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Arrestato Serpelloni, ex direttore del Dipartimento politiche antidroga
Accuse gravissime per l'ex direttore del Dipartimento delle Politiche antidroga, a cui vengono imputati reati di concussione e turbativa d'asta. Per il GIP, Serpelloni "deteneva il potere assoluto" e confidava in un'impunità totale. Al centro della questione, un software gestionale usato in più di 200 Servizi per le dipendenze, i diritti di proprietà e utilizzo di quel software. Per giustificare la richiesta di 100mila euro si sarebbe arrivati a affermare che dovevano essere donati alla Caritas.
di Marco Dotti
Dal 2003 al 2007 direttore dell'Osservatorio Regionale sulle Dipendenze della Regione Veneto, Giovanni Serpelloni venne chiamato a Roma nel 2008 da Carlo Giovanardi, al tempo responsabile governativo per la lotta alle dipendenze. Le cose per Serpelloni cambiano proprio con la calata a Roma: il 20 giugno 2008, con decreto, viene istituito quel Dipartimento per le politiche antidroga presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri che molti, critici e non, anche in virtù degli ingenti investimenti pubblici che ha saputo attrarre, hanno definito "una sua creatura".
Ascesa e declino del Dipartimento politiche antidroga
Dalla sua isituzione all'aprile del 2014, Serpelloni ha guidato, nel bene e nel male, non tocca a noi qui giudicare, il Dipartimento che nella sua mission istitutiva aveva quella di essere “supporto per la promozione, il coordinamento ed il raccordo dell'azione di Governo in materia di politiche antidroga”. Va poi ricordato che, annualmente, il Dipartimento forniva a Governo e Parlamento una relazione comprendente ampi capitoli sullo stato dell'azzardo patologico in Italia. Con ricadute a effetto domino: per anni, in ogni dibattito su gioco d'azzardo o dipendenze varie, non c'era funzionario o dirigente pubblico che non mostrasse una delle celebri slide neuro-cognitiviste del dottor Serpelloni.
Polemiche hanno suscitato soprattutto i convegni organizzati da un Dipartimento che si è trovato anche a rappresentare il Governo negli incontri dell'Onu. Polemiche di non minore intensità suscitavano anche i suoi frequenti viaggi a Washington. Insomma, una star. A cui tutto era concesso, nel bene e – così par di capire – anche nel male. Poi le cose sono cambiate e, dal 2014, sono cominciati i guai per il dottore e anche per un Dipartimento lasciato oramai allo sbando. Sia come sia, chi ha fatto i conti in tasca al Dipartimento per i progetti di ricerca nei primi tre anni osserva che i costi del Dipartimento medesimo ammontassero su per giù a 43,5milioni di euro. Quest'anno, Serpelloni era tornato a alla carica. "Castigo finito, posso ricominciare" – affermava. Ieri è finito agli arresti domiciliari.
Non credo che quello che è scritto in queste pagine – si legge sul sito ufficiale del dottore – possa essere di insegnamento a qualcuno ma forse mi aiuterà a trovare più facilmente lavoro quando verrò licenziato per non aver saputo tenere a freno la lingua.
Giovanni Serpelloni
Le accuse: "quel software di troppo"
Sul sito della Presidenza del Consiglio, il curriculum di Serpelloni riporta un "ottimo" alla voce "conoscenze in tecnologie avanzate". Oggi, a sentire il Gip che ne ha disposto l'arresto assieme ad altri tre dirigenti dell'ULSS 20 di Verona, quelle conoscenze potrebbero costargli molto care. Anche perché la Guardia di Finanza pare abbia trovato numerose prove rispetto al capo d'accosa proprio nei dispositivi informatici – hard disk e email – di Serpelloni. Per il Gip, Serpelloni "deteneva il potere assoluto" e l'accusa, per lui, è inserita in un contesto di tentata concussione e turbativa d'asta.
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica e condotte dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Verona, hanno riguardato l'appalto gestionale di un software utilizzato nei servizi pubblici per le dipendenze (Sert) di tutta Italia. A finire nei guai con Serpelloni, due suoi collaboratori storici: il dirigente medico Oliviero Bosco e Maurizio Gomma, a capo del Dipartimento per le dipendenze nel periodo romano di Serpelloni.
Secondo gli investigatori, Serpelloni e gli altri indagati avrebbero preteso dalla società assegnataria dell'assistenza e manutenzione del software una percentuale sulle somme incassate e poi, a nome dell'Ulss 20 ma a quanto pare all'insaputa della direzione generale, 100 mila euro a titolo risarcitorio, minacciando la revoca dell'incarico. Uno degli imputati avrebbe inoltre sostenuto che quei soldi andasssero "donati alla Caritas". Nel corso delle indagini è emerso che la successiva gara sarebbe stata turbata, e assegnata, con collusione e mezzi fraudolenti, a una società finita a sua volta nelle indagini degli inquirenti.
Oggetto dell'indagine
Il software che ha portato agli arresti domiciliari Serpelloni si chiama Mfp. Ne troviamo traccia anche nella biografia riportata dal sito del dottor Serpelloni che di sé afferma: "ha sviluppato numerose attività innovative nel campo della Web Technology tra le quali la realizzazione della Piattaforma Multifunzionale MFP per la Regione Veneto". Su questo software, pare che Serpelloni e i suoi abbiano rivendicato diritti tantè che, già nel luglio del 2015, lo scontro su quei diritti con l'Ulss veronese aveva portato alla sospensione di sei medici, fra i quali lo stesso Serpelloni. Si passò poi al licenziamento, alle querele, fino ai fatti recenti.
L'indagine, come riporta Fabiana Marcolini sull'Arena di Verona di oggi, segue due direzioni. La prima è legata all'esposto presentato in Procura dalla società Ciditech che per 12 anni, dopo averlo sviluppato. ha gestito il software. L'altra è legata all'acquisizione di documenti. Nel 2015, i due piani hanno trovato una connessione, nei documenti trovati dalla Guardia di Finanzia nella casella di posta elettronica di Serpelloni, di Gomma, Bosco e della collaboratrice Rimondo. In sostanza, le mail attesterebbero l'esistenza di accordi "pre gara" e anticiperebbero lettere in cui i magistrati hanno rileato la "natura concussiva della richiesta di denaro".
Una brutta vicenda in cui, a quanto emerge, nessuno si era preoccupato nemmeno di cancellare le tracce. Il Pubblico Ministero Paolo Sachar avanza così l'ipotesi che il bando fosse "taroccato" proprio per togliere alla società Ciditech la gestione del software. Perché? Perché, questo emerge dall'indagine, la Ciditech non avrebbe accettato di versare percentuali agli accusati.
America andata e ritorno
Tutto ha origine nel 2012 e qui gli Stati Uniti si rivelano poco propizi a Serpelloni. Dopo aver convocato il responsabile della Ciditech, che tra l'altro è un suo parente, gli avrebbe proposto la possibilità di esportare la piattaforma MFP proprio oltre oceano. Ma al responsabile di Ciditech non va giù la richiesta di dover corrispondere "qualcosa a una collaboratrice" dell'allora Direttore del Dipartimento delle Politiche antidroga. Quel "qualcosa" avrebbe dovuto "compensare i servizi resi fino a quel momento per la diffusione della piattaforma". E qui si comincia a parlare di percentuali sui contratti di manutenzione e assistenza. La richiesta viene in seguito messa per iscritto, nero su bianco, su un foglio senza carta intestata o loghi istituzionali e viene anche quantificata: 100mila euro. A che titolo? Le sorprese non sono finite, perché si parla di titolo risarcitorio per diritti intellettuali da versare all'Ulss 20". In sostanza, si chiede di riconoscere quella "parternità" sulla piattaforma MFP che lo stesso Serpelloni, sul suo profilo web, attribuisce a se e non a Ciditech. Poi, però, il tiro viene corretto e qui un nuovo colpo di scena: chiedere quei 100mila euro con la giustificazione che siano da devolvere alla Caritas diocesana. Una brutta vicenda, tanto che nell'ordinanza si legge che le firme degli altri medici su quel documento vennero messe perché "loro esplicitamente richiesto per esercitare pressioni su Ciditech". Proprio questa richiesta, ritenuta illegittima dagli inquirenti, ha portato all'arresto di Serpelloni.
Leggiamo nell'Ordinanza del GIP Luciano Gorra:
Il dottor Serpelloni, nonostante dal 2008 ricoprisse un incarico presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, continuava a seguire le vicende relative al Dipartimento di Verona. (…) Aveva il potere assoluto sulle scelte a tutti i livelli nel campo delle dipendenze
"La piattaforma software mFp è un insieme di strumenti informatici appositamente studiati per gestire i processi di lavoro all’interno dei servizi dei Dipartimenti delle Dipendenze (Ser.T e Comunità Terapeutiche)"
Giovanni Serpelloni
La vicenda si è poi trascinata fino a questi giorni. Serpelloni avrebbe anche chiesto Ciditech, di rimuovere dal sito della ditta alcuni prodotti per cui, a suo dire, la ditta non aveva diritti di proprietà intellettuale. Si arriva poi a un bando del Ser.D che, a detta degli inquirenti, sarebbe stato pilotato in termini ritorsivi nei confronti di Ciditech.
Si legge ancora nell'ordinanza del GIP:
Serpelloni confidando in una sorta di impunità assoluta e godendo di una totale autonomia gestionale anche in ragione della fiducia mal riposta dalla direzione generale, a sostegno delle ingiuste pretese sono giunti al punto di rivendicare diritti intellettuali sul software.
La questione spinosa del ricorso
Ma le sorprese non finiscono perché – con un ricorso al Tar con istanza cautelare contro l'ULSS 20, la Regione Friuli Venezia Giulia, il Veneto e la Regione Sardegna – , entra in campo il Codacons. Il ricorso che, a quanto ricorda Fabiana Marcolini che sull'Arena segue da mesi la vicenda, è presentato dall'associzione di consumatori assieme ai tre indagati (Serpelloni, Gomma e e Bosco) e aveva per oggetto proprio l'affermazione dei diritti intellettuali sul software MFP.
Il ricorso contro il diritto di "riuso" del software clinico Mfp 5.0 seguiva un esposto presentato sempre dal Codacons in Procura a Verona in cui si chiedeva "di accertare l'eventuale responsabilità nonchè l' eventuale sussistenza di fattispecie penalmente rilevanti" in merito alla gestione del software da parte della società di informatica, la Ciditech, che per anni ha collaborato con il Dipartimento delle dipendenze e il Sert e l' Ulss 20. Il Codacons, a quanto capiamo, riteneva che la Ciditech si sia dichiarasse "impropriamente e illegittimamente l' azienda che ha sviluppato il software Mfp 5.0 web edition" e chiedeva, contestualmente, di sospendere la cessione a terzi del software.
Come leggere questo ricorso? L'ordinanza del GIP sostiene che vada letto: "nella prospettiva di voler tardivamente conferire veste giuridica alle pretese in realtà di natura concussiva". Insomma, un altro bel problema e un'altra storia in questa piccola storia che, in qualche modo, rischia di riguardare la "storia" delle politiche anti dipendenza degli ultimi 20 anni in Italia. Storia che, per il Gip, nell'ostinazione degli imputati e "nel loro protagonismo" mostra il "quanto mai concreto pericolo che commettano altri gravi delitti". Da qui, gli arresti ai domiciliari.
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