Mondo

Ascolteranno Barroso?

Il presidente Ue ha lanciato la proposta. Ora la palla passa ai paesi europei. E al G20

di Joshua Massarenti

«Scocca l’ora di Tobin Hood», è il titolo di copertina del numero di Vita in edicola. Dopo la proposta di Barroso ci sarà spazio per la Tobin Tax al prossimo G20 di Cannes? E lo sapevate che ci sono ben 23 paesi in cui una tassa sulle transazioni finanziarie è già una realtà? Il servizio di copertina comprende anche un editoriale di Leonardo Becchetti e un intervento di Marco Vitale sulla delusione di Obama, presidente che si è allineato ai diktata di Wall Street. In anteprima l’articolo di apertura di Joshua Massarenti da Bruxelles.

 

Barroso ha lanciato il sasso e ora?

Negli ultimi tre anni gli Stati membri, anzi dovrei dire i contribuenti, hanno concesso al settore finanziario aiuti e garanzie per un importo di 4,6 miliardi di euro. È giunta l’ora che il settore finanziario debba sdebitarsi con la società». Queste parole, pronunciate il 28 settembre scorso dal presidente della Commissione europea, José Barroso durante il suo discorso sullo Stato dell’Unione, sono diventate la colonna sonora degli Stati europei favorevoli all’adozione un sistema comune di tassazione sulle transazioni finanziarie (TTF), molto simile alla cosiddetta Tobin tax. La Germania e soprattutto la Francia, che guida la presidenza di turno del G20, intendono ribadire nella prossima riunione delle venti nazioni più potenti del mondo – in programma a Cannes il 3 e 4 novembre – la necessità di accettare la proposta della Commissione Ue. «Chi potrà mai contestare la legittimità di chiedere un contributo al settore finanziario?», ha dichiarato il presidente francese, Nicolas Sarkozy alla vigilia del Summit.

Ma in cosa consiste la proposta di Barroso? Per ridurre il rischio “turbative dei mercati”, la Commissione ha proposto di applicare un’imposta «molto contenuta», indicando un’aliquota fiscale minima per la negoziazione di obbligazioni e azioni pari allo 0,1% e pari allo 0,01% per i prodotti derivati. Si tratta di livelli minimi di una tassazione già applicata in nove Stati membri, tra cui Belgio, Francia, Gran Bretagna, Grecia, Irlanda, Polonia e Romania. Dal canto loro, gli Stati membri sarebbero liberi di applicare tassi più elevati. Secondo i calcoli della Commissione, la tassa potrà assicurare un gettito annuo di circa 55 miliardi grazie a prelievi presso le banche, le Borse e i fornitori di servizi finanziari sulla base di un principio di residenza che esclude ogni tipo di transazione registrata da un’istituzione finanziaria situata al di fuori dello spazio Ue, ma non il luogo dove si svolgono le transazioni. L’adozione di un’aliquota minima e del principio di residenza mira a scongiurare i rischi di delocalizzazione delle transazioni su mercati finanziari extraeuropei (…).


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