Non profit

Arrestato Julian Assange

Si è consegnato. Libertà su cauzione negata. Rimarrà in custodia fino al 14 dicembre

di Redazione

Assange sarebbe andato spontaneamente, intorno alle 9:30 del 7 dicembre, ad una stazione di polizia a Londra, dove è stato preso in consegna dagli agenti. L’ennesimo capitolo della saga WikiLeaks è stato scritto. E porta la firma di Scotland Yard.

Finisce così, verrebbe da dire, la fuga del cofondatore del sito, accusato in Svezia di stupro, e ricercato in tutto il mondo per aver diffuso online documenti riservati, gli ormai noti cablogrammi delle ambasciate americane. Ma va sottolineato: il reato contestato è solo (per il momento) quello di stupro a due donne in Svezia. A suo carico non pendono denunce per l’attività di diffusione di materiale online.

Già ieri, l’avvocato inglese di Assange, Mark Stephens, aveva fatto sapere di essere in contatto con Scotland Yard per organizzare l’interrogatorio del giornalista australiano, aggiungendo che l’incontro dovrebbe avvenire “a breve”. Ma la notizia non si è fatta aspettare: nel pomeriggio la Corte di Westminster ha respinto la richiesta di libertà su cauzione per Julian Assange. Il magistrato Howard Riddle ha stabilito che il fondatore di Wikileaks rimarrà in carcere fino alla prossima udienza del 14 dicembre.

Intanto arrivano le prime firme illustri in pro-Assange. Mentre le rivelazioni del sito emerse dai dispacci riservati della diplomazia Usa continuano ad alimentare feroci

polemiche, un gruppo di intellettuali, fra cui Noam Chomsky, ha firmato una lettera in favore di Assange, diretta al premier australiano, Julia Gillard. Chomsky, docente di linguistica al MIT (Massachusetts Institute of Technology), molto critico con la politica estera statunitense, si è unito a un gruppo di decine di esponenti del mondo intellettuale australiano (scrittori, giornalisti e avvocati), tra cui il senatore dei Verdi australiani Bob Brown, Lance Collins e una serie di autori australiani tra cui Raimond Gaita, Christos Tsiolkas e Helen Garner.

Il mondo hacker reagisce
Oltre ad alcune prese di posizione pubbliche, a farsi sentire sono sopratutto alcuni gruppi hacker che hanno attaccato prima il sito di Postfinance e poi di Paypal, rei di aver bloccato arbitrariamente il flusso di denaro donato in favore di WikiLeaks.
Dopo Paypal, anche Mastercard e il Il gruppo bancario Visa (“E’ una decisione che abbiamo preso autonomamente, non sotto pressioni governative”, ha detto un portavoce del gruppo) hanno interrotto i finanziamenti al sito di Assange.”MasterCard si sta attivando perché WikiLeaks non possa più accettare i prodotti a marchio MasterCard”, ha detto un portavoce, spiegando che la decisione è destinata a limitare ulteriormente le fonti di reddito di WikiLeaks.

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