Legge di bilancio 2025

Articolo 112, il Governo si impegna a fare marcia indietro sugli obblighi vessatori per il Terzo settore

L'Aula della Camera, che sta esaminando la Legge di Bilancio 2025, ha approvato due importanti ordini del giorno. Quello di Fratelli d'Italia esclude il Terzo settore dalla spending review prevista al comma 4 dell'ex art.112. Quello di Italia Viva impegna il Governo a valutare l'innalzamento del tetto del 5 per mille e l'esclusione delle donazioni dal cap sulle spese detraibili

di Sara De Carli

L’Aula della Camera ha approvato un ordine del giorno presentato dall’onorevole Imma Vietri (FdI), che impegna il Governo «ad assumere ogni opportuna iniziativa di competenza volta ad escludere, in sede attuativa, gli enti del Terzo settore dall’applicazione delle disposizioni di cui ai commi da 1 a 4 dell’articolo 112 del disegno di legge in esame».

Gli enti del Terzo settore sono quindi salvi non solo rispetto all’obbligo di prevedere un rappresentante del Mef nei collegi di revisione o sindacali degli enti, società, organismi e fondazioni che ricevono dallo Stato un contributo di entità significativa (l’ex comma 1 dell’articolo 112 era già stato soppresso in Commissione Bilancio) ma anche rispetto al tema della spending review che avrebbe impedito loro di spendere più della spesa storica sostenuta negli anni 2021, 2022 e 2023. Un punto fortemente contestato dal Terzo settore, poiché le spese realizzate dal Terzo settore sono investimenti in attività sociali che producono coesione e offrono servizi alle persone, soprattutto le più fragili.  

«Ringrazio l’onorevole Imma Vietri per essere intervenuta su una questione fortemente attenzionata dal mondo del Terzo Settore, che avrebbe posto in grande difficoltà gli enti ricevitori di un riconoscimento pubblico di almeno 100mila euro»: ha commentato in una nota Maria Teresa Bellucci, viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali. «Con il parere favorevole e tale approvazione, il Governo ribadisce il suo impegno a sostegno del valore della solidarietà e degli Ets, che potranno quindi continuare a operare per il bene comune senza revisori ministeriali e contenimento delle spese per beni e servizi, pertanto in linea con quanto sancito dall’articolo 118 della nostra Costituzione».

Il contenuto dell’ordine del giorno

«Le limitazioni di spesa introdotte dal comma 4 dell’articolo 112, se applicate indiscriminatamente anche agli Ets, sarebbero suscettibili di comprimere notevolmente l’operatività di tali soggetti, coinvolgendo evidentemente anche le entrate provenienti da fonti di finanziamento privato, dunque determinando, in generale, una compressione sull’autonomia gestionale (in definitiva, degli spazi dell’autonomia privata). Sempre con riferimento alle norme costituzionali e dei canoni di ragionevolezza e proporzionalità, infatti, si rischierebbe la sostanziale assimilazione degli Ets alle pubbliche amministrazioni», si legge nell’odg. 

Rispetto al decreto – da adottarsi entro 90 giorni – che andrà a definire cos’è il «contributo significativo» ricevuto dal pubblico e il suo ammontare, l’odg rammenta che «le disposizioni sopra richiamate sono suscettibili di impattare anche sugli enti del Terzo settore». Gli Ets però «costituiscono espressione del pluralismo sociale ex articolo 2 della Costituzione, ai quali l’ordinamento deve assicurare l’essenziale e irrinunciabile autonomia che li caratterizza, nel rispetto del principio di sussidiarietà orizzontale»: l’applicazione indiscriminata agli Ets «delle misure di potenziamento dei controlli della finanza pubblica esaminate», si legge nell’odg, «rappresenterebbe un’ingerenza dello Stato rispetto all’autonomia privata che, andando ben oltre il fine dichiarato, non risulta conforme ai canoni di ragionevolezza e proporzionalità già più volte ribaditi dai giudici costituzionali. Non va dimenticato che gli Ets sono un insieme limitato di soggetti giuridici dotati di caratteri specifici (articolo 4), rivolti a perseguire il bene comune (articolo 1), a svolgere attività di interesse generale (articolo 5), senza perseguire finalità lucrative soggettive (articolo 8), sottoposti a un sistema pubblicistico di registrazione (articolo 11) e a rigorosi controlli (articoli da 90 a 97)». L’impatto della disposizione – conclude l’odg – «sarebbe quindi enorme in termini di aumento degli oneri finanziari, con una ricaduta ancora più significativa per gli enti di minori dimensioni».

5 per mille e detrazioni: approvato l’odg Gadda

Parere favorevole e approvazione all’unanimità – ad eccezione del Movimento 5 Stelle, che si è astenuto – anche per l’ordine del giorno n. 9/2112-bis-A/3 a prima firma di Maria Chiara Gadda (Italia Viva) che riunisce in un unico emendamento tutti i tre temi più caldi per il Terzo settore in questa Legge di Bilancio 2025. L’odg quindi impegna il Governo, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, a valutare l’opportunità di:

  1. adottare le iniziative legislative necessarie volte a escludere che gli enti del Terzo settore che ricevono contributi pubblici di entità superiore ai 100mila euro annui non possano effettuare spese per l’acquisto di beni e servizi per un importo superiore al valore medio sostenuto per le medesime finalità negli anni 2021, 2022 e 2023;
  2. a non computare nel limite delle detrazioni le erogazioni liberali in denaro e in natura effettuate in favore degli enti del Terzo settore;
  3. ad adottare le iniziative necessarie volte ad assicurare l’integrale erogazione delle risorse destinate dai contribuenti al 5 per mille nell’anno 2024, nonché a innalzare il relativo tetto massimo, attualmente fissato in 525 milioni di euro, in misura almeno pari all’eccedenza registrata nel medesimo anno.

L’onorevole Gadda, nell’accettare la riformulazione, ha chiesto di mettere ai voti l’odg «perché chiedo un impegno vero e rapido da parte del Governo. Quanto è stato fatto nei confronti del Terzo settore in questa legge di bilancio per me “non s’ha da vedere”. Dovete risolvere la questione dell’ex articolo 112, dovete risolvere la questione legata alle detrazioni e, per una volta, dovete mantenere la parola data, perché sullo sforamento del tetto del 5 per mille tante sono state le parole spese, però poi i risultati in questa legge di bilancio non si sono visti. Quantomeno facciamo e fate un passo indietro rispetto alle misure vessatorie: applicare la spending review su enti del Terzo settore che svolgono servizi di interesse generale nei confronti del Paese proprio non se ne capisce la ratio. Allo stesso tempo, mettere in concorrenza le detrazioni legate alle donazioni in denaro e in natura al Terzo settore con le spese dei bonus edilizi e le spese universitarie: anche questo non ha una ratio».

In foto, attività del Banco Alimentare

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