Volontariato

Artisti e non profit. Un evento. Sabine ha appeso i giornalisti al muro

Francese, 28 anni, Sabine Delafon ha costruito la sua mostra facendo “creare” una redazione: quella di Vita. Che è stata al gioco. Una performance fuori dall’ordinario.

di Marina Mojana

Prima di lei c?erano stati artisti che avevano usato i giornali come soggetti delle loro opere (maestro in questo è stato Andy Warhol). Ma lei è certamente la prima a usare, in questa stessa funzione, i giornalisti. Un evento curioso e da non perdere quello proposto da Sabine Delafon, francese, 28 anni, protagonista di una mostra davvero fuori dall?ordinario che sino al 12 luglio si può ammirare allo Spazio Vita, in via Marco d?Agrate 43 a Milano. Anzi più che ammirare, si deve viverlo: In-Vita-tion (alla francese) è infatti il titolo di questa mostra performance. Un gioco di parole con cui Sabine Delafon invita a scoprire la sua ricerca svolta sulle identità dei giornalisti di Vita. È un lavoro a molte mani, nel quale lei però ha tenuto una regia discreta ma lucidissima. E anche il visitatore sarà coinvolto in questo ?gioco? e invitato a lasciare la propria traccia disegnando sul cartoncino dell?invito, che il giorno dell?inaugurazione sarà firmato dall?artista stessa. Ma chi è Sabine Delafon? Ha frequentato l?Istituto europeo di design a Torino (da 10 anni infatti vive in Italia) e si è specializzata in fotografia. Espone dal 1998. La conobbi quasi un anno fa. Aveva lunghi capelli castani e parlava poco, pallida e assorta sembrava immersa in suo mondo interiore molto profondo e segreto, ma a dire per lei erano gli occhi, sempre attenti a osservare la realtà e aperti sul suo mistero. La figura esile e la dolcezza dei modi stridevano però con le sue opere: immagini fotografiche dure, dirette, quasi inquietanti, atmosfere tristi e dall?aria pesante. Sabine è una domanda ossessiva di significato e la sua arte è uno strumento di conoscenza del proprio essere, un tentativo di creare legami tra gli uomini davanti al loro destino. Due mesi dopo le diedi appuntamento a Torino, per invitarla a creare per Vita un lavoro a favore dell?associazione Arché. Cercavo tra la folla una ragazza dai capelli lunghi e castani e avevo di fronte un maschietto dai capelli cortissimi e biondi. Rischiai di non riconoscerla e di bucare l?appuntamento. A Sabine piace intervenire sulla propria immagine e fotografare il proprio volto che cambia: in più di dieci anni ha scritto la sua storia personale in numerosi autoscatti: “Per me ci sono sempre parole dentro (?) sono tante parti di me stessa che vorrei fare diventare un?unica cosa, una persona”, ha dichiarato in occasione della sua mostra Unité, svoltasi due anni fa da Massimo Carasi di Mantova. Per Sabine l?arte è gesto, memoria, ma anche dono e sorpresa. A sostenere l?attività dell?associazione Arché andrà il 50% del ricavato della vendita di una fotografia, scattata da Sabine a un bambino alcuni anni fa, un?immagine alla quale la Delafon è particolarmente legata e mai aveva pensato di metterla in vendita. Di grande formato (cm. 100 x 70), stampata su alluminio e tirata in tre esemplari, sembra suggerire che ogni vita, anche la più piccola e insignificante, è una sorpresa, un invito e una risposta.


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