Formazione

Armi, Italia leader dell’export

Esportiamo il 60 per cento della nostra produzione di armi, per lo più verso il Sud del mondo. Contro una legge che lo vieta espressamente.

di Redazione

L? industria delle armi è una di quelle che non conoscono crisi. E l?Italia è uno dei Paesi al mondo che contribuisce maggiormente alla buona salute del settore in tutto il mondo. Basti pensare che solo il 40% della nostra produzione di armi rimane in uso all?esercito italiano; il restante 60% viene esportato, in particolare verso i Paesi del Sud del mondo: circa il 60% delle nostre esportazioni si rivolge infatti ai Paesi in via di sviluppo e solo il 40% alle nazioni che fanno parte dell?alleanza atlantica. Dalla caduta del muro di Berlino, inoltre, la produzione italiana di armi è cambiata: sempre meno armi pesanti, e sempre più armi leggere destinate ai conflitti locali (i più sanguinosi) e alla repressione della popolazione civile. Tanto è vero che la produzione di pistole, fucili, mitragliette, mine antiuomo e anticarro è aumentata negli ultimi anni dell?85%. E il motivo c?è: l?industria italiana produce per lo più armi tradizionali poco sofisticate e a basso contenuto tecnologico, particolarmente adatte a Paesi arretrati e con scarse possibilità economiche. Tutto questo, non dimentichiamocelo, nonostante l?Italia sia sempre ufficialmente in prima linea contro le guerre e abbia firmato tutti i maggiori trattati di messa al bando delle mine e di regolamentazione delle esportazioni verso le nazioni in guerra. Un esempio di esportazioni mirate verso un Paese sospettato di violare i diritti umani è la vendita dell?azienda armiera bresciana ?Vincenzo Bernardelli? all?imprenditore turco Sarsilmaz Alis. La denuncia è di Amnesty International, che è a conoscenza di dati precisi riguardanti le esportazioni italiane verso quel Paese: elicotteri militari, veicoli blindati, fucili d?assalto e perfino strumenti per elettroshock di nostra produzione sono utilizzati dalle forze di sicurezza turche – secondo Amnesty – per compiere omicidi extragiudiziali e gravi violazioni dei diritti umani. Amnesty International tiene a precisare di non essere pregiudizialmente contraria al commercio di armi, ma nel caso della Turchia chiede al governo di Ankara che indaghi seriamente e in modo imparziale su tutte le denunce di omicidi extragiudiziali e violazioni dei diritti umani commessi dalle forze di sicurezza, e che controlli la distribuzione e l?utilizzo delle armi sul proprio territorio. E all?Italia chiede invece che rispetti la legge 185 del 1990 con cui si è impegnata a non vendere armi a Paesi responsabili di violazioni dei diritti umani. Per avere ulteriori informazioni su questa campagna, contattare Amnesty International: tel. 06/44901 oppure 039/832617 (rif. Marita Villa).

La Campagna
Promotore
Amnesty International
Obiettivo
Ottenere dall?Italia la sospensione delle esportazioni di armi verso i Paesi che non rispettano i diritti umani, come prescrive la legge 185/90
Come aderire
Contattare Amnesty International al numero 06/44901 oppure 039/832617 (rif. Marita Villa)
Un anno di armi italiane nel mondo
PAESE RICEVENTE ARMI ESPORTATE
Algeria 6050 pistole
Eritrea 6 aerei da addestramento
Uganda 870 fucili e 1 aereo
Zaire 1,5 quintali di munizioni
Guatemala 1280 pistole
Brasile commessa di vendita di missili navali
Perù 1 aereo e 6300 pistole
Libano 1156 fucili
Turchia 3324 pistole e 9,6 tonnellate di munizioni
Dati 1997 – Fonte: Amnisty International


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