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Asgi: “La Corte costituzionale apre il servizio civile a tutti gli stranieri residenti”

L'organo giudiziario si è espresso in modo netto e inequivocabile dichiarando illegittimo il comma in cui si limitava l'accesso alla candidatura: "Viene così superata del tutto la chiusura ai giovani che vengono da fuori e valorizzato il loro apporto", specifica l'avvocato Alberto Guariso, che aveva promosso il primo ricorso nel 2011. Il servizio civile può ora diventare anche uno strumento per rilanciare la battaglia della Legge sulla cittadinanza

di Daniele Biella

“Abbiamo avuto ragione su tutti i fronti e la sentenza della Corte costituzionale lo conferma. Grazie a quel primo ricorso dell’ottobre 2011 di un 26enne pachistano escluso dal servizio civile nonostante i 15 anni di vita in Italia, oggi non c’è più alcuna limitazione per i giovani stranieri: possono svolgere l’anno di servizio civile al pari degli italiani”. L’avvocato Alberto Guariso è ovviamente raggiante nel commentare le forti e indiscutibili parole con cui il più alto organo giudiziario italiano pone fine all’impasse dell’apertura agli stranieri del servizio civile nazionale in Italia e all’estero. In particolare, nel punto 4.1 – il testo è redatto da Giuliano Amato, due volte presidente del Consiglio, oggi giudice costituzionale – prima di dichiarare l’illegittimità costituzionale dell’articolo in questione (art. 3 comma 1 del decreto legislativo del 2002 che regola il servizio civile), si legge: “L’esclusione dei cittadini stranieri dalla possibilità di prestare il servizio civile nazionale, impedendo loro di concorrere a realizzare progetti di utilità sociale e, di conseguenza, di sviluppare il valore del servizio a favore del bene comune, comporta dunque un’ingiustificata limitazione al pieno sviluppo della persona e all’integrazione nella comunità di accoglienza”.

Nell’accogliere più che positivamente la sentenza, Guariso sottolinea un passo ulteriore: “La Corte pone una questione interessante, perché apre il servizio a tutti gli stranieri residenti, non solo le categorie individuate dal Governo all’indomani delle sentenze dei Tribunali e del Consiglio di Stato. Ovvero, a tali categorie – i lunghi soggiornanti, i rifugiati, i comunitari – si possono aggiungere tutte le altre dai prossimi bandi”. Un aspetto molto significativo che si pone a fianco di un’altra potenziale novità che può nascere dalla sentenza della Corte: ci sono tutti gli elementi perché le parole di apertura della Corte portino beneficio anche al traguardo della legge sulla cittadinanza, perché una persona straniera che ha fatto servizio civile, difendendo la patria per cui vorrebbe essere cittadino, ha ancora più diritto di diventarlo”. Una lettura importante perché potrebbe radicalmente smuovere una legge che è da anni al palo – nonostante l’incisiva campagna L’Italia sono anch’io – e che almeno mezzo milione di stranieri, in particolare giovani, sta aspettando da anni.

“La sentenza della Corte Costituzionale rappresenta una vittoria e un’opportunità di integrazione fondamentale per i cittadini stranieri e di formazione alla cittadinanza, e riconosce i diritti degli stranieri a prescindere dalla cittadinanza italiana, restituendo dignità a chi emigra in un altro Paese. Auspichiamo adesso che anche la Riforma del Terzo Settore e del Servizio Civile universale, in esame al Senato, confermi e rafforzi questa scelta”, sono le parole di Pietro Barbieri, portavoce del Forum nazionale del tero settore. Anche Licio Palazzini, presidente della Cnesc, Conferenza nazionale degli enti di servizio civile, esprime soddisfazioner per il fatto che “la Corte abbia confermato la collocazione dell’istituto del servizio civile nell’ambito del concetto di «difesa della Patria», affermando che il dovere di difesa della Patria non si risolve soltanto in attività finalizzate a contrastare o prevenire un’aggressione esterna, ma può comprendere anche attività di impegno sociale non armato”.

Dal punto di vista istituzionale è intervenuto Luigi Bobba, sottosegretario governativo al servizio civile: “La decisione della Consulta è inoltre una conferma del percorso amministrativo che, già dall’ottobre dello scorso anno, il Dipartimento ha seguito nella emanazione dei bandi di selezione di volontari in servizio civile nazionale. Sono convinto che il Parlamento saprà tenere nella giusta considerazione questa decisione della Corte Costituzionale nella discussione al Senato del ddl di riforma del Terzo Settore del Servizio Civile Nazionale”.

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