Famiglia

Aria nuova ai vertici per non ripetere gli errori

Il mondo cooperativo è in ritardo nel ricambio dei propri manager. Per Mattia Granata ora serve una classe dirigente rinnovata in grado di affrontare le sfide

di Francesco Maggio

«Ci vuole lucidità e sguardo lungo in questo frangente per capire cosa sta succedendo nel mondo cooperativo. Altrimenti si rischia il classico ?buttare via il bambino con l?acqua sporca?. E questo, francamente, sarebbe un errore imperdonabile». È Mattia Granata che parla, ricercatore di storia economica e autore del recente Impresa cooperativa e politica (Bruno Mondadori editore). E&F: Come ripartire dopo il cortocircuito che ha caratterizzato in queste settimane il mondo cooperativo? Mattia Granata: Bisognerebbe innanzitutto ragionare sulla natura di questo cortocircuito anche se, purtroppo, in questo momento non è facile, manca la serenità necessaria per farlo. Certamente nel movimento cooperativo sono emerse delle contraddizioni ma, per comprenderle, bisogna allargare lo sguardo e partire dalla constatazione che l?impresa cooperativa viene da almeno 15 anni di forte ?accelerazione?, in cui ha dimostrato di avere un istinto a crescere e di saperlo mettere ben in pratica. Naturalmente, nei momenti di crescita possono verificarsi distorsioni ma, in questi giorni, si guarda solo a quelle cooperative in cui ciò è avvenuto, dimenticando che la gran parte del movimento cooperativo quotidianamente semina e lascia germogliare nel mercato la democrazia economica. E&F: In quale momento, in particolare, si sono verificate certe distorsioni? Granata: Quando la governance di certe cooperative ha cominciato a rivelarsi non all?altezza delle sfide del movimento. Il problema della governance andrebbe affrontato con grande apertura culturale perché il mondo cooperativo è in ritardo nella riproduzione della propria classe dirigente. Bisogna agire sul lato della comunicazione esterna dei propri elementi distintivi. Inoltre bisogna agire sulla formazione. Uno dei principi fondativi della cooperazione è l?educazione. E in questo campo manca una formazione manageriale che crei dei soggetti in grado di gestire le cooperative e riproduca continuamente risorse umane capaci. Il ciclo vitale del management dovrebbe essere stimolato costantemente da una pressione di ricambio generazionale a sua volta ?indotta? dagli stessi vertici. E&F: Secondo lei, stiamo assistendo nel mondo cooperativo, per dirla con Schumpeter, a una sorta di distruzione creativa? Granata: Io non credo che sia in atto una ?distruzione?, fermo restando che i temi aperti bisogna affrontarli e risolverli. Ma i principi della porta aperta, di ?una testa un voto?, della intergenerazionalità sono caratteristiche fondanti delle cooperative. Le strutture delle cooperative possono essere ripensate senza però mettere in discussione tali peculiarità. Chi è Memoria storica della cooperazione Mattia Granata si occupa di storia economica dell?impresa con una particolare attenzione alla storia e alla teoria delle imprese cooperative e pubbliche. Su questi temi ha pubblicato interventi su riviste specializzate e numerosi saggi. L?ultimo, Impresa cooperativa e politica (Bruno Mondadori editore) è uscito la scorsa estate, proprio in concomitanza (non voluta) con l?esplosione del caso Unipol-Bnl.


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