Cultura

Armi all’uranio e omertà

Un lettore scrive in merito alle armi all'uranio impoverito ed alle morti sospette legate al poligono di Perdasdefogu.

di Riccardo Bonacina

Ho letto con particolare interesse l?articolo di Paul Ricard sull?uranio impoverito e sulle morti sospette legate alla frequentazione del poligono di Perdasdefogu. Sono figlio di un maresciallo dell?aeronautica militare in pensione che, dal ?54 al ?74 circa, ha prestato servizio presso il poligono di Perdasdefogu. Io ho 33 anni e ho vissuto a Perdasdefogu dal ?68 al ?74. Mio padre era addetto al carico utile dei missili, nonché al controllo dei radar. All?epoca veniva spesso il generale Broglio per coordinare il lancio dei missili Nike. Come potrei dimenticare le tante notti trascorse insonni con mia madre, per attendere l?arrivo di papà, impegnato notte e giorno nelle numerosissime sperimentazioni portate avanti con gli americani?
Il sospetto che ci fossero pericoli per la popolazione e per il personale stesso, mio padre l?ha sempre avuto tant?è che dopo pochi anni dall?arrivo a Perdas chiese il trasferimento, ma l?ottenne solo dopo molti, troppi anni. Oltre 20 anni.
L?articolo mi ha colpito profondamente perché da qualche tempo a mio padre, oggi sessantacinquenne, è stata diagnosticata una forma di leucemia a tricoleucociti. Avrà a che fare con il maledetto poligono? Nessuno mai mi potrà dare una risposta. Ustica docet. Vorrei tanto indagare per poter sfogare il mio profondo dolore contro qualcuno. Ringrazio chiunque vorrà fornirmi informazioni riguardo l?esistenza di eventuali associazioni di appoggio. Cordiali saluti,
Alessandro Ferazzoli, Roma

Caro Alessandro, spero che la pubblicazione di questa lettera aiuti il costituirsi di una rete di familiari dei militari che giustamente chiedono chiarezza e risposte. Come sa, c?è un?overdose di omertà su questi temi. Pensi che lo scorso 11 giugno sono state rese note le conclusioni della terza relazione della cosiddetta Commissione Mandelli, incaricata dal ministro della Difesa di far luce sui tumori che hanno colpito i soldati italiani nei Balcani, e nessun giornale o tv hanno degnato di una sola riga la notizia. Eppure, la Commissione ha sottolineato come il dato di linfomi di Hodgkin sia «statisticamente significativo» per i militari italiani impegnati in Bosnia e in Kosovo. Le patologie tumorali, una quarantina, sarebbero complessivamente inferiori ai casi attesi; non così, però, i linfomi di Hodgkin, di cui però non sarebbe stata individuata una precisa causa della patologia. Si è molto parlato del nesso tra l?uso di uranio impoverito nelle armi impiegate nei Balcani come nel poligono di Perdasdefogu e l?insorgere di queste forme leucemiche e tumorali. Ma a distanza di anni chiarezza non è ancora stata fatta. Un?altra sconfitta per lo Stato.

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