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Argentina: da lunedì finisce il corralito. Forse

La manovra del ministro dell'economia tende a convertire i depositi bancari in titoli a 5 e 10 anni. Per far uscire Baires dalla crisi finanziaria e far ripartire i finanziamenti dell'Fmi

di Paolo Manzo

Ha la faccia di chi è riuscito a salvare la pelle per un pelo Roberto Lavagna, ministro dell’economia del governo di “cabezón” Duhalde. È teso come una corda di violino nello spiegare ai mass media che i risparmiatori argentini, “costretti” da oltre sei mesi a tenere bloccati i loro risparmi nel “corralito” bancario, potranno ora scegliere tre titoli pubblici (due in dollari e uno un pesos).

”Chi non accetterà l’offerta del governo – ha spiegato il ministro – resterà legato alla riprogrammazione dei depositi elaborata a inizio anno”.

Invece con il nuovo piano, ”chi aveva depositato dollari potrà optare per un titolo del debito a dieci anni nella stessa denominazione, o a cinque se ha più di 75 anni o se il suo denaro era sul conto corrente o in una cassa di risparmio, e non investito. Quanti avevano depositato pesos, invece, potranno ottenere un titolo in pesos a cinque anni”.

Questi tre titoli saranno negoziabili e potranno essere utilizzati per comprare auto e case, per investire in borsa e acquistare beni dello stato.

Quindi accanto al ricercatissimo dollaro americano, allo svalutato peso e alle invenzioni monetarie della provincia di Buenos Aires (Lecop e Patacones), si va ad aggiungere un nuovo tipo di moneta per acquistare beni e servizi nella Pampa…il titolo ex-corralito.

Il decreto n.905 che regola l’uscita dal “corralito” non prevede comunque l’obbligo di scambio dei depositi bloccati nelle banche (in tutto 18 miliardi di euro…), con questi titoli, come avevano espressamente richiesto i “falchi” del Fondo Monetario Internazionale.

Tutto sarà volontario. Da lunedì prossimo, i risparmiatori avranno un mese per aderire alla proposta di soluzione del ‘corralito’ del governo. E se la faccia di Lavagna oggi era sincera, l’ Argentina potrà raggiungere in poche settimane un accordo con l’Fmi, per ottenere finanziamenti da destinare allo stimolo delle esportazioni e dell’industria in generale.

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