Welfare
Arriva il contratto,restano le polemiche
lavoro Dal primo gennaio entrerà in vigore il nuovo Ccnl firmato a fine luglio
di Redazione

Con la rituale consultazione tra sindacati e lavoratori verrà messo finalmente il punto al tanto tribolato rinnovo del contratto nazionale per le cooperative sociali. Non dovrebbe costituire un enorme ostacolo nemmeno lo sciopero indetto dai sindacati di base per metà settembre; anzi, c’è da scommettere in una tranquilla conclusione delle vicenda già ad inizio ottobre. Ma comunque sul fronte salariale, qualcosa da spiegare ai lavoratori ci sarà. L’aumento medio di 130 euro (da 114 per il primo livello ai 212 per l’ultimo) in tre tranche tra il 2008 e il 2009, non è proprio un grande successo per i sindacati, tenendo conto del tasso di inflazione calcolato al ribasso rispetto al 4% rilevato dall’Istat. Per non parlare della cosiddetta una tantum di 200 euro (sempre al IV livello) a copertura del biennio 2006-2007, decisamente inferiore a quella ottenuta nel 2004. Una concessione necessaria – giurano i sindacati – per ottenere un aumento relativamente in linea con gli altri contratti del settore. Ma per ora la notizia migliore è che dal 2009 verrà riconosciuta una maggiorazione oraria del 15% per il lavoro domenicale e nei giorni festivi. «Non si poteva concedere di più», spiega Paola Menetti, presidente di Legacoopsociali. «Bisogna considerare il problema della committenza e di un mercato che per la cooperazione ancora non decolla. Fatto sta che nei quattro anni il nostro sforzo è stato ingente, probabilmente anche più di quanto richiesto».
Detto questo, il nuovo accordo contiene qualche novità rispetto al precedente. A partire dalla nuova classificazione professionale. Dal primo gennaio 2009, infatti, andrà in archivio la suddivisione in livelli, per fare posto ad un nuovo inquadramento per aree (dalla A “lavoro generico e servizi ausiliari”alla F “attività di direzione”) che comprenderanno dalle due alle tre precedenti posizioni economiche. «Questa nuova ripartizione ci permetterà di rendere meno rigidi i livelli professionali, equiparandoli a quelli degli altri settori», spiega Daniela Volpato, responsabile sindacale della Cisl per il terzo settore. «Inoltre, sarà più semplice definire le posizioni economiche, sveltendo l’iter di rinnovo». Nel merito, però, la nuova classificazione non convince del tutto il mondo cooperativo: «Questo nuovo modello non rispecchia l’evoluzione della cooperazione», sostiene Stefano Granata, consigliere delegato del gruppo Cgm. «Per quanto riguarda la cooperazione di tipo A si ragiona sempre nei termini di esternalizzazione del servizio, tralasciando certe figure nuove. Ancora peggio per la tipologia B che non viene nemmeno riconosciuta dal nuovo contratto».
In compenso, pero, l’accordo formalizza la figura professionale dell’operatore socio-sanitario che a regime percepirà un aumento di 168 euro per uno stipendio mensile di 1.313 euro lordi. «Per anni la cooperazione si è impegnata per sostenere e formare gli o.ss», spiega Massimo Giusti, vicepresidente di Federsolidarietà. «C’è sembrato dunque giusto riconoscerla anche ai fini contrattuali. Il riconoscimento economico però varrà solo nei casi di effettivo svolgimento di quella mansione e non per il semplice possesso del titolo».
Apparentemente di secondo piano è infine la parte del contratto che riguarda gli obblighi delle parti firmatarie in merito all’avvio di un confronto in materia di apprendistato e all’impegno di ritrovarsi già nei primi mesi del 2009 per impostare il futuro percorso di rinnovo contrattuale. «Sono stati due importanti punti di incontro con i sindacati», spiega la Menetti. «D’altronde il testo sull’apprendistato era vecchissimo e quindi ci sembrava il caso di rinnovarlo alla luce dei passi avanti che sono stati fatti in questi anni. In più ci sembra fondamentale ritrovarsi a breve con il sindacato sia per evitare la presentazione in estremo ritardo delle piattaforme, come è avvenuto questa volta, sia per impostare un contratto che non tratti solo la parte economica».
C’è da aspettarsi anche un vero confronto sulla contrattazione di secondo livello? «Se ne può parlare», conclude Granata. «Ma c’è da tenere in considerazione che le recenti esperienze fatte non hanno portato grandi risultati. La capacità di spesa degli enti pubblici si continua a ridurre e la caratteristica della domanda non ci permette di essere flessibili. Ma prima di intavolare discussioni su contrattazioni territoriali, sarà meglio fare una riflessione, anche all’interno della cooperazione, sull’evoluzione del mercato e sul nuovo ruolo del lavoratore. Anche perché la prossima volta sarà difficile far digerire contratti di questo genere».
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