Famiglia

Asili Nido: proposta Ds “un unico processo formativo”

La proposta diventa pdl di iniziativa popolare, una raccolta firma partira' dal 16 dicembre prossimo

di Giulio Leben

Un unico processo formativo ”da zero a sei anni”, con gli asili nido inseriti, insieme alle scuole per l’ infanzia, nel sistema educativo pubblico nazionale, con servizi integrativi articolati e flessibili, e lo Stato che partecipa insieme a Regioni ed enti locali alla definizione di un Piano nazionale: e’ la ”rivoluzione” del sistema educativo dell’ infanzia ideata dai Democratici di sinistra, che ne hanno fatto una proposta di legge di iniziativa popolare per la quale sara’ avviata il 16 dicembre la raccolta di firme. La proposta, che sara’ ufficialmente presentata il 2 dicembre in occasione del deposito in Cassazione della pdl, parte da un presupposto fondamentale, come spiega Anna Serafini, responsabile Ds infanzia e adolescenza: ”il diritto di ogni bambina e bambino all’ educazione, alla vita di relazione, al gioco e alla cura”. Obiettivo finale, raggiungere entro il 2010 la copertura del 33% di bebe’ negli asili nido e del 90% di bambini nelle scuole per l’infanzia. Una bella sfida, considerando che attualmente solo il 7,4% degli italiani dai 3 mesi ai 3 anni frequenta i nidi (media nazionale), con un divario enorme tra il Nord, che oscilla tra il 7,2% e il 18,3% e il Sud, dove si va da un minimo dell’ 1,9% a un massimo del 6,4% di posti nido. Medie che pongono l’ Italia al terzultimo posto, in Europa, dopo Spagna e Grecia. UNICO PROCESSO 0-6 ANNI – Punto di partenza del progetto e’ la continuita’ tra asili nido e scuole per l’infanzia. I nidi costituiscono ”il primo livello educativo, organizzato in autonomia e in continuita’ con le scuole dell’infanzia e devono rispettare la personalita’, i ritmi di crescita dei piu’ piccoli, promuovendone la creativita”’. A loro volta, le scuole per l’infanzia sviluppano l’ azione educativa avviata dai nidi e dagli altri servizi per la prima infanzia, realizzando il passaggio alla scuola primaria. I nidi, come le scuole per l’infanzia, diventano percio’ parte integrante del sistema educativo e formativo pubblico nazionale e non rientrano piu’ tra i servizi pubblici a domanda individuale, ‘svincolandosi’ quindi dall’ esclusiva competenza delle Regioni. LE COMPETENZE – Allo Stato spetta fissare i principi e i livelli essenziali; le Regioni governano la programmazione regionale, distribuiscono agli enti locali le risorse pubbliche, si occupano degli aspetti organizzativi e stabiliscono gli standard qualitativi; i Comuni individuano i bisogni sul territorio e si fanno garanti del sistema di certificazione secondo gli standard fissati dalle Regioni, definiscono le modalita’ di funzionamento delle strutture, coordinano i soggetti responsabili che operano nel territorio. Tutti e tre concorrono a definire un ‘Piano nazionale per lo sviluppo delle strutture educative” di durata quinquennale. Ogni anno, inoltre, il Ministero dell’istruzione concorda con Regioni ed enti locali la relazione sullo stato di attuazione della legge, da presentare in Parlamento. L’ARTICOLAZIONE – Il progetto targato Ds prevede un sistema ”articolato, flessibile e differenziato secondo le esigenze delle famiglie”, che vede, accanto al nido ‘classico’, una serie di servizi integrativi (ad esempio spazi per il gioco al di fuori dell’ orario del nido o centri per i genitori) e di servizi innovativi e sperimentali, tra i quali rientrano i nidi aziendali. Possono essere anche privati, ma con l’ obbligo della certificazione da parte del Comune. ”Il nido deve essere un luogo dove si esercita il diritto del bambino alla socializzazione, una sorta di famiglia allargata” spiega Serafini, per rispondere ai bisogni di una realta’ in cui le famiglie sono sempre piu’ isolate e i figli sempre piu’ ‘unici’. GLI EDUCATORI – Altro aspetto importante del progetto e’ quello degli educatori, che a regime dovranno essere tutti laureati: la proposta prevede una ”adeguata relazione quantitativa tra insegnanti e bambini’, la presenza di un coordinamento pedagogico per garantire la qualita’ educativa, un ”costante impegno degli enti pubblici e dei soggetti gestori” per la formazione permanente del personale. LE RISORSE – Un sistema, quindi, che prevede un grande sforzo finanziario, con investimenti sostanziosi per creare una rete adeguata di strutture per l’ infanzia, oggi piuttosto carente. Per questo viene istituito un fondo speciale, che potrebbe chiamarsi ‘Fondo dei diritti dell’ infanzia’. Marginale, invece, la partecipazione economica delle famiglie, prevista soltanto per i servizi non educativi, sempre in rapporto al reddito e comunque mai superiore al 30% dei costi unitari medi di gestione. In caso di famiglie particolarmente disagiate, i servizi sono completamente gratuiti. Uno degli assunti principali della proposta e’ infatti che ”tutte le famiglie, indipendentemente dalla provenienza sociale, culturale ed economica, hanno diritto a essere sostenute nella cura e nella responsabilita’ educativa”. Per promuovere la raccolta di firme a sostegno della pdl (il minimo richiesto e’ di 50 mila), il partito sta per avviare una campagna dal titolo ‘Fai camminare i diritti – piu’ asili nido’, accompagnata dalla fotografia di quattro gambe, in primi piano quelle di un bebe’ ai primi passi e dietro quelle dell’ adulto che lo sorregge.


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