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Asili nido, grazie al governo si rischia un passo indietro

Livia Turco commenta la situazione della legge sugli asili nido ferma alla Camera

di Livia Turco

La legge di riforma degli asili nido è sparita dall?ordine del giorno dei lavori della Commissione affari sociali della Camera. Eppure tutti avevano a cuore gli asili nido. Tutti si sono precipitati a presentare disegni di legge. Anche l?onorevole Mussolini che, pur essendo componente della Commissione affari sociali della Camera, già nella precedente legislatura non si era mai vista in Commissione. La legge, su iniziativa dell?opposizione e con il concorso di tutti i gruppi, sarebbe dovuta arrivare in aula il 26 novembre ed essere approvata prima della legge finanziaria. Purtroppo questo non è avvenuto e non avverrà. La responsabilità ricade interamente sul governo che, facendo una pesante prevaricazione e un atto di arroganza nei confronti del Parlamento, ha imposto di attendere il suo disegno di legge facendo perdere molto tempo e facendo sparire, per il momento, il disegno di legge dall?iter parlamentare. Ma oltre a questo ciò che mi colpisce e amareggia è il contenuto del disegno di legge del governo.
Un testo deludente che non risolverà nessuno dei problemi che vivono le famiglie con figli e che contiene anche aspetti pericolosi. La legge, entrando in materia di competenze regionali, sulla base del federalismo si limita a indicare gli standard che devono avere i servizi degli asili nido. Lo Stato non è tenuto a finanziare il servizio di asilo nido, al di fuori dei 300 miliardi di lire che già sono stanziati; si scrive infatti ?che lo stato può finanziare?, anziché prevedere ?lo Stato finanzia?. Inoltre, il testo del governo non compie la scelta che motiverebbe il superamento della legge 1044, quella che adesso è in vigore. Vale a dire la previsione del nido come servizio educativo finalizzato al bisogno del bambino a socializzare e a stare bene con gli altri bambini. Un servizio che dovrebbe essere rivolto a tutti i bambini e non soltanto ai figli delle mamme che lavorano. Dunque non più un servizio assistenziale per la madre che lavora. Ciò che concretamente definisce questo mutamento dell?asilo nido sta nella qualità del servizio che deve essere garantito sia dalla figura professionale sia dal coinvolgimento delle famiglie nella definizione dei programmi educativi e dagli standard relativi alla gestione del nido stesso. Ebbene di tutto ciò, di questi tre elementi fondanti della qualità del servizio, non si trova traccia nel testo del governo. C?è, dunque, il rischio concreto di tornare agli asili nido come custodi dei bambini nei luoghi di lavoro.
Mi auguro pertanto che il governo decida di rispettare il Parlamento, di consentire un dibattito vero che parta dai testi già presentati da tempo, tra i quali uno importante presentato dall?onorevole Buratti Procaccini della maggioranza stessa, un dibattito che consenta di licenziare un testo che sia davvero all?altezza delle esigenze e delle domande delle famiglie e che consenta di fare un salto culturale trattandosi appunto di diritti dell?infanzia.

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