Non profit

Arrivano i privati? Sì, no, forse. Soprattutto: a fare cosa?

Prato (CittàItalia): «Basta con gli apprendisti stregoni»

di Redazione

Dopo Della Valle per il Colosseo, ecco farsi avanti Renzo Rosso, patron della Diesel: parteciperà al restauro del veneziano Ponte di Rialto. Si diffonde la voglia di contribuire alla manutenzione del patrimonio storico-culturale ed è certamente una notizia positiva. Un conto però è “adottare” il singolo monumento, un altro creare le condizioni perché cordate imprenditoriali possano intervenire in modo significativo e utile in una realtà complessa come Pompei.
«Come coinvolgere i privati? Sulla base di quale patto?», si chiede Ledo Prato, segretario generale della fondazione CittàItalia. «E ancora, per portare avanti quale idea di sviluppo per l’intera area?». Questioni non di poco conto se si intende salvaguardare gli scavi promuovendo un adeguato ritorno economico.
Per prevedere il quale occorre scegliere. «Anzitutto decidendo se gli imprenditori dovranno essere sponsor per gli scavi e per la manutenzione possibilmente ordinaria oppure soggetti attivi nella valorizzazione del territorio circostante. Senza chiarezza, come aspettarsi risultati?», prosegue Prato.
Nel caso di Pompei, in effetti, puntualizzare le premesse farebbe davvero la differenza. E per rendersene conto basta consultare le statistiche sui visitatori. Sono sostanzialmente gli stessi da dieci anni. A giugno 2011, ad esempio, sono stati circa 285mila; erano 241mila nel 2001. Se poi si guarda alla provenienza dei turisti (solo il 3% è campano), si capisce che nulla (o poco) è stato fin qui fatto non solo per attirare i viaggiatori ma anche per farli rimanere di più. Sembra decisamente velleitario lanciare un vago appello ai privati se non si sa cosa chiedere loro. E cosa loro abbiano voglia di mettere a disposizione. Del resto va detto che non hanno le idee chiare nemmeno gli imprenditori: inizialmente volevano occuparsi solo delle infrastrutture, poi pare abbiano cambiato opinione. «Nel complesso c’è stato un approccio un po’ da apprendisti stregoni», conclude Prato, «oltre tutto non si è tenuto conto del fatto che anche per una donazione è necessario un bando. Come è avvenuto per il Colosseo». Insomma, ci sono ostacoli burocratici anche per la generosità.
Ostacoli che anche di recente il ministro ai Beni culturali, Giancarlo Galan ha promesso di rimuovere, rilanciando la fiscalità di vantaggio per incentivare i privati a donare per l’arte e la cultura: «Il provvedimento è praticamente già pronto», ha puntualizzato, «ma potrò presentarlo solo quando si sarà deciso se la cultura rappresenti un sostegno o un costo. Se passerà la linea secondo cui la cultura è un costo, la mia idea sarà inutile. Ci hanno tentato in molti ma un ministro ha il dovere di provarci. Se vinceranno gli altri, avremmo perso un’occasione». E l’avrà persa, ancora una volta, anche Pompei.

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