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Armi: L’Italia, secondo esportatore di armi leggere nel mondo

Lo rivela l'ultimo rapporto dell'organizzazione internazionale Small Arms Survey presentato ieri a Ginevra

di Joshua Massarenti

Solo gli Stati Uniti precedono l’Italia come maggior esportatore di armi leggere e di piccolo calibro nel mondo, il quale da un lato offre buone garanzie in materia di trasparenza delle esportazioni, ma dall’altro presenta una carenza legislativa davvero imbarazzante nel colpire o meno gli intermediari del traffico illecito di armi leggere.

Questo in sintesi il giudizio riportato dall’ultimo rapporto di Small Arms Survey nei confronti del nostro Paese. Prima considerazione: in base agli ultimi dati disponibili che risalgono al 2001, l’Italia si piazza al secondo posto per valore di armi leggere esportate (che comprendono pistole, carabine, fucili e fucili mitragliatori) con un ammontare pari a 298,7 milioni di dollari. In testa alla “classifica” troviamo gli Stati Uniti con 741,4 milioni di dollari, mentre al terzo posto si trova il Belgio con 234 milioni.

Le note positive del rapporto riguardano la trasparenza dell’Italia nell’esportare questo tipo di armi, mentre risulta molto più negativo il giudizio in materia di brokering compiuto sul nostro territorio. Con parole più chiare, SAS denuncia una carenza legislativa dell’Italia nei confronti degli intermediari del traffico di armi leggere: nel nostro Paese, non rischia nulla un italiano – o un residente straniero in Italia – che compie all’interno delle nostre frontiere, intermediazioni nel commercio (anche illecito) di armi, se i traffici non avvengono o non attraversano il nostro Paese.

Il dossier non può non ricordare il caso del trafficante d’armi israeliano Leonid Minin, arrestato in Italia inizialmente per droga, ma sul quale in seguito si sono trovati moltissimi documenti che dimostravano il suo coinvolgimento in traffici illegali di armi nel continente africano. Malgrado le prove schiaccianti ottenute nei confronti suoi, la Cassazione sancì la non punibilità di Minin.

Proprio in questi mesi, la commissione interministeriale presieduta dal magistrato Giovanni Pioletti si sta occupendo del fenomeno di brokering contro il quale intendono combattere i ministeri dell’Interno e degli Esteri, ma senza l’appoggio del Ministero della Giustizia postosi su posizioni piuttosto liberiste.

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