Economia

Arriva Welfare Calabria. Perché uniti si può osare

Un cartello della cooperazione ideato dalla rete Cgm. Obiettivo: dare forza a un mondo affetto ancora da un’eccessiva frammentazione in un territorio difficile. Il primo progetto?...

di Chiara Sirna

Creare un?infrastruttura su base regionale per dare forza e voce alle cooperative minacciate dalla ?ndrangheta nel triangolo della Locride, ma anche al sistema di assistenza socio-sanitario domiciliare del Cosentino e di Catanzaro. E ancora esportare i modelli che funzionano su base ?distrettuale? in tutta la regione. È con questi obiettivi che il polo Cgm Calabria, in collaborazione con il consorzio nazionale, ha messo a punto Welfare Calabria. Una sorta di cartello della cooperazione per farla crescere in una terra in cui ancora fa fatica a stare a galla, dove la media di dipendenti per cooperativa è ferma a tre – quattro persone al massimo, il tasso di mortalità varia intorno al 40%, di realtà operative se ne contano 105, con un fatturato flessibile tra i 60mila e il milione e mezzo di euro, e «le altre 205 sono solo su carta, non hanno fatturato, né autonomia», racconta Paolo Ferraro, presidente del consorzio Marenostrum, coordinatore Cgm Calabria e futuro presidente di Welfare Calabria, struttura operativa entro un anno. La legge di recepimento regionale della 328/2000 (23/2003) sul sistema di servizi integrati è ancora priva di fondi, decreti attuativi e piani programmatici di zona, mentre per la 32/2001 sull?inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati è stato nominato sì un comitato responsabile, che però non è mai diventato operativo. «È essenziale unire le forze, anche per avere più potere economico», continua Ferraro, «i bandi di gara per le cooperative sono off limits, vincono sempre le grandi aziende di turno o i soliti noti: il 70% delle Rsa è gestito da un?unica onlus. Se a concorrere invece è il consorzio regionale, allora si sommano tutti i fatturati aggregati e si acquista più potere». Welfare Calabria in cantiere ha già diverse iniziative. Intanto un progetto regionale sulla psichiatria, che mira a smantellare un sistema di ricezione vecchio stampo, improntato ancora sugli istituti con 30-40 persone per piano, per sviluppare invece un?assistenza capillare, su base familiare con integrazione tra servizi diurni e micro case famiglia. Nessuna cattedrale nel deserto in costruzione, gli appartamenti sono già stati concessi in comodato d?uso dal Comune di Catanzaro, per un?utenza iniziale di 40 persone. Manca solo un nulla osta, ma per questo bisogna aspettare l?emanazione, a giugno, delle linee guida degli assessorati alla Sanità e al Lavoro regionali. «Lì si vedrà fino a che punto l?amministrazione è libera», aggiunge Ferraro. Intanto si procede anche su altri fronti. Start-up d?impresa nel campo dell?informatica per cooperative di tipo B e una scuola di alta formazione per dirigenti della cooperazione locale con l?obiettivo di assottigliare il cordone ombelicale con l?amministrazione pubblica. «Il modello Locride è esportabile, il gemellaggio con imprese al Nord o altrove è vincente. Nell?assistenza ai disabili abbiamo raggiunto punte d?eccellenza, ma siamo legati a un unico committente, che è la Regione, con gli accreditamenti». Insomma, i piani sono pronti, le idee non mancano, le forze manageriali sono all?opera e Welfare Calabria potrebbe dare una svolta decisiva alla cooperazione.


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