Cultura

Argentina: la crisi economica rischia di esplodere

Sempre più drammatica la situazione del paese sudamericano, dopo la chiusura dei crediti del Fmi. Il peso si è svalutato del 30% nel week-end e persino il mitico Colón...

di Paolo Manzo

Le ballerine del teatro Colón, una delle sedi liriche più importanti al mondo, da oggi portano in strada le loro proteste assieme alla loro arte, superando il complicato paesaggio urbano, zeppo di code bancarie, proteste popolari e cortei di gente infuriata contro le misure adottate dal governo per ?risolvere? la tremenda crisi economica.

Le slanciate danzatrici del Colón, si sono infilate i loro tutu, hanno indossato le scarpette ed hanno preso a danzare davanti ai sorpresi passanti, che hanno rallentato per alcuni minuti il loro frenetico tran tran pedatorio nel centro di Baires.

Non vengono pagate da mesi e, dulcis in fundo, adesso non possono neanche ritirare il denaro che erano riuscite a mettere da parte, perché il piano di “risanamento” proposto dal superministro dell’economia Cavallo non consente di prelevare oltre mille dollari al mese dai conti corrente bancari…

Ma l’ira funesta degli argentini è diffusa e il governo di De La Rua appare sempre più in difficoltà. Ma perché sono state imposte misure tanto draconiane sulla libertà di gestione del proprio patrimonio? La spiegazione della Casa Rosada è di voler evitare la fuga di capitali ma, tenuto conto che in media Buenos Aires è la metropoli più cara al mondo dopo Tokio, si capisce come sia difficile rispettare la regola del massimo prelievo per chi ha una famiglia e dei figli da mantenere.

In Argentina un caffé costa minimo 4mila lire, un auto usata il doppio che in Italia e, per cenare fuori al ristorante in due, non bastano 200mila lire…inoltre lo stipendio medio di un insegnante elementare non supera i 400 dollari.

Le vere ragioni del blocco dei prelievi stanno nella pervicace volontà di mantenere fisso il tasso di cambio del peso al dollaro, alla parità uno ad uno. Ma la cura rischia di uccidere l’ammalato. Quali, infatti, i benefici per la classe media nel non voler svalutare? Praticamente nessuno.

Prezzi stile New York, esportazioni in crollo verticale a causa dell’esosità delle stesse (il Brasile ha svalutato di oltre il 200% contro il dollaro ed ora tutti comprano merci made in Brazil…)e, dulcis in fundo, una disoccupazione in continuo aumento. Svalutando si potrebbe dare un impulso alla competitività Paese dell’Argentina, rimettendo in moto un minimo di ripresa economica.

Ma il problema maggiore resta il debito estero che, da anni, il governo di Buenos Aires ha deciso di coprire emettendo prestiti obbligazionari ad interessi abbastanza elevati (tra il 7 e l’11%) e pagando alcune fasce dei dipendenti pubblici con i “mitici” Patacones, una sorta di cambiali in bianco.

I “soldi non soldi” che il fantasioso ministro Cavallo ha messo sul mercato per aumentare un po’ la massa monetaria, senza creare inflazione né perdere la parità col dollaro, non hanno avuto però successo alcuno. La gente non li accetta mentre il debito con il Fondo Monetario Internazionale, invece, ha continuato a lievitare e, quindi,…si è arrivati al blocco parziale dei prelievi.

Quali gli scenari futuri? Continuare così sarà difficile, tenuto conto che già sabato un dollaro veniva scambiato sul mercato nero contro 1,30 pesos. E, nonostante le quotazioni sui listini ufficiali restino di uno ad uno, nessuna banca scambia pesos in dollari…

Ma i pasdaran del cambio fisso hanno già pronta la soluzione: dollarizzare l’economia. In una parola fare della pampa una colonia valutaria degli Usa. Ma l’idea non sembra attecchire molto tra la popolazione per almeno due motivi. Checché se ne dica i compatrioti di Peron e Maradona si sentono molto legati al peso e non vedono di buon occhio la perdita dell’autonomia monetaria.

Già molti denunciano l’invadenza yankee nella vita economica del Paese e, di certo, la dollarizzazione scatenerebbe la protesta patriottica della stragrande maggioranza. Inoltre allontanerebbe la possibilità di una svalutazione che, invece, gran parte della classe media vedrebbe di buon occhio. Anche perché acquisterebbe valore il crescente ammontare delle rimesse dall’estero, soprattutto da Italia e Spagna…

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