Formazione

Armi, in crescita il commercio Europa-Cina, Usa preoccupati

Ma non solo. Anche il Giappone protesta con l'Inghilterra "eliminare l'embargo dovrebbe riguardare tutti i paesi del Far East, incluso il Giappone"

di Giulio Leben

Tra il 2002 e il 2003, come ha osservato recentemente l?autorevole Financial Times, l?esportazione di armi dall?Unione europea verso la Cina è raddoppiata. Infatti il valore delle licenze vendute è passato da 210 a 416 milioni di euro. Il maggior esportatore è stato la Francia, con 171 milioni di euro, seguito dal nostro Paese con 127, e dalla Gran Bretagna con 112. Ultimamente l’Inghilterra ha fatto sapere che entro la prima metà di quest’anno potrebbe essere abolito l’embargo. Si tratta di una prospettiva che preoccupa fortemente gli Stati Uniti. E non solo. Il governo di Washington, infatti, teme che, libero da restrizioni, questo commercio possa aumentare ulteriormente, con gravi conseguenze politico-militari, a cominciare dai rischi per la sicurezza di Taiwan. Ma non sono i soli a mostrare qualche preoccupazione. Anche il Giappone – rivela lo stesso FT – tanto che Nobutaka Machimura, ministro degli esteri del sol levante, ne ha parlato ieri con la sua controparte inglese, Jack Straw. La risposta non si è fatta attendere il ministro degli Esteri britannico, ha risposto che l?embargo ha applicazioni molto limitate e che la sua abolizione sarebbe certamente compensata dall?introduzione di un codice di condotta addirittura più restrittivo dell?embargo stesso. Intanto la Russia potrebbe vendere alla Cina bombardieri strategici durante una esercitazione congiunta che avrà luogo nel corso del 2005. La notizia è stata data dal comandante delle Forze aeree, generale Vladimir Mikhailov, che ha precisato: “Potremmo vendere loro bombardieri Tu-22M3 e Tu-95 e per questo organizzaremo una dimostrazione durante l’esercitazione; se hanno i soldi, li comprino”.


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