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Armi leggere: Italia terzo esportatore mondiale

Tra il 1990 ed il 1999 sono state circa quattro milioni le vittime di armi piccole e leggere nel mondo

di Gabriella Meroni

L’Italia e’ tra i tre principali produttori di armi leggere, che causano ogni anno centinaia di migliaia di morti in tutto il mondo, ma e’ stata anche fra i primi paesi a dotarsi di una severa normativa sulle autorizzazioni all’esportazione di armi pesanti, la legge 185/90, che tuttavia oggi è in pericolo.

Uno studio commissionato dalla Farnesina sull’esportazione di armi leggere italiane e sull’impegno del governo a evitare che esse finiscano per incrementare conflitti e guerre civili e’ stato presentato all’Istituto Diplomatico ”Mario Toscano” dal sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica. Intitolata ”Armi leggere, guerre pesanti”, la ricerca analizza le dinamiche dell’esportazione di armi leggere prodotte in Italia non solo verso Stati Uniti e Europa occidentale – che costituiscono i 2/3 del mercato -, ma anche verso ‘zone sensibili’ come l’Africa e l’Asia. Realizzato da ‘Archivio Disarmo’, lo studio contiene una analisi degli aspetti normativi della produzione e delle esportazioni italiane di armi leggere.

Esso fornisce spunti al dibattito nazionale sulla regolamentazione del settore, alla luce anche dei risultati della Conferenza delle Nazioni Unite sulla lotta al traffico illecito di armi piccole e leggere in tutti i suoi aspetti, svoltasi a New York nel luglio 2001. ”Alla base dell’impegno italiano – ha detto il sottosegretario Mantica – nella lotta al traffico illecito di armi leggere c’e’ innanzitutto una forte motivazione politica e morale. L’Italia e’ impegnata con 10.500 militari in numerose operazioni di peacekeeping in aree altamente a rischio dove la grande disponibilita’ di armi leggere ha dato vita a lunghissimi conflitti”.

Mantica ha poi ribadito l’impegno del governo italiano ad una sollecita ratifica del protocollo Onu sulle armi da fuoco e che l’Italia ha avviato, anche grazie ad un gruppo di lavoro interministeriale, ”una riflessione sulle possibili attivita’ di controllo dell’esportazione delle armi leggere, anche grazie al confronto con la societa’ civile. In questo – ha ribadito – siamo in posizione di netta avanguardia rispetto alla comunita’ internazionale”. Il sottosegretario ha quindi rilevato la necessita’ di forti controlli ed il bisogno di adeguare l’attuale normativa sulle armi leggere, risalente al 1975 e nata in un contesto in cui si mirava piu’ alla difesa dell’ordine interno che di quello internazionale. ”D’altra parte – ha detto Mantica – e’ decisamente all’avanguardia la nostra legislazione in materia di esportazione delle armi da guerra. Bisogna, dunque, dar vita a una nuova regolamentazione in tema di esportazione di armi leggere, senza pero’ sacrificare ingiustamente i produttori italiani di armi”.

Tra il 1990 ed il 1999 sono state circa quattro milioni le vittime di armi piccole e leggere utilizzate nelle centinaia di conflitti e guerre civili in corso in ogni parte del mondo. Si tratta di una vasta gamma di armi letali – in pratica dalle pistole ai mortai – facilmente reperibili ed utilizzabili, oltre che relativamente poco costose, delle quali tra il 1994 ed il 1998 l’Italia e’ stato il terzo esportatore mondiale dopo Stati Uniti e Gran Bretagna: un ‘business’ che vale miliardi di euro. Ma l’Italia e’ anche stato uno dei primi paesi a dotarsi di una severa normativa per regolamentare le autorizzazioni all’esportazione di armi a carattere militare, che risultano tanto letali quanto quelle pistole e quei fucili spesso usati dai soldati bambini e che, alla fine di ciascun conflitto, vengono ‘riciclate’ e trasferite in aree vicine dove si combattono altre guerre.

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