Formazione

Armi: la campagna “banche armate” risponde a Cossiga

"Sono in attesa di conoscere dall'on. Cossiga quali nostre affermazioni sarebbero "prive di fondamento", scrive oggi Giorgio Beretta, rappresentante della campagna

di Benedetta Verrini

“Oramai siamo alle illazioni, per altro smentite dagli stessi dati e affermazioni governative” – così Giorgio Beretta, uno degli esponenti della Campagna di pressione alle “banche armate” – commenta oggi le dichiarazioni dell’on. Giuseppe Cossiga (F.I.), presentate ieri in qualità di Relatore nella IV Commissione Difesa circa la Relazione annuale del Governo, prevista dalla legge 185/90, sull’esportazione delle armi italiane. Esponendo i tratti salienti della Relazione, l’onorevole Cossiga infatti ieri aveva detto di considerare “altresì eccessiva l’enfasi con la quale la relazione dà conto dell’ammontare complessivo delle operazioni finanziate dagli istituti di credito”. “Infatti”, ha aggiunto il parlamentare, “in mancanza di ulteriori informazioni sull’oggetto delle operazioni finanziate, si forniscono dati che risultano non solo fuorvianti, ma suscettibili di alimentare campagne di informazione del tutto prive di fondamento, come nel caso della campagna banche armate”. Immediata la puntualizzazione di Banche Armate: “Proprio grazie al rigore e all’attendibilità dei dati forniti dal Governo, la Campagna di pressione da noi promossa non solo non ha mai trovato smentite da parte degli istituti di credito italiani, ma ha anzi creato le condizioni che hanno indotto importanti gruppi bancari a smettere di fornire, totalmente o in parte, i propri servizi in appoggio al commercio delle armi adottando politiche di responsabilità sociale d’impresa”, ha risposto Beretta. “Sono perciò in attesa di conoscere dall’on. Cossiga quali nostre affermazioni sarebbero “prive di fondamento” visto che ha espressamente menzionato la “Campagna banche armate”. Nel frattempo potrebbe spiegarci com’è che, nonostante l’86% delle esportazioni di armi italiane. avvengono con l’appoggio di banche nazionali, la Relazione governativa segnali come “gravoso e a volte impossibile il controllo finanziario delle operazioni normate dalla 185/90”. Il rappresentante della campagna ha infine aggiunto: “Condivido invece appieno le affermazioni dell’onorevole per quanto la difficoltà a ricostruire con precisione l’oggetto delle transazioni di armi e la valutazione sulla “strategia di politica estera” che ispira le operazioni verso i diversi Paesi, soprattutto quelli non appartenenti alla NATO e all’Unione Europea. Proprio per questo chiediamo all’on. Cossiga ciò che da anni chiediamo ai diversi governi e cioè che i Ministeri competenti forniscano informazioni chiare e precise sui sistemi di armi e i destinatari dell’esportazioni, soprattutto per quelle che palesemente contrastano con i divieti della legge 185/90 e cioè verso Paesi dove ci sono accertate e gravi violazioni dei diritti umani, fortemente indebitati anche per spese militari eccessive, e verso i quali vige l’embargo da parte dell’Unione europea come nel caso della Cina”. “Chiedo, infine, all’on. Cossiga di chiarire presto quali sarebbero le linee del “progetto governativo di riscrittura della legge 185 del 1990” e quali siano i “vari provvedimenti legislativi che ad essa più o meno direttamente afferiscono dettati dall’ambiente normativo europeo” che ne richiederebbero la modifica. E’ ancora fresca – infatti – l’esperienza di accordi in ambito europeo che, se non ci fosse stata l’attenta e documentata mobilitazione di numerose associazioni della società civile, avrebbero sortito l’effetto di snaturare la legge 185/90. Una legge – va ricordato – che è nata grazie ad un decennio di lotte e denunce di numerose organizzazioni della società civile, dell’associazionismo cattolico e missionario e del mondo sindacale e che ha costituito la base del Codice di Condotta dell’Unione europea” – conclude Beretta. www.unimondo.it


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