Non profit

Aria di tempesta sul non profit

La polemica sul Forum. Perché litiga Il non profit

di Giampaolo Cerri

Poteva essere un?ottima notizia per il non profit. Dopo tante docce scozzesi, dall?attacco alla cooperazione fino all?esproprio delle fondazioni bancarie, una buona nuova dal governo: una legge che disciplinasse le imprese sociali, colmando un buco nero del nostro Codice civile. Invece sulla proposta di una delega all?esecutivo in materia, che Maroni ha presentato al Forum per il Terzo settore l?11 dicembre, si è consumata una rottura fra lo stesso Forum e la Compagnia delle opere. La Compagnia delle opere d?altronde aveva presentato un proposta di legge molto simile a quella di Maroni. Di fronte alla richiesta del Forum di rinviare il provvedimento di un mese per poterlo rielaborare (secondo la proposta dello stesso titolare di via Veneto) se ne è andata sbattendo la porta, dopo sei anni di cammino comune. «Abbiamo concordato con il ministro l?inserimento del provvedimento in un emendamento al collegato sul lavoro, in agenda a febbraio: un tempo che ci avrebbe permesso un minimo di discussione», dice Edoardo Patriarca, uno dei due portavoce del Forum. «Un testo che comunque ha i suoi limiti», prosegue, «come l?eccessiva genericità: manca per esempio una connotazione precisa dell?impresa sociale. Qualche paletto in più è assolutamente necessario». Per la Cdo, invece, è la perdita di un treno essenziale allo sviluppo di un mercato sociale: assurdo sottilizzare in una situazione del genere. Osservazione che Patriarca rimanda al mittente: «Non si tratta di spaccare il capello in due. Abbiamo presentato una piattaforma precisa, ribattuto punto su punto quando il governo ha adottato provvedimenti che non condividevamo, cercato invano un dialogo con diversi ministri, tanto che abbiamo chiesto un confronto chiarificatore allo stesso Berlusconi. Altro che sottigliezze». Sull?eccesso di genericità della delega, si appuntano le critiche di molti. Franco Marzocchi, presidente di Federsolidarietà, il nucleo sociale di Confcooperative, è uno di questi. Punta il dito sul rischio che nelle maglie larghe dell?impianto si facciano largo soggetti che con il non profit «hanno poco da spartire». «C?è il rischio che possano entrare soggetti pubblici e soggetti più simili a quelli profit, in particolare le società a responsabilità limitata». Protesta che «l?impresa sociale deve essere un soggetto di natura privata e quindi non può essere controllato dal pubblico, per un?evidente incompatibilità genetica, né controllato o di proprietà di soggetti profit. Due capisaldi che devono essere assolutamente rispettati». Critiche anche sulla forma giuridica: «Deve assolutamente valorizzare tutti gli stakeholder dell?impresa sociale, i beneficiari e i portatori di interessi nel senso più ampio e questo», conclude, «oggi manca». D?accordo in linea di principio sullo strumento delle delega, «bisogna cogliere l?opportunità offerta dall?agenda parlamentare», Marzocchi ammette che uno dei rischi maggiori è che la riforma si faccia «a spese della cooperazione». «Potenzialmente», dice, «introducendo e tutelando soggetti impropri come le srl, si rischia di celebrarne il funerale». Va giù duro anche il professor Carlo Borzaga, docente a Trento di Economia del lavoro. «Una proposta tropto abborracciata», dice, «invece l?impresa sociale è un?idea delicata. Un concetto su cui si sta lavorando da anni e sul quale non c?è il pieno accordo degli stessi studiosi». La delicatezza sta «nel mantenere l?equilibrio nel tempo fra un?attività produttiva e una funzione distributiva nei confronti di terzi». Dunque, «il legislatore dovrebbe favorire quelle forme che mantengano le caratteristiche nel tempo. Il rischio è che si inseriscano organizzazioni opportuniste e a discapito della reputazione di tutti». Secondo Borzaga, il provvedimento, così come è stato concepito, si limita «a contemplare alcuni vincoli senza un collegamento fra l?importanza che hanno e la valenza di tipo coercitivo che dovrebbero avere in una eventuale legge». E ricorda il crescendo governativo di questo scorcio di legislatura: «Da studioso del non profit, mi chiedo dove si voglia arrivare: prima la riforma dell?articolo 5 che ?dimentica? le cooperative sociali, poi l?emendamento sulle fondazioni, quindi un?Authority dove quasi nessuno capisce di Terzo settore…». Le critiche di molti si addensano poi sull?ultimo comma del testo della delega che, in maniera peraltro confusa, sembra contemplare la possibilità che alcune imprese sociali siano considerate ?centri di eccellenza? di interesse nazionale. «Un profilo così dettagliato che stona con la genericità della prima parte», osserva Marzocchi. Un altro studioso del settore, il giurista Fabrizio Cafaggi, anch?egli dell?Università di Trento, mette in fila una serie di incongruenze: «Da un lato, afferma una sostanziale irrilevanza del tipo di soggetto giuridico», osserva, «si parla, infatti, di organismi di promozione sociale (ma senza riferimento alla legge che li contempla, la n.383/2000), di cooperazione sociale, di fondazioni e di società. Insomma, sembra che si voglia abbracciare quanti più soggetti possibile. Dall?altro, sembra che la selezioni si faccia sulla base del tipo di attività, inserendo alcuni vincoli». Ma, a questo punto, le cose non tornano più: «L?elettività delle cariche sociali o la responsabilità degli amministratori, ad esempio, sono inapplicabili per le fondazioni», dice il professore. E fra i buchi neri anche la disciplina dei rapporti di lavoro: «Si vuol applicare, modificandola, quella del sociolavoratore?» si chiede Cafaggi. Un pasticcio. Anzi un ?pasticciaccio brutto? a via Veneto. Sotto assedio Prima la riforma del diritto societario che ha indebolito le cooperative. Poi il blitz di Tremonti che ha estromesso la società civile dalle fondazioni. In un clima di tensione è arrivata la proposta di Maroni per la riforma dell?impresa sociale. E qui è successo il patatrac… Perché si litiga Al centro della discussione, una legge delega che ricalcava una proposta di iniziativa popolare per la quale la Compagnia delle opere aveva raccolto 60mila firme. Per il Forum quel testo aveva bisogno di ritocchi. E quindi di tempo. Così la Cdo ha sbattuto la porta… Cos?è il Forum Nato nel ?97, è il primo esempio di coordinamento di organismi di Terzo settore in Europa. Riunisce le principali realtà di volontariato, associazionismo, cooperazione sociale, solidarietà internazionale. Sono 93 gli organismi nazionali aderenti


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