Forse il suggerimento può apparire demagogico. Ma è anche un ottimo antidoto quando si eccede col design delle politiche e con l’iperdefinizione dei modelli teorico concettuali. Ed inoltre non è male neanche come soluzione ai momenti di crisi. Lo stanno mettendo in pratica un pò tutti, sia l’imprenditorialità sociale vecchio stile sia gli innovatori sociali rampanti. Sempre più cooperative sociali scendono in piazza per svelarsi alla pubblica opinione e per sollecitare quella comunità che spesso viene evocata nei loro statuti e dichiarazioni di missione, ma che si fatica a riconoscere come protagonista nei servizi, soprattutto in veste di coproduttore e di fattore di legittimazione. E quindi ecco un fiorire di feste, festival, road show approfittando anche della stagione estiva. Il welfare municipale arranca tra tagli lineari e stentata implementazione del federalismo, mentre quello aziendale è in fase di prove tecniche di trasmissione. Nel frattempo meglio sintonizzarsi sui bisogni delle persone e delle famiglie attraverso un dialogo diretto senza intermediazioni di accreditamenti, livelli standard, appalti, ecc. Lo ha capito, tra le altre, la Coccinella, una cooperativa sociale trentina che il prossimo luglio organizzerà una bella due giorni dedicata alla narrazione infantile attraverso i linguaggi dell’arte coinvolgendo piccoli e grandi in un contesto di produzione culturale che sta fuori la logica della prestazione di servizio. Ma lo hanno capito anche gli innovatori sociali che proprio allo zenith della loro istituzionalizzazione con tanto di sito tematico della Commissione Europea, pensano bene – davvero bene – di organizzare una social innovation competition a Napoli per premiare nuove idee al servizio della città. Una bella sfida, rivolta anche ai critici che sostengono il carattere vago e impalpabile delle politiche e delle pratiche di innovazione sociale. A Napoli, soprattutto di questi tempi, alla sfida non ci si potrà sottrarre.
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