunque incertezze sul conseguimento dell’obiettivo Pnrr sia in termini quantitativi che temporali (giugno 2026).
I quattro scenari
L’Ufficio parlamentare di bilancio a tal proposito ha elaborato quattro scenari. In quello più favorevole, la distanza dall’obiettivo dei 150mila posti sarebbe marginale, circa 500 posti, fino a salire a circa 26mila posti in quello meno favorevole. Nella stima che introduce le minori correzioni rispetto ai dati dichiarati, lo scarto, come anticipato, sarebbe pari a circa 17.400 posti.
L’authority ha provato a fare i conti anche rispetto agli impegni (meno ambiziosi del Pnrr) previsti dal Piano strutturale di bilancio (Psb) e cioè l’obiettivo di copertura del 33% su base nazionale e almeno del 15 su base regionale per gli asili nido. Ebbene, nello scenario meno favorevole, in Italia si arriverebbe, sempre nel 2026, a un tasso di copertura del 36,1 per cento e a livello regionale il valore minimo, pari al 24 per cento, si avrebbe in Sicilia. In quello più favorevole, la copertura nazionale sarebbe del 37,6%, superando il 33% in tutte le regioni, a eccezione di Campania e Sicilia.
Le disuguaglianze all’interno delle regioni resteranno
Lo studio, in conclusione, rileva che nel complesso la piena realizzazione degli interventi finanziati dall’Europa, ridurrebbe i divari «tra le regioni meridionali e quelle del Centro-Nord ma, nonostante il cambio di strategia nell’assegnazione dei fondi, aumenterebbe le disuguaglianze nell’offerta di questi servizi pubblici all’interno delle regioni stesse». Soprattutto, l’81,4% dei territori che non aveva alcun asilo continuerebbe a non averlo.
In apertura bambini in un nido, foto di Riccardo Venturi/Ag. Sintesi
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