Politica

Articolo 18? “Roba da pazzi”

Bersani stoppa la Fornero, tregua sul lavoro che non c'è

di Franco Bomprezzi

Rientra per il momento la bufera sull’articolo 18 e la possibilità di licenziare da parte delle imprese, anche perché le notizie sulla recessione incombente spostano immediatamente l’attenzione sul tema opposto, ossia come garantire il lavoro e come creare nuove opportunità di occupazione, dopo il varo della manovra “salva Italia” che oggi passa definitivamente in Senato.

“Stipendi, 10 anni in perdita” titola in prima il CORRIERE DELLA SERA. Nelle prime pagine il tema del lavoro, e sempre in prima parte una lettera di Pietro Ichino: “Il lavoro e i veti che non aiutano”, che prosegue a pagina 45. Intanto le notizie. Apertura di pagina 2: “Articolo 18, no di Bersani. E Fornero frena”. Scrive Maria Antonietta Calabrò: “È «roba da matti toccare l’articolo 18 quando il problema è entrare nel mondo del lavoro, non uscirne» dice il segretario del Pd Pier Luigi Bersani. E ancora: «È assurdo che si crei occupazione licenziando». «Il governo», aggiunge, «lo capirà, lo dovrà capire, altrimenti…». Passano poche ore, e il suo «stop» Bersani lo ripete pari pari e di persona al premier Monti, durante un incontro nel pomeriggio a Palazzo Chigi. «Noi siamo leali, ma anche trasparenti». E Monti ha deciso di raffreddare la polveriera dell’articolo 18 che, sostiene, è un tema ma «non è centrale» nella riforma del mercato del lavoro. Tutto ciò si è trasformato di lì a poco in «una frenata» pubblica del ministro del Welfare, Elsa Fornero, durante la registrazione della puntata di ieri sera di «Porta a Porta». «Non ho in mente ora nulla in particolare che riguardi l’articolo 18», ha spiegato Fornero: «Vogliamo lasciar stare l’articolo 18? Sono pronta a dire che neanche lo conosco. Prima emergenza è l’occupazione. C’è tanto da fare nel mercato del lavoro, l’articolo 18 arriva per ultimo», assicura ancora il ministro precisando che comunque quando sarà il momento intende parlare della questione con tutti, «persino con Camusso» e che «il governo non farà la riforma del mercato del lavoro con il terrore»”. Antonella Baccaro intervista l’ex ministro del lavoro Tiziano Treu: “«Precari e disoccupati sono le vere priorità. Non i licenziamenti». Interessanti questi passaggi: “Il senatore Tiziano Treu (Pd), che da ministro del Lavoro inaugurò il tema della flessibilità, raccomanda «nervi saldi» e «gradualità»: «Ci sono tante cose da fare sul tema dell’occupazione». Anche per lei l’articolo 18 è un tabù? «Mi considero uno che non ha tabù, io stesso presentai, a suo tempo, una modifica in chiave tedesca all’articolo 18. Però noi riformisti del Pd ci aspettiamo che il governo segua una certa sequenza nell’assumere provvedimenti, dopo che abbiamo ingoiato questa manovra necessaria». Che tipo di sequenza? «Ora servono i provvedimenti per la crescita. Si deve aprire un confronto con i sindacati e, nel frattempo, speriamo ci siano i segni di ripresa. Dobbiamo prima affrontare la mancanza di ammortizzatori sociali per coprire chi è malmesso: due milioni di persone senza nessuna tutela, come ha detto Draghi». Lei è per il sistema «danese»? «Non sarà la Danimarca, sarà qualcosa di meno, ma devono essere ammortizzatori dinamici, non pura assistenza. Devono riguardare i più giovani e quelli di 55 anni e rotti che non vedono più la pensione, che si è spostata in avanti. Servono politiche di active aging in tutta Europa»”. E infine un passo della lettera di Ichino: “Un altro tema caldo, anzi caldissimo, sollevato a sproposito per chiudere il discorso prima ancora che si apra, è quello dell’intangibilità dell’articolo 18 dello Statuto, come chiave di volta della protezione della libertà e della dignità dei lavoratori. Ora, la questione che il ministro del Lavoro ha posto nella sua intervista al Corriere è proprio quella del come voltar pagina rispetto a una situazione che vede le nuove generazioni per lo più escluse da quella protezione. E tutti i progetti di riforma oggi sul tavolo prevedono che per questo aspetto — cioè in particolare quello della tutela antidiscriminatoria — il campo di applicazione dell’articolo 18 venga esteso a tutta la vasta area di lavoro sostanzialmente dipendente che ne è attualmente esclusa”.

“Fornero, dietrofront sull’articolo 18”: così LA REPUBBLICA che nel sommario riferisce: “L’Istat: Italia già in recessione. Berlusconi: basta tasse o si va a votare”. Il lavoro diventa protagonista a pagina 6: “Articolo 18, retromarcia della Fornero «Lasciamolo stare, è l’ultimo problema»”. L’annuncio, in perfetto stile seconda Repubblica, a Porta a porta: «non ho nulla in mente sull’articolo 18, sono caduta in trappola», ha ammesso la professoressa. Poco prima Bersani aveva dichiarato. «partire dall’articolo 18 è roba da matti, il governo deve capirlo o lo capirà, altrimenti». E ancora: «qualcuno in giro pensa che licenziando si crei meglio lavoro, questa è un’assurdità e non credo sia assolutamente nelle intenzioni del governo». Oggi il voto definitivo alla manovra con la Lega che esprime il meglio di sé: «Si ritiri», dice a Monti il saggio Calderoli, «dia le dimissioni. Diversamente ci sarà tanta gente, operai, pensionati, che la verranno a prendere a casa… Il governo Monti è un golpe, non è un governo voluto dal popolo». In appoggio, intervista a Walter Veltroni: “Sul lavoro serve una ripartenza e iniziamo con la concertazione inutile parlare di licenziamenti”. Basta tabù, sostiene lo storico leader del Pd che ammette: «la sinistra è specialista nel trovare icone ideologiche sulle quali dividersi». Dal canto suo il cavaliere avverte Monti: meno tasse o si va alle elezioni. Berlusconi vuole una cabina di regia. «Gli arbitri siamo noi» ha detto ai suoi.

IL GIORNALE apre a tutta pagina col titolone “Bersani minaccia Monti”. Il sommario recita «il leader del Pd getta la maschera e sposa la Cgil: il governo non cambi nulla sul lavoro altrimenti… L’ultima invenzione dei professori: pagheremo una tassa per farci controllare i conti correnti».  L’editoriale è di Francesco Cramer. All’interno Adalberto Signore firma “Il pranzo della tregua tra Monti e Berlusconi: nel menù Ue e sviluppo” mentre Cramer propone “Bersani getta la maschera. Sul lavoro minaccia il premier”. In taglio basso Laura Cesaretti invece firma “Il fattore ABC al banco di prova: corsa contro il tempo per le riforme” in cui sottolinea come «Alfano-Bersani-Casini alleati per forza al tavolo della legge elettorale. Con l’incubo del referendum». 

Secondo titolo sotto lo sblocco dei fondi Bce per le banche europee (titolo: “Prendi i soldi e scappa”), il confronto Bersani-Fornero sull’articolo 18 occupa sul MANIFESTO  la pagina 4 con un servizio-pastone di Loris Campetti. A pag 5 Matteo Bertocci annuncia invece la fase 2 del Professore, sostenendo di fatto l’equivalenza fra Berlusconi e Monti: «Cambia il governo ma il copione è identico. Il ministro Giarda chiede il voto di fiducia sul decreto Monti e il senato, senza sorprese né modifiche, trasformerà definitivamente in legge l’aggiustamento lacrime e sangue imposto dal governo tecnico. L’unica differenza con i tempi di Berlusconi è la coreografia: la consueta gazzarra leghista in aula a Palazzo Madama». Continua Bertocci: «Il Professore però guarda già avanti. Primo ostacolo concreto, il tradizionale decreto milleproroghe di fine anno che venerdì sarà approvato dal consiglio dei ministri. Monti, nelle riunioni coi tecnici dei vari dicasteri, ha avvertito che non vuole norme che «erodano» la manovra appena approvata. A giudicare dalle prime bozze, si tratterebbe di un provvedimento snello e senza novità rilevanti. Ci sarebbero il blocco degli sfratti per tutto il 2012 e il prolungamento della social card, lo slittamento di un anno per le verifiche sismiche e l’accatastamento degli immobili rurali, la conferma delle assunzioni nella pubblica amministrazione già autorizzate per tutto il 2012. Previsto in modo esplicito il finanziamento di 23,4 miliardi di euro da parte della Banca d’Italia al Fondo monetario internazionale. Un «chip» garantito dallo stato che consentirà all’Italia di ricevere a sua volta da Washington i fondi necessari al salvataggio del debito pubblico. In questa fase dunque, almeno da parte del governo, non c’è nulla di nulla sulle aste televisive al posto del «beauty contest» né verrà un alleggerimento delle penalizzazioni per le pensioni (solo due dei tanti argomenti caldi restati fuori dalla manovra)». 

Il SOLE 24ORE tiene di spalla in prima pagina il dibattito politico (e sociale) sul lavoro e l’affondo sull’articolo 18 del ministro Fornero, che ieri ha “ritrattato” «Non è la priorità e comunque eventuali interventi devono considerarsi nel più ampio e complesso dibattito sulla riforma del mercato del lavoro. La priorità vera è l’occupazione, bisogna creare le condizioni per far ripartire le assunzioni». Il tema viene approfondito a pag. 10, che apre con la retromarcia un po’ goffa del ministro («Sull’articolo 18 non ho in mente nulla di concreto, e mai avrei pensato che il solo fatto di menzionare il tema in un’intervista avrebbe scatenato queste reazioni»), sottolinea l’altolà deciso lanciato ieri da Bersani («sarebbe da matti cancellare ora l’art. 18») e propone un utile grafico che mette a confronto le politiche degli ammortizzatori sociali in Italia e in Europa: «secondo gli ultimi numeri forniti da Eurostat, nel 2009 la spesa complessiva per le politiche per il lavoro sul Pil nel nostro paese si è attestata a quota 1,7 per cento. La media Ue a 27 Paesi è di 1,9%; in cima alla classifica la Spagna, con il 3,6% di spesa».

Inizia Magnaschi a pag 2 di ITALIA OGGI con un pelo e contropelo “Retromarcia senza frizione del governo sull’art 18”  nei confronti di un Bersani troppo schiacciato sulle posizione della Cgil. Ricordando che la scorsa settimana Bersani aveva aperto sull’art. 18 «Bersani» scrive Magnaschi «ha cambiato parere perché la Ggil si è messa di traverso dimostrando che il Pd è succube della Cgil e che la Cgil è più potente del Parlamento». A pag 5, nel pezzo “Il Pd si sta lacerando sul lavoro” Cesare Maffi spiega perché sull’art. 18 si sfidano l’anima riformista e quella comunista. A pag 6, il pezzo “La Camusso fa i pasticci quando cita i dati dell’Istat”,  il quotidiano dei professionisti fa notare, dati alla mano, che la precarietà è nelle grande azienda, non in quelle piccole come sostiene la Cgil.

“Articolo 18, colpo di freno”, è il titolo di apertura di AVVENIRE. A pag 5 il titolo sulla retromarcia del ministro del Lavoro: “Fornero frena: articolo 18, nulla in mente”. Questo l’incipit: «Articolo 18? È un tema, ma non “il” tema del governo in materia di lavoro. Al termine di una giornata che ha visto il segretario del Pd Pier Luigi Bersani all’attacco sulla ventilata modifica dello Statuto dei lavoratori e il ministro del Lavoro Elsa Fornero fare una mezza marcia indietro, trapela la posizione del presidente del Consiglio Mario Monti. «Per noi il tema esiste, ed è anche importante, ma non è certo l’unico argomento di una riforma che ha in sé tanti elementi», spiega chi ha avuto modo di parlarne con lui. Non ho in mente ora nulla in particolare che riguardi l’articolo 18». Anzi «vogliamo lasciarlo stare? Sono pronta a dire che neanche lo conosco. C’è tanto da fare sul mercato del lavoro prima di arrivare lì, che era soltanto un inciso che arriva per ultimo», aveva detto poco prima il ministro del Lavoro». In sede di commento al tema del Lavoro è dedicato anche l’editoriale di Marina Corradi sotto il titolo “Tempo di ritrovarsi”. Scrive la Corradi: «C’è un retrogusto agro in questa vigilia nelle parole della gente, c’è  un malessere che ti indurrebbe a cambiare canale, quando c’è il tg. E non è solo per la crisi, per i ta­gli, i sacrifici. È qualcosa oltre: è, nello sco­prirsi più poveri, come la tentazione di porsi sistematicamente gli uni contro gli altri. È un protestare collettivo ma fram­mentato in tante parti quanti, si direbbe, sono gli interessi. Insorge chi era al tra­guardo della pensione, insorgono certi sindaci che invitano a non pagare l’Imu, insorgono, naturalmente, i sindacati, in difesa di un lavoro che va ‘garantito’; ma a maggior ragione potrebbero insorgere quei giovani che nel precariato rischiano di invecchiare. Chi minaccia serrate, chi sciopera a pochi giorni da Natale bloc­cando le città. Legittimo; ma inquieta la sensazione che si possa arrivare a essere tutti contro tutti, anziché tutti insieme, in un frangente tanto grave. La stessa più che condivisibile ansia di far pagare le tas­se agli evasori o di contenere i costi della politica rischia una deriva populista se si risolve in un additare ogni giorno presunti nuovi avversari – che vengano smasche­rati, che paghino, finalmente, si sente di­re con rabbia; o se sfocia in una costru­zione di nemici immaginari, come si è cercato di fare con la truffaldina campa­gna contro la Chiesa a proposito di Ici. E forse è più, all’origine, mediatica che reale questa tensione; ma è uno di quei ca­si in cui i media, più che rappresentare, possono ‘fare’ la realtà, forgiarla nella for­ma di una contrapposizione metodica e radicale, senza prospettive».

“L’occupazione vera emergenza”. LA STAMPA lancia in apertura la dichiarazione di Pierluigi Bersani in polemica con il ministro Fornero. Secondo Pier Luigi Bersani «è da matti partire dall’articolo 18 e il governo lo capirà». L’anno che sta arrivando, ha aggiunto il segretario del Pd, «non sarà semplice e bisogna mettere al centro le condizioni reali delle persone, l’occupazione, il lavoro, i redditi». Quindi, commenta il leader Pd, «è roba da matti» pensare di iniziare toccando l’art.18. Dice Federico Geremicca nell’editoriale che in questo modo il leader Pd «ha incassato in un solo colpo l’apprezzamento dei sindacati, il sostegno del suo gruppo dirigente, persino l’applauso di Nichi Vendola, che non è precisamente cosa di tutti i giorni». La STAMPA mette in rilievo anche l’uscita di Luca Cordero di Montezemolo sul sito di Italia Futura: «Le prossime elezioni non saranno una tappa di routine, ma un appuntamento storico che dovrà aprire una nuova stagione». In una lettera agli associati di Italia Futura Luca Cordero di Montezemolo sottolinea che, in vista di un appuntamento «storico» come le prossime elezioni politiche, «nel 2012 l’impegno di Italia Futura sarà rivolto in questa direzione, promuovendo la svolta di programmi e persone che l’Italia si merita». Non sembra dargli molte illusioni Gian Enrico Rusconi che in un altro editoriale ribadisce come il profilo del governo Monti sia sempre più di taglio politico in quanto aggredisce problemi che vanno ben aldilà dell’emergenza».

E inoltre sui giornali di oggi:

CORRUZIONE
LA REPUBBLICA – “Il ‘ricarico’ sulle Grandi Opere così la lobby politici-imprenditori fa lievitare i costi del 40 per cento”. Impressionante riepilogo di Carlo Bonini sulle ultime inchieste legate ai grandi affari, quel sistema gelatinoso Anemone-Balducci Bertolaso che si è trasformato in comitato d’affari gravando per quasi 260 milioni sulle spalle dei contribuenti. L’indagine rievoca i casi di Roma (piscine), dei cantieri per i 150 anni dell’Unità, del villaggio per il G8. Una grandissima fantasia al potere per far lievitare i costi e lucrare ancor meglio.

TAV
AVVENIRE – Il quotidiano della Cei dopo lo sblocco dei lavori stabilito dall’accordo italo-francese dell’altro ieri intervista Gemma Amprino, sindaco di Susa (cattolica, di centrodestra, vicepresidente del Mcl) che fin dal titolo dice “«Per Susa la Tav è una chance da non perdere»”  e poi aggiunge: «Continuando a restare divisi rischiamo di non intercettare le occasioni per il territorio».

CASO ETERNIT
LA STAMPA – La Stampa dà grande rilievo all’uscita di Renato Balduzzi, «non solo in qualità di ministro della Salute, ma anche di piemontese che vive ad Alessandria», il capoluogo di cui Casale fa parte. Appellandosi alla «storia e al ruolo da protagonista sempre avuto dal Comune» – in una sofferta battaglia sociale che in trent’anni ha tenuto unita la collettività contro il male dell’amianto, tuttora killer a una media di cinquanta persone all’anno -, il ministro, «fermo restando l’approfondimento di tipo giuridico», ha invitato il sindaco a «una rivalutazione» del suo orientamento teso, finora, a concludere la transazione, accettando i 18,3 milioni di euro offerti dallo svizzero (che, peraltro, ha negato qualsiasi possibilità di rilancio) pretendendo in contropartita dal Comune la revoca della parte civile sia nel processo in corso sia nei successivi gradi di giudizio e anche in eventuali futuri procedimenti in cui il miliardario (2,9 miliardi di dollari di patrimonio personale secondo Forbes) dovesse essere imputato per le morti da amianto.

AMNESTY
CORRIERE DELLA SERA – A pagina 21: “Diritti umani. Ecco le buone notizie del 2011” ovvero resoconto di Monica Ricci Sargentini sul calendario di Amnesty International: “Tutti i giorni in più parti del mondo vengono violati i diritti umani e le pagine dei giornali si riempiono di storie di sofferenza, uccisioni, errori giudiziari, torture. Ma accade anche che arrivino delle buone notizie frutto delle battaglie combattute da instancabili uomini e donne che difendono quotidianamente, come possono, i principi della libertà e della democrazia. Amnesty International ha diffuso «le migliori buone notizie del 2011», un calendario di piccole e grandi vittorie, «il risultato — scrive l’organizzazione — del nostro impegno: prigionieri politici liberati, condanne a morte commutate, sgomberi forzati fermati». Sono segnali di speranza per rilanciare anche nel 2012 l’impegno al servizio della civiltà dall’Africa all’Iran, dalla Cina all’Europa perché i diritti non hanno confini”. Nel pezzo vengono citate cinque storie esemplari: la vittoria degli Indios, la cattura di Mladic, Amnistia in Birmania, l’Argentina fa giustizia, Mumia salvato dal boia.

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