Famiglia

Asili nido, a sud sono un miraggio

I dati dell'indagine del Politecnico di Milano per Civicum: Italia a due velocità e lontana dall'Europa

di Antonietta Nembri

Asili nido: la “sfortuna” di nascere al Sud. Con questa frase Civicum sintetizza i risultati di un focus che ha analizzato la reale possibilità di utilizzare questi servizi in diciannove comuni italiani da Bolzano a Palermo. E il risultato è per certi versi sconfontante. L’indagine è stata effettuata dal Politecnico di Milano per conto di Civicum.

Uno dei primi dati che balzano all’occhio è la spesa: sono oltre 1.500 gli euro erogati per ogni bambino dai Comuni del Nord contro i 577 spesi per quelli che vivono a sud di Roma. «Una realtà dai contorni sudamericani» scrive Civicum che aggiunge «Napoli e Palermo, Comuni che spendono complessivamente meno per gli asili nido, sono tuttavia anche quelli che hanno i costi di gestione più alti: 12mila euro, il 30 per cento in più della media nazionale».
I bambini tra zero e tre anni, potenziali fruitori degli asili nido, rappresentano il 3,5% della popolazione. I Comuni più giovani sono Napoli e Palermo, in cui gli under 3 anni superano il 4% della popolazione, il meno giovane è in assoluto Cagliari, dove sono appena il 2,5%: l’analisi ha rilevato tuttavia che non vi sono differenze significative nella presenza di infanti nelle tre macroaree geografiche del paese (nord, centro, sud e isole).

A livello nazionale i piccoli che hanno la possibilità di frequentare un nido comunale o convenzione sono il 14,6%: l’obiettivo europeo è fissato nel 30%. Una percentuale che però scende drasticamente in quei comuni che hanno una minor efficienza gestionale: è solo del 3,6% a Palermo e del 2,9% a Napoli; più in generale, l’Italia meridionale e insulare è caratterizzata da una disponibilità di posti del 7,8%, sensibilmente inferiore alla media nazionale. Bologna (27,6%) e Firenze (24%) non sono invece così lontane dai target comunitari. Ma anch’esse, presentano una disponibilità del servizio inferiore a quella di alcune realtà europee, come Berlino (che supera il 40%) o Madrid (oltre il 35%).

Tra gli elementi di qualità del servizio rientra il numero di bambini seguiti da ciascun educatore. Se in media ogni 100 posti in asili nido comunali ci sono 22 educatori il dato oscilla dalla punta massima di Cagliari (oltre 40 per 100 bimbi) al minimo di Campobasso con soli 11 educatori. Potenza, insieme a Napoli, presenta anche i valori peggiori in termini di disponibilità oraria; il nido è aperto solo 7 ore, contro le 10,5 di Milano, Brescia, Firenze, Bolzano e Bologna e le 11 ore di Trento. Tra i dati analizzati anche il costo del servizio per l’utente e al di là dell’esistenza di diverse fasce contributive e delle articolazioni delle tariffe si notato sensibili differenze: una famiglia di 3 persone con un reddito lordo di poco inferiore a 45.000 euro/anno spende circa 400 euro/mese a Trento e a Bolzano, ne spende solo 100 a Napoli e meno di 150 a Roma. Interessante notare anche come varia la copertura dei costi a carico dell’utente: a fronte di una media nazionale del 22%, si passa dal 4% di Bologna al 66% di Novara (la fonte di questi ultimi dati è Cittadinanza Attiva).

Insomma, per l’offerta di servizi ai bambini da 0 a 3 anni il panorama italiano oltre a essere molto variegato è anche sconfortante non solo nel raffronto con gli obiettivi europei, ma anche nel paragone tra le diverse aree geografiche sia per disponibilità di posti, per costi di gestione e orari di apertura.


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