Politica
Arte: basta individualismi, il vero capolavoro crea communit
Intervista a uno dei maggiori artisti viventi, Michelangelo Pistoletto, che ha aperto una scuola a Biella dove ospita ragazzi di tutto il mondo, di Francesca Ferrando
di Redazione
Giornata di tiepido sole autunnale. Viaggio per Biella, nell?attesa di incontrare un grande maestro dell?arte contemporanea, in un luogo a lui molto caro e a me nuovo: Città dell?Arte. La fondazione, nata nel 1998, vuole promuovere un?espressione artistica che aneli a un miglioramento ?glocale? (globale attraverso il locale) della società. Arriviamo. L?affascinante struttura – un ex opificio nelle vallate del biellese – si erge un po? fuori dal centro città, proprio sopra a un fiume. Dopo un pranzo biologico e vegetariano nella Cafeteria, incontro l?ideatore di questo ambizioso progetto: Michelangelo Pistoletto. Ci mettiamo in una stanza silenziosa. Occhi molto intensi, attenti alle mie domande e alle risposte da dare. Nessuna casualità. Ogni parola è pensata e calibrata con intelligenza?
Vita: Applicando il concetto del non profit all?arte, in che modo un artista può fare volontariato?
Michelangelo Pistoletto: Io ho creato Città dell?Arte. Questa è la mia prima opera di volontariato. Non è di per sé un oggetto esponibile nei musei, ma un fenomeno coinvolgente. Con Città dell?Arte metto la mia volontà creativa insieme a tanti altri che hanno in comune con me un obiettivo, non solo un brano poetico dell?espressione artistica, ma il perseguire una trasformazione oggettiva della realtà. Non solo il sogno e l?estetica. Città dell?Arte esula dall?idea della vendita o del piazzamento dell?oggetto artistico, ma si estende a tutti i rami del sociale, producendo un?azione benefica sulla società. Non rientra nell?economia speculativa dell?arte, ma usa il denaro per produrre situazioni di utilità sociale.
Vita: Cosa pensa del graffitismo, e cioè l?utilizzo del muro cittadino come spazio d?esposizione gratuita e accessibile a tutti?
Pistoletto: Penso che sia utile pensare all?idea del graffitismo come opera collettiva. A volte sono semplici imbrattamuri con poco rispetto del sociale, mentre in altre occasioni ci troviamo di fronte a bellissime opere, con uno stile e una capacità di esercitare un?estetica apprezzabile. Questa funzione la raggiungono quando hanno un minimo di coordinamento.
Vita: Si può fare arte attraverso la pubblicità?
Pistoletto: Si può fare arte attraverso ogni mezzo. La pubblicità normalmente è asservita a un fenomeno pratico che può essere quello di produrre un desiderio di consumo, oppure aderire a un partito o seguire una fede religiosa. Anche qui la capacità di inserire in tutte le forme di pubblicità un messaggio di trasformazione responsabile della società significa aggiungere un plusvalore che può portare a un miglioramento dei rapporti tra le persone e la società. Questo è già indicazione di un utilizzo artistico della pubblicità, che altrimenti non ha niente di artistico ma è solo funzionale all?economia che produce.
Vita: Al momento attuale, esiste libertà totale nell?espressione artistica? Si può rappresentare qualsiasi cosa?
Pistoletto: Sì, esiste libertà assoluta d?espressione artistica. Anche qui bisogna vedere fino a che punto questa libertà viene poi imbrigliata, inscatolata e anche utilizzata per ragioni addirittura contrarie a ciò che l?arte esprime. L?economia che sostiene l?arte è a doppio taglio. Da una parte è molto positiva, perché appoggia questa libertà; dall?altra mette l?arte in condizione di rappresentare i sistemi da cui l?economia trae i suoi vantaggi, e quindi limita l?intervento liberatorio dell?arte stessa nella società.
Vita: Nel momento in cui cresce l?attenzione dei media nei confronti di un artista, la libertà d?espressione di questo diminuisce? Lei è mai stato censurato?
Pistoletto: No. Io penso che oggi esista la possibilità di fare operazioni molto aperte e libere senza che ci sia la possibilità di una vera e propria censura. L?arte dal ?900 in poi ha assunto dimensioni d?autonomia tale da essere considerata fenomeno di grande potere. È un potere molto simile a quello delle religioni. Si entra nel museo in silenzio, come in chiesa.
Vita: Lei ha affermato che «lo Stato dovrebbe sostituire l?obbligo di leva con l?obbligo di vita comunitaria». Ha mai vissuto in situazioni di comunità allargata?
Pistoletto: Città dell?Arte stessa. Non ha la struttura comunitaria come si intendeva negli anni 70, ognuno vive la propria vita, però c?è questa identità di ricerca che accomuna. La condivisione di un determinato obbiettivo, che consiste nella trasformazione sociale responsabile, è la vera ricchezza. Se non pensiamo soltanto a noi, ma a una comunità ben più allargata, diciamo globale, che si unisce alle microcomunità locali, riusciamo a raggiungere un fine di benessere comune di cui tutti fruiscono. Questa è la vera ricchezza, non quella che io posso accumulare individualmente.
Vita: Il crescente interesse degli investitori sta danneggiando o stimolando la scena artistica attuale?
Pistoletto: La stimola molto, ma non nel senso che in- tendo io. La stimola nel senso di un?appropriazione dell?arte, superandola, mettendosi di fronte, facendo di essa un proprio scudo. Questo può avere un impatto positivo solo se nei luoghi dove si esercita la facoltà di creare, si eserciti anche la protezione di tale facoltà, e non si rimanga a pura dipendenza di sistemi dei quali l?arte diventa rappresentazione. L?arte deve produrre realtà economiche, politiche, d?educazione, di comunicazione, come Città dell?Arte.
Vita: Nel momento in cui tutto diventa arte, e nel momento in cui anche il concetto che tutto può essere arte è stato assimilato dalla società, c?è ancora bisogno di entrare in un museo?
Pistoletto: Al di là di ogni discorso, andare in un museo significa essere coinvolti nelle suggestioni creative, stimolati da questa libertà d?espressione. Io, per esempio, lavoro sull?idea di arte eterodossa – che sta anche alla base di Città dell?Arte – cercando di estendere l?arte a tutto il sociale, ma sono molto contento che le mie opere siano nel museo, perché lì si può vedere da dove nasce ciò che ha portato a Città dell?Arte. È un percorso storico, un?attività del pensiero. Nell?arte moderna e contemporanea c?è, a mio parere, la più aperta forma di spiritualità laica. Gli artisti che sentono quello che fanno, quando arrivano alla provocazione ci arrivano credendo nell?utilità della denuncia. L?arte è sempre ricerca di equilibrio. Anche la denuncia è fatta per riportare a un equilibrio, a una sensibilità più sottile. Quando critico certe situazioni non mi limito a criticare: proseguo a proporre.
Vita: Molte delle sue scelte artistiche sono legate alla spiritualità in modo esplicito – come il Luogo di raccoglimento di Marsiglia – o simbolico, come l?uso dello specchio. Qual è la sua visione della spiritualità?
Pistoletto: La spiritualità è un fenomeno che nasce dalla facoltà elaborativa del pensiero. Abbiamo un?autonomia di pensiero molto sviluppata rispetto a tutte le altre forme di vita che conosciamo. Abbiamo la capacità di muovere il pensiero anche in ambiti non direttamente funzionali, come sono invece il cibarsi o il difendersi. Possiamo usarlo per far crescere una serie di stimoli e conseguenze che portano ad altri stimoli all?interno della mente, senza bisogno di passare attraverso le azioni, che includono l?utilizzo di mani, occhi e orecchie, dei sensi insomma. Elaborare, creare dinamiche di azione e reazione esclusivamente generate all?interno del cervello fa sì che cresca questa dimensione del pensiero che è la spiritualità. Poi bisogna vedere come tale spiritualità rientra nella vita quotidiana. Come diventa mezzo di socializzazione, di politica. L?arte, così come si è sviluppata nel ?900, è una forma molto dinamica di spiritualità in tutti i suoi aspetti, però libera, non dogmatica, non inscatolata. Aperta a tutte le forme di confronto.
Vita: Come vede l?uso di animali per fare arte? Penso, per esempio, all?uccisione dello squalo per l?opera di Damien Hirst, ma anche a casi di vere torture contro gli animali per fini ?artistici?.
Pistoletto: Credo che certe forme di indulgenza alla brutalità e all?offesa verso persone o animali siano assolutamente riprovevoli. Purtroppo nella società attuale si accettano l?aggressione e la violenza sotto ogni aspetto. Per farsi notare, per far scandalo, alcuni cosiddetti ?artisti? approfittano di questa realtà, che purtroppo esiste. Io sono assolutamente contrario. Non apprezzo queste attitudini. Capisco però che quando queste azioni vengono compiute in nome dell?arte, creano scandalo. Quando invece vengono fatte normalmente, nessuno se ne preoccupa. Allora anche chi di arte non capisce un granché, si rende conto che essa ha un fondo morale, ed è su quel fondo che si scaricano tali problematiche. C?è questa ambiguità tra il fenomeno che si svolge a fine artistico e il fenomeno quotidiano. Tutti mangiano il pâté d?oca, che è una delle forme più sadiche di produzione alimentare, dove questi animali vengono ingozzati a forza affinché il fegato gli si gonfi. È uno degli esempi della mostruosità umana. Quando le cose diventano vizio arbitrario è grave, non perché ci sarà una punizione nell?aldilà, ma perché si aprono trabocchetti in cui poi tutti caschiamo dentro. C?è una mancanza di etica della società che finora le religioni non sono riuscite a risolvere. Io mi auguro che la si possa superare con una nuova saggezza.
Vita: La scelta di lavorare a Biella piuttosto che in una città come Londra o New York è voluta o casuale? L?impatto che hanno le sue proposte dalla ?periferia? è lo stesso che se venissero dal ?centro??
Pistoletto: Ogni punto della terra è il centro. Non c?è un solo centro. Ogni individuo che è sulla terra è centro della società: non viene considerato tale, ma lo è. Ci sono energie e polarità che tengono insieme l?universo. Il centro è dove si riesce a pensare meglio, ad agire meglio, a produrre situazioni utili sia a livello familiare che locale, con l?obiettivo dell?umanità. Il centro del mondo è in qualsiasi luogo io sia.
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