Politica

Armi, gli attivisti: «Giù le mani dalla legge»

Allarme della Rete Pace Disarmo: tre emendamenti al Senato - di maggioranza e opposizione - rischiano di minare la 185/90, norma che regola l'export, riducendone la trasparenza

di Giampaolo Cerri

FOTO DI © FABIO FIORANI/SINTESI

Tre emendamenti, tre piccole modifiche alla legge 185/90 che regola la produzione e l’esportazione di armamenti. Li hanno individuati, nei lavori della Commissione Affari Esteri e Difesa del Senato, gli attivisti della Rete Pace e Disarmo, come potenzialmente capaci di modificare i meccanismi di controllo e di trasparenza della nostra industria della difesa. Paradossalmente sono emendamenti presentati sia da parlamentari della maggioranza, come il fratello d’Italia Roberto Menia e la forzista Stefania Craxi – presidente oltretutto presidente della Commissione – sia da senatori dell’opposizione, come i dem Alessandro Alfieri, Graziano Delrio e Francesca Lamarca.

Una nota della Rete è piuttosto dura: «L’industria delle armi», si può leggere, «incassa un primo – grave e pericoloso – voto favorevole agli “affari armati” nell’iter del Disegno di legge presentato dal Governo per la modifica della legge 185/90 sull’export militare predisposte dal Governo (Atto Senato n. 855). La Commissione Affari Esteri e Difesa del Senato ha infatti approvato nella seduta di martedì 16 gennaio 2024 tre emendamenti che inficiano gravemente la trasparenza della Relazione annuale al Parlamento sulle esportazioni dall’Italia di materiali militari. E che si innestano su un testo che presenta già aspetti problematici, come sottolineato in audizione da Rete Pace Disarmo, perché modifica i meccanismi di rilascio delle autorizzazioni affidando il cuore delle decisioni all’ambito politico senza un adeguato passaggio tecnico che garantisca il rispetto dei criteri della legge italiana e delle norme internazionali sulla materia».

Il rischio: sottrarre ogni controllo alla società civile

Secondo gli attivisti «se le modifiche votate in questa prima fase di dibattito parlamentare sul Ddl 855 sopravviveranno ai successivi passaggi dell’iter verranno sottratte al controllo di Parlamento, società civile e opinione pubblica le informazioni precise e dettagliate – oggi presenti nella Relazione annuale ufficiale – sulle esportazioni dei materiali militari autorizzate e svolte dalle aziende».  
«Particolarmente negativo», commenta Giorgio Beretta dell’Osservatorio permanente armi leggere – Opal, «è l’emendamento proposto dalla relatrice (Craxi, ndr) volto a eliminare ogni informazione riguardo agli Istituti di credito operativi nel settore dell’import/export di armamenti. I correntisti non sapranno più dalla Relazione quali sono le banche, nazionali ed estere, che traggono profitti dal commercio di armi verso l’estero, in particolare verso Paesi autoritari o coinvolti in conflitti armati».

Critiche alla presidente Craxi

La Rete vede, in questo “lavorìo”, confermare i propri timori e cioè che «la modifica della legge 185/90 promossa da governo e maggioranza ha come principale obiettivo un’applicazione meno rigorosa dei principi e dei criteri della legge stessa». E anche il metodo, oltre che il merito, preoccupa: «Ciò che è avvenuto martedì 16 gennaio nella seduta della Commissione è anche altamente criticabile sotto il profilo del metodo: la formulazione definitiva (e in un caso il testo completo) poi approvata dei tre emendamenti è infatti stata presentata all’attenzione dei senatori solo al momento della seduta. Non dando quindi la possibilità di un dibattito compiuto e privando la società civile delle conoscenza reale di quanto si stava discutendo (essendo i testi finali diversi dalla serie di emendamenti pubblicati in precedenza)».

Nella foto di Fabio Fioranesi per Agenzia Sintesi, il missile Aspide prodotto da Alenia in mostra a una fiera di Parigi.

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.