Armi, aggiornate la vostra biblioteca

In pochi mesi sono ben quattro le pubblicazioni che hanno aggiornato dati e analisi sull?industria armiera italiana. Se infatti Mercenari Spa (Rizzoli, ottobre 2004) ha puntato il dito sulla composizione dei nuovi eserciti e il primo annuario dell?Oscar Il commercio delle armi (Jaca Book, 2004) ha dato un quadro scientifico al commercio internazionale, Armi d?Italia (Fazi, 2005) ha affrontato a largo spettro il complesso sistema della produzione e commercializzazione delle armi belliche italiane in relazione alla legge 185/90. Mancava però un aggiornamento sulle armi leggere. A questo ha pensato la recente pubblicazione dell?Archivio Disarmo, a cura di Elisa Lagrasta, dal titolo Le armi del Bel Paese (Ediesse, marzo 2005), presentato il 14 aprile a Roma, in cui sono stati analizzati i dati Istat 1999-2003 e da cui «si è notato una progressiva attenzione da parte delle istituzioni alle istanze della società civile», ha affermato Maurizio Simoncelli dell?Archivio Disarmo (Archivio Disarmo), che ha aggiunto che «negli anni 99-2003 sono state esportate armi leggere per 1 miliardo e mezzo di euro (una media di 300 milioni ogni anno) fra pistole e fucili (66%), munizioni (31%) ed esplosivi (3%). Di questi, il 39% verso il Nord America, il 38% a Paesi Ue, e il rimanente 20% diviso fra Paesi europei non membri dell?Ue (6,5%), Africa settentrionale e Medioriente (5%), Asia (5%), America latina (3,5%), Oceania (1,5%), e Africa meridionale (1%). Rimangono tuttavia esportazioni come quelle al Congo Brazzaville (6,5 milioni) o alla Colombia (2,7 milioni), ma in generale, malgrado l?export di armi leggere – che non rientra nella 185 ma è regolato da una normativa più permissiva (bastano il controllo e rilascio del nulla osta della Questura), – il governo ha dichiarato di voler armonizzare tale export con il più rigoroso Codice di condotta europeo sul commercio di armamenti. Piccoli segnali, ma significativi.

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